L’annuncio della prossima canonizzazione di Bartolo Longo, l’Apostolo del Rosario di Pompei, segna un momento di grande significato non solo per la Chiesa, ma per tutta l’Italia, in particolare per il Mezzogiorno. Il Papa, accogliendo le richieste dell’arcivescovo di Pompei Tommaso Caputo e del presidente della Conferenza Episcopale Campana Antonio Di Donna, ha deciso di convocare un Concistoro per sancire la santità di questo straordinario testimone della fede.
Ma ridurre Bartolo Longo a un semplice promotore della devozione mariana sarebbe un errore. La sua storia è un potente esempio di riscatto sociale, di lotta contro la miseria e di profezia evangelica incarnata nella realtà di un Sud povero e dimenticato. Il suo nome non rappresenta solo il Santuario di Pompei, ma una rivoluzione spirituale e sociale che ha trasformato una terra segnata dal degrado e dall’abbandono in un centro di carità, cultura e speranza per migliaia di persone.
Da convertito a costruttore di speranza
Nato a Latiano, in Puglia, nel 1841, Bartolo Longo attraversò una profonda crisi esistenziale durante gli anni degli studi a Napoli, cadendo nell’attrazione per lo spiritismo e le dottrine anticristiane. Tuttavia, la sua conversione, avvenuta grazie all’incontro con sacerdoti saggi e illuminati, fu totale e lo portò a un cammino di riparazione e di servizio alla Vergine.
Divenne amministratore dei beni della contessa Marianna Farnararo, una nobildonna rimasta vedova con cinque figli, e si dedicò al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione della Valle di Pompei, all’epoca un’area rurale di estrema povertà e degrado.
Nel 1875 portò a Pompei un’immagine della Madonna, dando inizio a una devozione destinata a diventare universale.
Nel 1876 iniziò la costruzione del Santuario, che sarebbe stato consacrato nel 1891.
Ma il vero miracolo di Bartolo Longo non fu solo la costruzione di un Santuario, ma la creazione di un modello di evangelizzazione che univa preghiera e azione sociale.
Il profetismo sociale di Bartolo Longo
Bartolo Longo comprese che la fede senza le opere non basta. La sua intuizione fu quella di coniugare la devozione mariana con un’opera di riscatto sociale e culturale, mettendo al centro gli ultimi, gli orfani, i figli dei carcerati e i poveri.
L’educazione come strumento di liberazione
Fondò scuole gratuite per i figli dei contadini e dei carcerati, dando loro un’istruzione che li avrebbe strappati all’emarginazione.
Creò istituti professionali per insegnare un mestiere e garantire un futuro dignitoso ai ragazzi più poveri.
Pubblicò libri e riviste per diffondere la cultura cristiana, rendendo il Santuario di Pompei un centro di spiritualità e di formazione sociale.
Il lavoro come dignità
Creò opportunità di lavoro per le famiglie della Valle di Pompei, trasformando una terra abbandonata in una comunità viva e operosa.
Sostenne i piccoli artigiani e lavoratori, mostrando che il progresso del Sud non poteva venire solo da interventi esterni, ma dalla crescita spirituale e morale delle persone.
La carità come risposta alla miseria
Fondò case di accoglienza per orfani e ragazze in difficoltà, offrendo loro una famiglia e un’educazione.
Organizzò opere assistenziali per i poveri e gli ammalati, dimostrando che la fede mariana non può essere solo una pratica devozionale, ma deve tramutarsi in azione concreta per chi soffre.
Bartolo Longo è stato un precursore della Dottrina Sociale della Chiesa. In un’Italia ancora lacerata da divisioni e ingiustizie, comprese che la vera risposta alla “questione meridionale” non stava solo nella politica, ma in una rivoluzione spirituale e culturale.
Un santo per il Mezzogiorno di oggi
Se Bartolo Longo fosse vivo oggi, dove guarderebbe? Probabilmente alle periferie degradate delle città del Sud, ai giovani senza futuro, ai ragazzi risucchiati dalla criminalità organizzata.
Il suo messaggio è più attuale che mai in un’Italia dove il divario tra Nord e Sud è ancora forte, e dove la povertà educativa e la disoccupazione giovanile restano piaghe sociali.
Il suo Santuario è un simbolo di riscatto sociale, un segno profetico che ci ricorda che la fede non è mai disincarnata dalla realtà.
La canonizzazione: un segnale per il mondo
La decisione di Papa Francesco di convocare un Concistoro per la sua canonizzazione non è solo un atto formale. È un messaggio chiaro alla Chiesa e alla società:
La santità non è solo preghiera, ma azione concreta per il bene comune.
L’Italia ha bisogno di testimoni che uniscano fede e impegno sociale.
Il Mezzogiorno non è solo terra di problemi, ma anche di santi che hanno saputo trasformare la povertà in speranza.
Bartolo Longo è un esempio per i cattolici di oggi: un laico che ha saputo cambiare il destino di una terra attraverso il Vangelo vissuto con coerenza.
Il futuro del Santuario di Pompei
Oggi il Santuario della Madonna del Rosario di Pompei non è solo un luogo di preghiera, ma un centro pulsante di spiritualità e carità.
Milioni di pellegrini ogni anno si recano a Pompei per chiedere grazie alla Madonna, portando avanti la grande missione di fede avviata da Bartolo Longo.
Le opere sociali continuano, con iniziative per l’educazione, il lavoro e la solidarietà.
Il suo esempio continua a ispirare nuove generazioni di laici impegnati nella Chiesa e nella società.
Un segno di speranza per l’Italia
In un tempo di crisi morale e sociale, Bartolo Longo ci ricorda che la santità è impegno concreto per un mondo migliore.
In un Sud spesso dimenticato, il suo profetismo sociale dimostra che la fede può trasformare la realtà.
In una Chiesa che cerca testimoni autentici, la sua figura è un faro per il laicato cattolico.
Oggi l’Italia e il mondo hanno bisogno di santi che sappiano unire cielo e terra, spiritualità e giustizia sociale.
E Bartolo Longo è il santo che il Mezzogiorno e l’Italia attendevano.
La risonanza mondiale di un’opera come quella del santuario di Pompei meritava un riconoscimento canonico elevato per il glorioso fondatore.