L’Afghanistan dei talebani continua a scivolare in un abisso di oppressione nei confronti delle donne. L’ultimo decreto del governo fondamentalista, che vieta la costruzione di edifici con finestre affacciate su case dove vivono donne, è l’ennesimo tassello di una politica che non si limita a escluderle dalla sfera pubblica, ma le relega a una vita di invisibilità, segregazione e sofferenza. Questo provvedimento, giustificato dai talebani come misura per proteggere i “principi islamici e i diritti della sharia”, si aggiunge a una lunga lista di restrizioni che, secondo le Nazioni Unite, configurano un vero e proprio apartheid di genere.

Finestre che murano la dignità

Il decreto sulle finestre è emblematico della visione talebana: ogni aspetto della vita quotidiana, anche il più banale, diventa un mezzo per controllare e limitare le donne. Sebbene ufficialmente giustificato come misura per proteggere la privacy delle famiglie, in pratica questo provvedimento potrebbe portare molte donne a vivere in case sigillate, private della luce naturale e di qualsiasi contatto visivo con il mondo esterno.

La norma non è solo simbolica: in una società già caratterizzata da un profondo conservatorismo, la sua applicazione rischia di amplificare ulteriormente l’isolamento delle donne, riducendole a fantasmi intrappolati tra mura sempre più opprimenti. Come sottolineato da Human Rights Watch, la combinazione di leggi discriminatorie e tradizioni patriarcali porta a una condanna silenziosa ma devastante per milioni di donne afghane.

La cancellazione della presenza femminile

Questo nuovo divieto si inserisce in un quadro ben più ampio di persecuzione. Dal ritorno al potere nell’agosto 2021, i talebani hanno emanato oltre cento decreti che hanno progressivamente soppresso ogni diritto delle donne. Ragazze escluse dalla scuola a partire dai 12 anni, donne bandite da parchi, palestre, parrucchieri e luoghi pubblici, e persino private del diritto di lavorare in ambiti cruciali come le ONG e il settore sanitario. L’obbligo di coprirsi il volto e il divieto di interagire con uomini che non siano parenti stretti completano un quadro di totale reclusione.

Il decreto del dicembre 2023, che proibisce alle donne di formarsi in professioni sanitarie, è particolarmente tragico. Privare le donne afghane di medici donne significa condannarle a un’assistenza sanitaria inesistente, in un contesto dove è culturalmente inaccettabile che un uomo assista una donna durante il parto o altre procedure mediche. Questa decisione non è solo una violazione dei diritti, ma una vera e propria condanna a morte per molte.

Una società intrappolata nella disperazione

Le reazioni a questo ultimo decreto riflettono il divario tra chi accetta passivamente l’idea di una società basata sulla segregazione di genere e chi, invece, denuncia la miopia dei leader talebani. Mentre alcuni cittadini vedono in queste regole un modo per preservare la tradizionale “privacy”, altri sottolineano l’inutilità di tali misure di fronte a problemi ben più urgenti, come la povertà estrema, la disoccupazione e l’emergenza umanitaria.

Secondo le stime delle Nazioni Unite, oltre la metà della popolazione afghana avrà bisogno di aiuti umanitari entro il 2024. Eppure, i talebani sembrano più concentrati su come murare le finestre che sul risolvere una crisi che rischia di devastare intere generazioni.

Un appello alla comunità internazionale

L’Afghanistan di oggi è una prigione a cielo aperto per milioni di donne e ragazze. La comunità internazionale non può restare indifferente di fronte a una violazione così sistematica dei diritti umani. L’apartheid di genere denunciato dalle Nazioni Unite è una realtà che richiede interventi urgenti, non solo in termini di pressione diplomatica ma anche di supporto concreto per le organizzazioni che cercano di aiutare le donne afghane a sopravvivere a questa oppressione.

I diritti delle donne afghane non sono negoziabili. Ogni giorno che passa senza una risposta adeguata dalla comunità globale è un giorno in cui la loro dignità viene calpestata e il loro futuro reso ancora più incerto. Murare le finestre di una casa è una metafora inquietante di ciò che i talebani stanno facendo al loro paese: spegnere ogni luce di speranza.