Il presidente austriaco Alexander Van der Bellen ha incaricato Herbert Kickl, leader del Partito della Libertà (FPÖ), di formare il nuovo governo, segnando una svolta significativa nella politica del Paese. Per la prima volta nella storia democratica austriaca, un leader di estrema destra potrebbe guidare l’esecutivo. La decisione segue le elezioni legislative del 29 settembre scorso, in cui l’FPÖ ha ottenuto il 28,8% dei voti, superando i democristiani dell’ÖVP e i socialdemocratici dell’SPÖ.
Kickl, noto per le sue posizioni euroscettiche e anti-immigrazione, ha accolto l’incarico affermando di essere pronto a negoziare con l’ÖVP per formare un governo di coalizione che possa garantire una solida maggioranza parlamentare. Il presidente Van der Bellen, figura progressista e già leader dei Verdi, ha dichiarato di aver preso questa decisione con riluttanza ma nel rispetto delle norme democratiche. Tuttavia, ha ribadito che vigilerà affinché i principi costituzionali, i diritti umani, la libertà di stampa e l’appartenenza dell’Austria all’Unione Europea vengano rispettati.
Un leader controverso
Herbert Kickl, 56 anni, si è costruito un’immagine polarizzante. Si presenta come un “Volkskanzler” (cancelliere del popolo), un termine che richiama risonanze storiche preoccupanti, ed è noto per le sue relazioni strette con il partito tedesco di estrema destra AfD e per le frequenti lodi alla politica autoritaria del premier ungherese Viktor Orbán. Orbán è stato anche il primo ospite internazionale accolto nel Parlamento austriaco dopo le elezioni, presieduto dal membro dell’FPÖ Walter Rosenkranz.
L’FPÖ, che fa parte del gruppo Patrioti per l’Europa al Parlamento Europeo, insieme ai partiti di Orbán e Marine Le Pen, si oppone fermamente alle sanzioni contro la Russia e sostiene politiche migratorie estremamente restrittive. Nel 2019, il partito era stato travolto dallo scandalo “Ibiza”, che aveva portato alla caduta del governo di coalizione con i democristiani guidato da Sebastian Kurz. Tuttavia, sotto la leadership di Kickl, l’FPÖ ha recuperato consensi, tornando al centro della scena politica con un programma che rifiuta l’immigrazione, critica l’UE e propone una politica economica basata su austerità e protezionismo.
La crisi politica che ha aperto la strada all’FPÖ
La nomina di Kickl è arrivata dopo il fallimento dei negoziati per formare un governo che escludesse l’FPÖ. L’ÖVP, guidato fino a pochi giorni fa da Karl Nehammer, aveva tentato di costruire una coalizione con l’SPÖ e i liberali di Neos. Tuttavia, divergenze profonde su questioni economiche e fiscali hanno fatto naufragare il progetto. Nehammer, che aveva promesso di non collaborare con l’FPÖ, ha annunciato le sue dimissioni sabato scorso, aprendo la strada a un cambio di rotta del partito.
Il nuovo leader dell’ÖVP, Christian Stocker, ha dichiarato di essere pronto a negoziare con l’FPÖ per garantire la formazione di un esecutivo stabile, pur ammettendo che fino a poco tempo fa aveva considerato Kickl un pericolo per la democrazia austriaca. La decisione riflette il timore di nuove elezioni anticipate, che potrebbero ulteriormente indebolire l’ÖVP e rafforzare l’FPÖ.
Proteste e preoccupazioni internazionali
La prospettiva di un governo guidato da un leader di estrema destra ha sollevato forti reazioni in Austria e oltre. Lunedì, diverse centinaia di manifestanti si sono riuniti davanti alla Cancelleria a Vienna, esprimendo preoccupazione per il futuro della democrazia austriaca. All’appello, lanciato da un’organizzazione di studenti ebrei, si sono uniti rappresentanti di ONG e gruppi civili. Una manifestazione più ampia è prevista per giovedì.
La comunità internazionale osserva con attenzione. Le posizioni dell’FPÖ sull’immigrazione e il loro rifiuto di condannare l’invasione russa dell’Ucraina potrebbero mettere l’Austria in contrasto con i partner europei. Inoltre, la stretta vicinanza di Kickl a leader autoritari come Orbán alimenta timori per la tenuta dello stato di diritto nel Paese.
Un momento delicato per il presidente Van der Bellen
La scelta di affidare l’incarico a Kickl rappresenta una sfida anche per il presidente Van der Bellen, che in passato aveva espresso la sua opposizione a governi guidati dall’FPÖ. Durante il suo secondo mandato, Van der Bellen aveva dichiarato che non avrebbe favorito partiti “antieuropei o che non condannano la guerra russa in Ucraina”. Tuttavia, la tradizione democratica di affidare il mandato al vincitore delle elezioni ha prevalso.
Van der Bellen ha sottolineato che il giuramento del cancelliere e dei ministri è una prerogativa presidenziale, lasciando intendere che non esiterà a esercitare il suo potere di veto su nomine che possano compromettere i valori costituzionali del Paese.
Una nuova era politica per l’Austria
Con Herbert Kickl alla guida, l’Austria si prepara a entrare in una nuova fase politica, caratterizzata da tensioni interne e un possibile isolamento internazionale. La capacità del nuovo governo di affrontare le sfide economiche – tra cui un deficit di bilancio del 3,7% del PIL e la necessità di risparmi fino a 24 miliardi di euro – sarà cruciale per il futuro del Paese. Tuttavia, le preoccupazioni per l’indirizzo ideologico dell’FPÖ rimangono centrali nel dibattito pubblico.
Il compito di Kickl sarà non solo quello di governare, ma anche di dimostrare che la democrazia austriaca può resistere alle spinte populiste e autoritarie che hanno portato il suo partito al potere.