Il caso delle opere artistiche di P. Rupnik
ELZEVIRO: La rivista statunitense “National Catholic Register” sta proponendo da qualche settimana la “distruzione” delle opere di P. Marko Rupnik.
L’artista è un sacerdote settantenne sloveno dimesso dai gesuiti nel 2023, dopo l’inchiesta su suoi abusi spirituali e sessuali ai danni di una quindicina di presunte vittime.
Come aggravante, benché all’epoca dei fatti fossero tutte maggiorenni, le vittime erano legate a un’associazione da lui fondata, il cui carisma era il connubio della dimensione spirituale con quella artistica.
In un processo canonico ancora in corso, se tutti i fatti attribuitigli fossero confermati, le vittime meritano rispetto e sostegno.
Questa solidarietà, però, dubitiamo possa esprimersi con lo spogliamento delle opere artistiche di Rupnik dalle chiese e case religiose ove sono presenti.
Il movente di una nemesi sui mosaici di P. Rupnik non è molto chiaro, così come le argomentazioni.
Probabilmente si tratta di un attacco trasversale a Papa Francesco percuotendo un suo ex confratello gesuita o – più semplicemente – è l’attacco ad un artista che ha influito, con le sue numerose commesse, sullo stile dell’arte sacra contemporanea, il cui gusto non è universalmente condiviso.
La rivista “National Catholic Register” è stata acquistata nel 2011 dall’Eternal Word Television Network .
Fondata in Alabama nel 1981 dalla clarissa Madre Angelica è diventata la più grande televisione cattolica del mondo.
Si è occupata anche delle controversie interne alla Chiesa e, nelle sue trasmissioni, non sono mancate occasioni di critica verso il Papa, tanto da fare pensare che EWTN fosse contro Papa Francesco.
La stessa rivista, dalla fondazione del 1927 ad oggi, ha conosciuto diversi proprietari e linee editoriali passate dal progressismo di ieri al tradizionalismo cattolico militante odierno.
Nei primi anni 2000 la rivista minimizzò le accuse contro il fondatore dei Legionari di Cristo, P. Marcial Maciel difendendolo contro quello che oggi è il Dicastero per la Dottrina della Fede.
Esistono almeno tre approcci alla problematica del caso Rupnik e della class action di National Catholic Register: etico, artistico ed economico.
Se riconosciamo in Gesù Cristo il capolavoro della creazione, la sua genealogia riportataci da Matteo è impressionante.
Davide era un adultero omicida, Rahab era una prostituta a Gerico e Manasse fu un re di Giuda noto per idolatria e violenza.
Durante il Concilio di Arles nel 314 d.C. e successivamente durante il Concilio di Nicea nel 325 d.C. furono condannati i donatisti.
La loro eresia riteneva invalidi i sacramenti ricevuti da preti indegni e peccatori.
Il dibattito sollevò questioni importanti riguardanti la natura dei sacramenti, l’autorità ecclesiastica e il rapporto tra peccato personale e ministero sacramentale.
Alla fine si decretò, con attenta analisi teologica, che la validità ed efficacia dei sacramenti non dipende dalla qualità umana, morale e spirituale del prete.
In ultima analisi, la posizione della Chiesa cattolica ha prevalso, ma il movimento donatista – evidentemente – ha lasciato un segno indelebile nella storia del cristianesimo.
Esiste infatti un nesso logico-ontologico tra i sacramenti e l’arte nel richiamo alla materia e alla forma, al “segno sensibile e soprannaturale, istituito da Gesù Cristo, per nostra salute, con il quale si conferisce la grazia”.
L’arte trascende la qualità morale dell’autore salvo che intrinsecamente il messaggio iconico o retorico non sia moralmente reprensibile.
Sembra, tuttavia, che non tutti condividano quest’opinione, mossi forse da motivi anche ideologici-emotivi e non solo teologico-razionali.
Nel XVII secolo l’arte del Bernini era espressione del pontificato di Urbano VIII tanto quanto l’arte di padre Rupnik ha accompagnato specialmente il pontificato di San Giovanni Paolo II.
Icona della Controriforma la prima e icona del post concilio la seconda.
Bernini tentò di uccidere suo fratello per la contesa della comune amante sfregiata al viso con una lama di rasoio.
Urbano VIII intervenne per estinguere lo scandalo trovando per il Bernini una bellezza romana da far sposare.
Nessuno ieri, nessuno oggi suggerirebbe la demolizione dell’altare papale o del colonnato di Piazza San Pietro!
Charles Peguy scriveva che “il peccatore è al centro del cristianesimo … nessun altro capisce il cristianesimo così bene come il peccatore. Nessuno, tranne il santo”.
La Chiesa ha sempre ammesso i capolavori di famigerati peccatori come Fra Filippo Lippi, Raffaello e Caravaggio insieme a quelli di santi come Fra Angelico.
Peggio quando, sotto la spinta emotiva della “cancel culture”, si vuole giustificare la censura di un artista a causa del suo credo religioso o della sua identità nazionale od origine etnica.
Quando la Russia di Putin ha invaso il Donbass ucraino nel 2022, ci fu addirittura una class action per mettere al bando le opere letterarie di Fedor Dostojevski.
Il laboratorio di padre Rupnik ha rappresentato progetti per oltre 200 spazi liturgici in tutto il mondo, tra cui Lourdes, Fatima e il Vaticano.
Premesso che P. Rupnik non è stato il solo artigiano di ogni opera assemblata, ci sono cordate di benefattori che hanno finanziato i suoi mosaici.
La tomba di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, ad esempio, ha le tessere dei mosaici in oro massiccio donate dalla numerosa comunità dei cattolici filippini.
Qualcuno ha forse il diritto di rimuoverle? È saggio farlo?
Gli uomini muoiono, le loro opere restano. Gli uomini cadono nell’oblio, mentre le cose belle che hanno lasciato continuano a suscitare emozioni e trasmettere un messaggio soprannaturale.
Tra le opere di P. Rupnik ricordiamo il logo per l’Anno della Misericordia del 2015.
Il Cristo Buon Pastore che carica sulle spalle l’uomo ferito (dal peccato) è forse l’immagine più eloquente di una vicenda sicuramente triste nella quale il diaframma di colpevolezza tra accusato e accusatori è molto sottile.
Se il buon ladrone meritò seduta stante il Paradiso, osiamo credere ed anche sperare che la crocifissione della gogna giovi alla redenzione di P. Rupnik e che l’epilogo della sua vicenda umana fatta di tessere di mosaici chiaroscuri sia uno dei capolavori della Misericordia di Dio che supera infinitamente l’immaginazione umana.