Negli ultimi anni, l’energia è diventata un bene sempre più costoso, con un impatto devastante su famiglie e imprese. Il recente aumento dei prezzi di gas ed elettricità, con picchi rispettivamente a 50 euro/MWh per il gas e 145 euro/MWhper l’elettricità, mostra come il sistema energetico europeo rimanga vulnerabile a shock esterni e a dinamiche speculative.

Ma quali sono le cause reali di questi rincari? E soprattutto, esistono soluzioni efficaci per evitare che i costi dell’energia continuino a gravare sulle fasce più deboli della popolazione?

L’analisi economica suggerisce che il problema è il risultato di un mix di fattori geopolitici, finanziari e strutturali, che spaziano dalla riduzione dei flussi di gas all’assenza di un’efficace regolamentazione dei mercati.

Il ruolo della geopolitica: la fine del gas russo e la nuova dipendenza dell’Europa

Uno dei principali elementi che ha influenzato i prezzi dell’energia è il contesto geopolitico.

Dal 1° gennaio 2025, il gas russo ha smesso di transitare attraverso l’Ucraina a causa della scadenza del contratto tra Gazprom e Naftogaz. Questo ha ridotto l’offerta di gas disponibile sul mercato europeo, generando un’impennata dei prezzi. Anche se l’Europa ha diversificato le proprie fonti di approvvigionamento, aumentando le importazioni da Algeria, Stati Uniti e Norvegia, la fine del flusso russo ha comunque creato un vuoto difficile da colmare.

Un problema aggiuntivo è rappresentato dalla crescente domanda di gas in Asia, soprattutto in Cina e India, che ha portato a una competizione più feroce per il GNL (gas naturale liquefatto). L’Europa, quindi, si trova in una posizione svantaggiata, dovendo pagare prezzi più alti per accaparrarsi forniture essenziali.

Speculazione finanziaria: il gas come asset di investimento

Oltre alla riduzione dell’offerta, un fattore chiave nella dinamica dei prezzi è la speculazione finanziaria sui mercati energetici.

Il gas viene scambiato in borsa, principalmente sulla piattaforma TTF di Amsterdam, e il suo prezzo è spesso soggetto a movimenti speculativi guidati non solo da domanda e offerta reali, ma anche da operatori finanziari che investono sui futures energetici per ottenere profitti rapidi.

Nel 2022, durante la crisi energetica post-invasione russa, il prezzo del gas raggiunse 300 euro/MWh, un livello mai visto prima. Oggi i prezzi sono più bassi, ma restano significativamente più alti rispetto alle medie storiche, in parte proprio per la continua volatilità dei mercati finanziari.

La mancanza di regolamentazione di questi mercati permette agli investitori di influenzare i prezzi ben oltre le dinamiche dell’economia reale, creando effetti a catena che colpiscono i consumatori finali.

Il paradosso del sistema energetico europeo: il gas determina il prezzo dell’elettricità

Un’altra anomalia che incide pesantemente sulle bollette è il legame tra il prezzo del gas e quello dell’elettricità.

Nonostante l’aumento della produzione di energia rinnovabile in Europa – che nel 2024 ha raggiunto il 41,2% del fabbisogno totale – il prezzo dell’elettricità è ancora determinato dal costo del gas. Questo accade a causa del system marginal pricing, un meccanismo che stabilisce il prezzo dell’energia in base alla fonte più costosa utilizzata nel mercato all’ingrosso.

In pratica, anche se una buona parte dell’elettricità proviene da fonti rinnovabili (più economiche), il prezzo finale è determinato dal gas, che rappresenta solo il 20% della produzione energetica europea ma condiziona il 63% del prezzo all’ingrosso.

In Italia il problema è ancora più evidente: il gas determina il 90% del prezzo della luce, un’inefficienza strutturale che pesa sulle bollette.

Le soluzioni: tra disaccoppiamento e price cap

Di fronte a questa situazione, si stanno discutendo diverse proposte per ridurre l’impatto dei rincari energetici sui cittadini.

a. Disaccoppiamento tra gas ed elettricità

Un gruppo di parlamentari europei ha chiesto alla Commissione Europea di modificare il sistema di definizione del prezzo dell’energia, per evitare che il gas continui a influenzare l’intero mercato elettrico.

Il disaccoppiamento del prezzo del gas da quello dell’elettricità permetterebbe di riflettere meglio il reale costo delle fonti rinnovabili e di evitare che il costo del gas si traduca automaticamente in bollette più alte per tutti.

b. Un price cap più efficace

Nel 2022 l’UE ha introdotto un tetto massimo al prezzo del gas di 180 euro/MWh, ma questa soglia è troppo alta per avere un impatto concreto. L’idea di rivedere il price cap con un limite più realistico potrebbe ridurre la speculazione e stabilizzare il mercato.

c. Protezione dei consumatori vulnerabili

L’aumento dei prezzi dell’energia ha spinto milioni di famiglie europee verso la povertà energetica. Nel 2023, il 10,6% dei cittadini UE ha dovuto ridurre il riscaldamento o limitare il consumo di elettricità a livelli inferiori alla soglia di comfort. In Italia, questa percentuale è ancora più alta, con picchi del 16,7% in regioni come la Calabria.

Le proposte sul tavolo includono:

• Tariffa sociale per i più fragili, per garantire un prezzo dell’energia regolato e accessibile a chi si trova in difficoltà economica.

• Revisione del mercato retail, per bilanciare meglio il potere tra fornitori e consumatori ed evitare speculazioni sui contratti variabili.

• Stop al teleselling aggressivo, per proteggere i consumatori dalle pratiche scorrette di alcuni operatori.

Il prezzo dell’energia è destinato a scendere?

Sebbene i prezzi attuali siano inferiori rispetto ai picchi del 2022, l’energia rimane troppo cara per milioni di cittadini e imprese italiane.

Il problema non è solo geopolitico, ma strutturale: senza un cambiamento nei meccanismi di formazione del prezzo, continueremo a essere esposti alla volatilità del mercato del gas e alla speculazione finanziaria.

L’Europa ha la possibilità di intervenire con riforme concrete, ma il processo sarà lungo e richiederà il consenso di tutti gli Stati membri. Nel frattempo, i consumatori italiani devono fare i conti con bollette sempre più alte e con un mercato energetico che ancora non offre protezioni adeguate per le fasce più vulnerabili della popolazione.