INTERVISTA: L’Ambasciatore del Libano presso la Santa Sede, il prof. Farid Elias El-Khazen ha accordato al Direttore Alfonso Bruno, un’intervista esclusiva alla nostra testata all’indomani degli attacchi aerei dell’IdF al Sud del Libano per colpire obiettivi militari di Hezbollah. Il suo punto di vista e la sua testimonianza fotografa la situazione reale e l’azione diplomatica della Santa Sede nella speranza almeno di un cessate il fuoco.
Eccellenza, grazie ancora per averci accordato questa intervista. Potrebbe darci una panoramica sulla situazione attuale nel Libano alla luce dei recenti attacchi dell’aviazione israeliana sugli obiettivi del sud del Libano in un territorio che vede la presenza di appartenenti ad Hezbollah?
Sì, la situazione è molto grave, e come il Santo Padre l’ha detto oggi, questa “escalation” è terribile.
È veramente catastrofico per il Libano. La maggioranza delle vittime sono civili, questo è una sciagura per le famiglie libanesi. Ma è una guerra che dura da circa un anno adesso. Come ogni guerra, quando una guerra dura nel tempo, diventiamo sempre più incapaci di vedere l’orizzonte dove ci porterà. Attualmente speriamo che la comunità internazionale, attraverso le Nazioni Unite, possa prendere una decisione per un cessate il fuoco, almeno provvisorio. Si tengono in questi giorni, fino a venerdì a New York, diverse riunioni in presenza del primo ministro libanese e dei responsabili americani e arabi, per trovare delle soluzioni, un “modus vivendi”, diciamo, per fermare questa recrudescenza e le uccisioni delle persone innocenti che non hanno niente a che vedere con la guerra e che si stanno trasferendo. Sono più di 50.000 persone del sud Libano ad essere già sfollate.
Quali sono le conseguenze umanitarie e sociali nelle quali in questo momento versa il Libano con tanti rifugiati che vanno verso il nord e almeno 600 vittime che si registrano con tutti gli annessi e connessi a partire dai lutti che ne derivano?
La situazione è veramente triste, catastrofica, perché il Libano, già prima di questa guerra era in stato di crisi economica e finanziaria e adesso c’è la guerra che ha spinto migliaia di persone a trovare rifugio in altre regioni del Libano e probabilmente in altri paesi pure. È una situazione molto grave per il Libano a livello umanitario, un paese già in crisi.
La comunità internazionale, in particolare la Santa Sede ha spesso giocato un ruolo nella promozione della pace in Medio Oriente. Quali sono le speranze del Libano, di fronte al ruolo che potrebbe giocare sempre il Vaticano in questa situazione delicata?
Il ruolo della Santa Sede è sempre stato quello di trovare delle soluzioni pacifiche a tutti i problemi e penso che la Santa Sede è in buona relazione con gli stati impegnati a trovare delle soluzioni particolarmente con gli Stati Uniti e la Francia.
Sono certo che la Santa Sede sta studiando ogni mezzo per arrivare ad una certa soluzione.
La Santa Sede ha sempre promosso la pace in Libano, tra Israele e i palestinesi, e la pace nel mondo, come pure in Ucraina e dappertutto.
La posizione della Santa Sede è molto chiara riguardo al Libano. C’è sempre stato un’intenzione particolare da parte della Santa Sede per il Libano e ciò che esso rappresenta. E sono certo che attualmente degli sforzi saranno impiegati dalla Santa Sede per lavorare con gli Stati toccati da questa guerra e crisi, e fare di tutto per ottenere almeno un cessate il fuoco.
Eccellenza, sappiamo che la relazione tra Libano e Israele è storicamente complessa. Come vede l’avvenire delle relazioni tra i due paesi, soprattutto alla luce delle tensioni attuali?
Non ci sono relazioni tra Israele e Libano. A mio parere c’è una soluzione adeguata per tutti, la soluzione di due Stati, uno stato palestinese e uno stato israeliano. Questa è la soluzione a lungo termine per Israele, per i palestinesi e questo potrebbe arrivare a delle relazioni, alla normalizzazione delle relazioni tra i paesi arabi, il Libano incluso. Nel 2002 c’è stata la dichiarazione di Beirut che dice che se c’è una soluzione per il conflitto israelo-arabo ci sarebbe una normalizzazione tra Israele e i paesi arabi e secondo me questa sarebbe la soluzione ideale per tutti noi e questo potrebbe portare ad una pace ad una stabilità che potrebbe essere favorevole ai popoli, sia palestinesi che israeliani e a tutti gli altri. Ma per ora non è così. Attualmente c’è il conflitto che continua a Gaza. Ma questa soluzione potrebbe veramente portare la stabilità alla regione, la regione che oltrepassa Israele e i paesi arabi, i palestinesi e il Libano, ma tutta la regione. Perché non è una guerra che si limita a uno, due o tre paesi, ma è un conflitto che può evolvere in guerra regionale. E questo è molto pericoloso.
Infine, signor Ambasciatore, quali sono i messaggi o il messaggio che lei vorrebbe trasmettere alla comunità internazionale per sostenere la pace e la stabilità nel Libano?
Dobbiamo fare ogni sforzo possibile per giungere ad un cessato il fuoco e ad applicare la Risoluzione delle Nazioni Unite 17. 01 del 2006. In pratica, questo costituisce l’unico modo per uscire di questa situazione molto grave e molto pericolosa. non soltanto per il Libano, Israele ed i paesi vicini, ma per tutta la regione e quindi pure la comunità internazionale.
Grazie eccellenza, l’ambasciatore del Libano presso la Santa Sede. Noi speriamo che questa situazione possa evolvere verso la pace e la stabilità e che il dialogo e la pace abbia il sopravvento sulla violenza.