La Nota Antiqua et Nova, recentemente pubblicata dal Dicastero per la Dottrina della Fede e dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione, si pone come una pietra miliare nel dibattito etico sull’intelligenza artificiale (IA). Presentata alla vigilia della memoria liturgica di San Tommaso d’Aquino, essa combina rigore filosofico, sensibilità teologica e uno sguardo attento alle sfide del presente. Il titolo stesso evoca il richiamo evangelico alla sapienza che integra “il nuovo e l’antico” (Mt 13,52), segnalando la necessità di un discernimento che si radica nella tradizione cristiana, ma che si apre con fiducia alle sfide poste dal progresso scientifico e tecnologico.
L’intelligenza artificiale tra progresso e responsabilità
La Nota mette al centro il tema della dignità umana, sottolineando che l’IA non può mai essere considerata semplicemente uno strumento neutrale. Essa è il frutto dell’ingegno umano, un dono di Dio che, se ben indirizzato, può servire al bene comune e contribuire allo sviluppo umano integrale. Tuttavia, come avvertono i firmatari del documento, l’IA non è esente da rischi etici. Tra i pericoli più evidenti figurano la manipolazione della verità, l’amplificazione delle disuguaglianze sociali e la riduzione dell’essere umano a una dimensione funzionale.
Secondo la tradizione cristiana, l’intelligenza umana non è solo capacità razionale, ma riflesso della natura spirituale e relazionale dell’uomo, creato a immagine di Dio (Gen 1,27). In quest’ottica, l’IA deve essere utilizzata non per sostituire l’uomo, ma per ampliare le sue possibilità di custodire e coltivare il creato (Gen 2,15).
La specificità dell’intelligenza umana
Uno dei passaggi più significativi della Nota riguarda la distinzione tra l’intelligenza umana e quella artificiale. L’IA, per quanto sofisticata, è confinata in un ambito logico-matematico e manca della capacità di comprendere, relazionarsi e amare, elementi costitutivi dell’essere umano. Mentre l’intelligenza artificiale può simulare comportamenti intelligenti, essa non possiede la dimensione spirituale, emotiva e relazionale che caratterizza la persona umana.
La tradizione filosofica cristiana, citando San Tommaso d’Aquino, sottolinea che l’intelletto umano si distingue per la capacità di cogliere la verità e di contemplare il bello, il buono e il vero. L’intelligenza umana non è un mero strumento funzionale, ma un dono che si realizza pienamente nel dialogo con gli altri e nella relazione con Dio.
Implicazioni etiche e antropologiche
La Nota affronta questioni di grande attualità, come l’uso dell’IA nei campi dell’educazione, della sanità, del lavoro e delle relazioni internazionali. Viene ribadito che la tecnologia, per quanto potente, deve essere governata da criteri etici chiari, volti a preservare la dignità umana e a promuovere la giustizia sociale. Tra le preoccupazioni principali si evidenziano:
• La manipolazione della verità: L’IA può generare contenuti falsi e manipolati, compromettendo la fiducia sociale e alimentando fenomeni di disinformazione.
• Le disuguaglianze sociali: L’accesso alle applicazioni dell’IA rischia di ampliare il divario tra ricchi e poveri, soprattutto nei sistemi educativi e sanitari.
• Il lavoro umano: L’automazione potrebbe sostituire l’uomo, minando il valore intrinseco del lavoro come spazio di realizzazione personale e sociale.
• La guerra e la sicurezza internazionale: L’uso dell’IA in ambito bellico solleva questioni gravi sulla perdita di controllo umano e sull’erosione della responsabilità morale.
Verso un’etica del bene comune
La Nota propone una visione positiva dell’IA, ma condizionata alla sua integrazione in un orizzonte etico centrato sulla dignità umana e sul bene comune. L’IA, se ben utilizzata, può contribuire alla giustizia sociale, alla cura della “casa comune” e alla costruzione di una pace duratura. Tuttavia, è necessario vigilare affinché essa non diventi strumento di oppressione o alienazione.
Un passaggio particolarmente toccante riguarda la centralità della relazione umana. L’IA, afferma la Nota, non può mai sostituire l’incontro autentico tra persone, che si nutre di empatia, ascolto e condivisione. Questo è particolarmente evidente nei campi dell’educazione e della sanità, dove la tecnologia deve essere un supporto, non un sostituto della relazione.
Il discernimento cristiano e la “sapienza del cuore”
Il documento invita la Chiesa e tutti gli uomini di buona volontà a coltivare una “sapienza del cuore”, capace di orientare l’IA verso un uso etico e responsabile. Come sottolinea Papa Francesco, la tecnologia deve essere al servizio dell’umanità, non viceversa. La sapienza cristiana, che integra fede e ragione, può offrire una guida preziosa per affrontare le sfide del nostro tempo e per valorizzare le potenzialità della tecnologia senza comprometterne i valori fondamentali.
Antiqua et Nova è un invito a riflettere sulla direzione che l’umanità intende prendere nel rapporto con l’intelligenza artificiale. La Chiesa, con il suo bagaglio di saggezza e la sua apertura al dialogo, offre un contributo prezioso per un discernimento etico che tuteli la dignità della persona e promuova il bene comune. Come ricorda il documento, il futuro dell’IA non dipende solo dalla tecnologia, ma dalla capacità dell’uomo di custodire la propria umanità, orientandola verso la verità e l’amore.