Il 26 ottobre 1954 segna una data di grande importanza e, per molti versi, di dramma per gli italiani dell’Istria e per la questione di Trieste. Con la firma del Memorandum di Londra, infatti, viene sancito il passaggio dell’intero territorio istriano alla Jugoslavia, mentre alla sola città di Trieste viene riconosciuto il ritorno all’Italia, portando a termine anni di tensioni e trattative internazionali.

Il contesto storico

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il confine orientale italiano divenne uno dei punti più controversi in Europa. Con il trattato di pace del 1947, l’Istria, il Quarnaro e gran parte della Venezia Giulia erano già passati alla Jugoslavia, ma la città di Trieste e il suo immediato entroterra furono dichiarati Territorio Libero di Trieste, diviso in due zone d’occupazione: la Zona A, sotto amministrazione angloamericana, e la Zona B, sotto controllo jugoslavo. Questa situazione instabile alimentò tensioni sociali e politiche tra Italia e Jugoslavia, entrambe determinate a far valere le proprie rivendicazioni.

Il Memorandum di Londra e la “soluzione Trieste”

Dopo anni di negoziati e pressioni internazionali, il Memorandum di Londra del 26 ottobre 1954 stabilì una soluzione per Trieste: la Zona A, comprendente la città, venne amministrativamente assegnata all’Italia, mentre la Zona B e tutta l’Istria furono consegnate alla Jugoslavia. Questo atto confermò la definitiva separazione tra Trieste e l’Istria, un territorio che per secoli aveva fatto parte della sfera culturale e storica italiana.

Per molti italiani dell’Istria e della Dalmazia, la decisione fu un colpo drammatico. Migliaia di italiani, già vittime di persecuzioni e pressioni etniche, furono costretti all’esodo, lasciando per sempre le loro terre d’origine. I cosiddetti esuli istriani si trovarono sradicati e accolti spesso con difficoltà nelle città italiane.

Trieste è Italia, ma a quale prezzo?

Trieste accolse con gioia il ritorno all’Italia, ma restava viva la consapevolezza che la città era ora una sorta di baluardo isolato. Il Memorandum di Londra rappresentò per molti un compromesso doloroso, che sanciva non solo la perdita definitiva dell’Istria, ma anche l’inevitabile rottura di legami culturali e familiari secolari. Da quel momento, la questione di Trieste e dell’Istria diventa simbolo di un’identità frammentata, una ferita storica che continua a vivere nella memoria collettiva degli italiani.

Questa vicenda resta un dramma per le comunità istriane e dalmate, la cui identità è stata irrimediabilmente segnata da quel confine tracciato in una giornata d’ottobre, nel tentativo di mantenere la pace in Europa e ridisegnare la geografia politica del dopoguerra.