Il 16 luglio, il comando centrale militare degli Stati Uniti per il Medio Oriente ha pubblicato un comunicato insolito. Con 153 attacchi perpetrati da Daesh tra gennaio e giugno in Iraq e Siria, “lo Stato Islamico è in procinto di raddoppiare il numero totale di attentati rivendicati” per tutto il 2023, afferma il Centcom. “L’ISIS sta cercando di ricostituirsi dopo diversi anni di riduzione delle sue capacità”.
Il gruppo terroristico, che aveva proclamato il suo califfato il 10 giugno 2014 a Mosul, è stato sconfitto territorialmente nel marzo 2019, quando la coalizione internazionale e le Forze Democratiche Siriane (FDS) hanno riconquistato il suo ultimo bastione in Siria, Baghouz. Ma cinque anni dopo, nonostante la perdita dei suoi principali leader, Daesh conserva una capacità di disturbo crescente nella regione. Un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato a fine gennaio stima che il movimento conti “tra 3.000 e 5.000 combattenti” in Siria e Iraq.
Questi jihadisti sfruttano il vuoto politico e la frammentazione della sicurezza in un territorio che va dall’est di Homs fino alla provincia irachena di Diyala. In queste zone rurali, attaccano sporadicamente le forze di sicurezza, i pastori e i raccoglitori di tartufi di sabbia, una preziosa risorsa finanziaria. “Sono a casa loro nella badiya (vasto deserto siriano a sud dell’Eufrate). È un feudo dove l’organizzazione si ristruttura, poiché la zona è controllata da iraniani e russi, e la coalizione internazionale non può entrarvi”, spiega un esperto della regione.
Per rafforzare i suoi ranghi, il movimento ha fatto delle liberazioni e delle rivolte un asse centrale della sua strategia di ricomposizione. Circa diecimila “fratelli d’armi”, tra cui combattenti esperti, sono ancora prigionieri nei centri di detenzione del Nord-Est siriano. L’assalto lanciato nel gennaio 2022 sulla prigione di Ghwayran, a Hasakeh, è ancora vivo nella memoria.
Nonostante Washington e Baghdad abbiano iniziato a lavorare al ritiro della coalizione guidata dagli Stati Uniti, con circa 2.500 soldati americani in Iraq e 900 in Siria, Daesh si rafforza. La “governance ombra” è di ritorno, con un coordinato network di estorsione che si sta diffondendo nuovamente, osserva Charles Lister. Le recenti attacchi in Siria, che hanno coinvolto un numero maggiore di combattenti operanti a viso aperto per periodi più lunghi, suggeriscono che il gruppo è pronto a perdere più uomini in combattimento. Segno che “il reclutamento non è più un problema”.
L’allarme lanciato dagli Stati Uniti e dai ricercatori indica una situazione in rapido deterioramento, con implicazioni profonde per la stabilità della regione.