L’invasione russa dell’Ucraina ha scatenato una serie di reazioni contrastanti a livello globale. In particolare, molti paesi africani hanno scelto di non prendere una posizione forte contro Mosca, mantenendo un atteggiamento di neutralità che ha suscitato critiche da parte delle potenze occidentali. Diciassette stati africani si sono astenuti dal votare una risoluzione delle Nazioni Unite che condannava l’aggressione russa, e molti hanno continuato a intrattenere rapporti economici e commerciali con la Russia, nonostante le sanzioni imposte dall’Occidente. Questa neutralità è stata vista da alcuni leader occidentali, come il presidente francese Emmanuel Macron, come un tradimento dei principi liberali e dell’ordine internazionale basato sulle regole.

L’Ordine Internazionale basato su Regole e l’Africa: Una relazione complessa

La reazione dei paesi africani non può essere compresa senza considerare il contesto storico e geopolitico. L’ordine internazionale basato sulle regole, spesso celebrato dall’Occidente, non ha sempre servito gli interessi dell’Africa. Al contrario, ha spesso perpetuato un sistema di dominazione in cui le grandi potenze mondiali, sia occidentali che orientali, hanno mantenuto un’influenza sproporzionata sui paesi africani, relegandoli a un ruolo secondario nelle questioni globali.

Un esempio emblematico è l’intervento militare in Libia nel 2011, giustificato da un’interpretazione controversa di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Prima dell’intervento della NATO, l’Unione Africana stava cercando una soluzione diplomatica alla crisi, ma l’operazione militare ha reso vano ogni tentativo di de-escalation, immergendo la Libia in un ciclo di violenza e instabilità che persiste ancora oggi.

Il rifiuto africano di allinearsi: Segno di autodeterminazione

La scelta di molti paesi africani di non allinearsi con l’Occidente o con l’Oriente nel conflitto russo-ucraino non è solo una questione di opportunismo politico o economico, ma rappresenta una forma di autodeterminazione. I paesi africani stanno cercando di difendere i propri interessi, rifiutando di schierarsi con un ordine internazionale che li ha spesso emarginati e sfruttati. Per la maggior parte degli ultimi 500 anni, l’ordine internazionale è stato progettato per sfruttare l’Africa, dalla tratta degli schiavi al colonialismo, e le sue conseguenze si fanno ancora sentire oggi.

Il multilateralismo e la necessità di un nuovo ordine globale

Molti leader africani hanno a lungo chiesto la riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e del sistema internazionale più ampio, per renderlo più equo e rappresentativo. Tuttavia, queste richieste sono rimaste in gran parte inascoltate. L’ordine globale attuale, dominato da alcune potenze che impongono la loro volontà agli altri, è ormai a un punto di svolta. Se l’Occidente desidera davvero che l’Africa difenda l’ordine internazionale, deve permettere che quell’ordine venga riformato in modo che si basi sull’equità e sulla giustizia, piuttosto che sul potere e la coercizione.

L’Africa non sta chiedendo la fine dell’ordine internazionale, ma la sua trasformazione. Un nuovo sistema, fondato sull’uguaglianza e sulla solidarietà globale, potrebbe emergere solo se le grandi potenze riconosceranno e rispetteranno le aspirazioni e le esperienze storiche dei paesi africani. Solo allora l’ordine internazionale potrà diventare veramente inclusivo e rappresentativo, capace di garantire pace e stabilità per tutti, non solo per i pochi privilegiati.