Ogni anno, tra la festa della cattedra di san Pietro e quella della conversione di san Paolo (18-25 gennaio), tutte le confessioni cristiane pregano insieme per il raggiungimento della piena unità che è il volere di Cristo stesso.
Secondo quanto ci riporta l’evangelista Giovanni, Gesù pregò il Padre per l’unità dei suoi nel giardino degli Ulivi nell’imminenza della sua Passione.
Questa vita di comunione, che attraverso i discepoli sottintende tutti coloro che professano la fede in Cristo, trova il suo modello proprio nelle relazioni intratrinitarie.
Il 21 gennaio 2022 Papa Francesco ha dichiarato Sant’Ireneo Dottore della Chiesa, con il titolo di “Doctor unitatis”.
Questo riconoscimento che cade proprio durante la settimana di preghiera ecumenica per l’unità dei cristiani è un incoraggiamento al cammino di tutti i discepoli di Cristo verso la piena comunione attraverso la dottrina di un così grande maestro “il cui nome, Ireneo, esprime quella pace che viene dal Signore e che riconcilia, reintegrando nell’unità”.
Papa Francesco aggiunge che “Sant’Ireneo di Lione, venuto dall’Oriente, ha esercitato il suo ministero episcopale in Occidente: egli è stato un ponte spirituale e teologico tra cristiani orientali e occidentali”.
Come nei primi secoli del cristianesimo, ai tempi appunto dei Padri come S. Ireneo, c’è da chiedersi fino a che punto fu piuttosto la politica ad alimentare e a suscitare la divisione di natura ecclesiale.
Si tratta di un tema scottante e attuale che può illuminare sul movente delle attuali divisioni anche all’interno della stessa comunità cattolica e del partito degli oppositori all’attuale pontificato con il suo magistero.
Il lungo percorso da Leone XIII a Pio XII ha preparato il terreno al Vaticano II per la messa in opera del fondamento metodologico-teologico per un autentico dialogo ecumenico.
Il punto di partenza rimane il mistero di Cristo: incarnazione e morte-risurrezione.
Nonostante le ferite che i cristiani hanno contratto nella storia e che li ha portati alla divisione fino al conflitto sanguinoso, bisogna ora considerare l’unità di fondo e il primato di ciò che unisce a ciò che divide nell’ambito della stessa dottrina.
L’ecumenismo si è iscritto profondamente e indelebilmente nella coscienza della Chiesa e la causa dell’unità non è un impegno opzionale.
In Italia e all’estero le comunità cristiane oggi collaborano nel segno dell’ecumenismo a diversi progetti concreti, quali l’ecumenismo della carità praticato con i corridoi umanitari, l’organizzazione comune dei convegni ecumenici, la preparazione di un libro ecumenico di canti, l’organizzazione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani e di altri momenti di spiritualità e di condivisione. In alcune parrocchie, il responsabile di altre confessioni cristiane presenti sul territorio è anche invitato all’interno del consiglio pastorale.
Malgrado questi segnali di maturità il cammino rimane lungo, ma meno incerto come risposta ai grandi drammi del mondo contemporaneo ai quali i cristiani sono chiamati a fornire risposte di ascolto ed accoglienza anche verso chi non condivide la grazia del battesimo nell’acqua e nello spirito.
La preghiera, che non lascia mai il singolo orante e l’intera comunità nella medesima condizione di prima spinge i cristiani a camminare insieme affinché la loro unità, comunione e riconciliazione diventino la più credibile testimonianza di evangelizzazione in un mondo pieno di divisioni e contraddizioni.