La Germania è stata nuovamente colpita da un atto di violenza che ha seminato il terrore in una delle sue città più vive e multiculturali. Mannheim, nel Baden-Württemberg, è stata teatro di un nuovo attacco con un’auto lanciata sulla folla, che ha provocato due morti e 25 feriti, di cui 15 in gravi condizioni. L’episodio, avvenuto alla vigilia della grande parata di Carnevale, ha riportato alla mente i tragici attentati che, negli ultimi anni, hanno scosso il Paese, da Berlino nel 2016 a Treviri nel 2020.
Un’azione premeditata o un gesto di follia?
L’attentatore è un 40enne tedesco di Ludwigshafen, che secondo le prime informazioni avrebbe sofferto di problemi psichiatrici. Il movente politico è stato escluso dalla polizia, nonostante il veicolo fosse noto alle forze dell’ordine per l’uso di simboli anticostituzionali e di estrema destra. Questo dettaglio, unito alla modalità dell’attacco, aveva inizialmente fatto temere un nuovo atto di terrorismo.
Dopo l’impatto con la folla, l’uomo è sceso dall’auto, ha sparato con una pistola a salve contro un tassista che lo inseguiva, ed è poi fuggito a piedi. Bloccato dalla polizia, ha tentato di togliersi la vita sparandosi in bocca, ed è ora ricoverato in condizioni critiche.
Una scia di violenza che scuote la Germania
L’episodio di Mannheim arriva a pochi mesi di distanza dalla strage di Natale a Magdeburgo, in cui un altro attentato con un veicolo aveva provocato morti e feriti. Il ripetersi di questi attacchi con automobili trasformate in armi richiama alla mente episodi simili avvenuti in Europa, spesso legati a radicalizzazioni politiche o ideologiche.
La Germania sta vivendo un periodo di crescente insicurezza, alimentato da un aumento delle tensioni sociali, della violenza politica e della radicalizzazione, sia di destra che islamista. Solo pochi giorni fa, in Francia, un uomo ha ucciso un passante gridando “Allah Akbar”, confermando che il rischio di estremismi resta elevato in tutta Europa.
Reazioni politiche e sicurezza pubblica
L’attacco ha scatenato reazioni immediate. La ministra dell’Interno Nancy Faeser ha cancellato la sua partecipazione alla parata del Lunedì delle Rose di Colonia per recarsi a Mannheim, dichiarando: “Un atto orribile. Di nuovo Mannheim”.
Nel frattempo, l’estrema destra tedesca, rappresentata dall’AfD, ha sfruttato l’episodio per rilanciare il tema della sicurezza, dichiarando che “renderemo questo Paese di nuovo sicuro”, prima ancora che emergessero dettagli sull’identità dell’attentatore. La dichiarazione mostra come ogni episodio violento venga immediatamente politicizzato, spesso senza un’analisi approfondita dei fatti.
Il ministro dell’Interno regionale, Thomas Strobl, ha invece invitato alla prudenza, ricordando che “Non possiamo garantire la sicurezza totale. Non possiamo trasformare le nostre città in fortezze”.
Quale risposta di fronte a una minaccia mutevole?
L’attacco di Mannheim solleva ancora una volta interrogativi sulla sicurezza degli spazi pubblici e sulle difficoltà di prevenire atti di violenza compiuti da singoli individui con disturbi psichici. Se in passato il terrorismo jihadista era considerato la principale minaccia, oggi emergono forme di violenza più imprevedibili, spesso legate a estremismi interni o a squilibri mentali non intercettati in tempo.
La sfida per la Germania, così come per tutta l’Europa, è trovare un equilibrio tra libertà e sicurezza, senza cadere nella trappola della paura o della strumentalizzazione politica della violenza. La prevenzione passa attraverso un rafforzamento delle misure di intelligence, del supporto psichiatrico e del monitoraggio di soggetti potenzialmente pericolosi, evitando che l’insicurezza diventi un’arma nelle mani di chi vuole dividere la società.
Per ora, Mannheim piange le sue vittime, e la Germania si interroga su come proteggere i suoi cittadini in un’epoca di violenze sempre più difficili da prevedere e fermare.
È tutto molto strano, sembra che si stia orchestrando una destabilizzazione della Germania a partire dall’insicurezza, cavallo di battaglia delle destre politiche.