Le proteste da Parigi a Berlino fino all’Italia nascono dal malcontento per la politica agricola Ue: dagli accordi al ribasso fino alle norme sull’abbandono dei terreni, ecco cosa agita il settore
Era prevedibile che la protesta degli agricoltori si estendesse anche in Italia.
Con approssimarsi delle elezioni europee il settore primario alza la voce per manifestare il dissenso su politiche comunitarie che hanno danneggiato i produttori del Vecchio Continente.
Gli agricoltori evocano, tra i motivi della loro mobilitazione, la moltiplicazione delle norme ambientali a cui sono soggetti, in particolare su scala europea con l’entrata in vigore del “patto verde” europeo.
Gli agricoltori di Germania, Francia, Romania, Belgio e ora anche l’Italia, non accettano gli accordi siglati con quattro paesi del Mercosur (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay) che in regime di concorrenza sleale esporterebbero prodotti, carni comprese, senza lo stesso rispetto delle norme ambientali e sulla salute previste per i colleghi europei.
Ai francesi, i più agguerriti dei coltivatori, il giovane primo ministro Gabriel Attal ha promesso che il suo Paese non firmerà il trattato con l’America del Sud e che il gasolio agricolo non sarà ulteriormente tassato.
Anche il governo tedesco è sulla stessa linea, ma questo non ha fermato le proteste.
In Italia, dove i trattori stanno marciando da Nord a Sud verso Roma, intralciando il traffico, gli agricoltori autonomi sotto la sigla del Comitato degli agricoltori traditi (Cra) manifestano a difesa dell’agricoltura e dei territori, del lavoro e delle piccole imprese e contro le importazioni, i sindacati, le banche, persino le grandi Confederazioni agricole.
Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, gioca da mesi una partita istituzionale contro la carne coltivata, cavallo di battaglia lanciato dalla Coldiretti con una petizione sottoscritta da oltre due milioni di persone. Battaglia che ha incassato l’apertura di un’asse Roma, Parigi e Vienna, attraverso una nota congiunta inviata all’Ue e sostenuta da altri 9 Paesi.
i prodotti in laboratorio nei processi di autorizzazione «non vengano equiparati a cibo ma bensì a prodotti a carattere farmaceutico» ribadendo l’impegno «a costruire con le altre grandi Organizzazioni agricole in Europa una mobilitazione a Bruxelles» per cambiare le politiche dell’Unione Europea, dallo stop alle importazioni di cibi extracomunitari senza controllo sul piano sanitario e ambientale ad una Pac che tuteli il reddito e accompagni la crescita delle imprese agricole fino al no ai cibi a base cellulare.
Da segnalare che alla guida degli “Agricoltori traditi” c’è Danilo Calvani, ex leader del Movimento 9 dicembre-Forconi.
Il movimento della destra populista sorto nel 2013 contestava tutto e tutti, dal Presidente della Repubblica ai ministri del Governo, senza un programma preciso.
Si accese e si spense senza troppo clamore in breve tempo.
Sarebbe un peccato se un tema serio come quello della salute dell’uomo attraverso i prodotti della filiera agropecunaria, venisse svilito da forme improvvisate di qualunquismo.