Il Movimento 5 Stelle sta attraversando una fase di profonda trasformazione, cercando di bilanciare le proprie radici populiste e anti-establishment con le responsabilità governative e le dinamiche politiche sia nazionali che europee. Le recenti tensioni tra Conte e Grillo evidenziano le sfide interne nel definire l’identità futura del movimento e il suo ruolo nel panorama politico italiano.
Il Movimento 5 Stelle (M5S), fondato nel 2009 dal comico Beppe Grillo e dall’imprenditore Gianroberto Casaleggio, ha attraversato significative trasformazioni negli ultimi anni. Originariamente nato come movimento anti-establishment e promotore di una democrazia diretta attraverso piattaforme online, il M5S ha ottenuto un notevole successo elettorale, diventando il partito più votato nelle elezioni politiche del 2018 con il 32,7% dei consensi.
Tuttavia, dopo l’ingresso nelle istituzioni, il movimento ha dovuto confrontarsi con le sfide della governance, portando a cambiamenti interni e a una ridefinizione della propria identità politica. Nel 2019, il M5S ha formato un governo di coalizione con il Partito Democratico (PD) e Liberi e Uguali (LeU), segnando una svolta verso posizioni più centriste e progressiste.
Nel 2021, l’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte è stato eletto presidente del M5S, con l’obiettivo di rinnovare il movimento e consolidarne la leadership. Tuttavia, tensioni interne sono emerse, culminando nel giugno 2022 con la scissione guidata da Luigi Di Maio, che ha fondato il gruppo parlamentare “Insieme per il Futuro”, portando con sé diversi parlamentari.
Nel luglio 2024, il M5S ha presentato una richiesta di adesione al gruppo della Sinistra al Parlamento Europeo (GUE/NGL), indicando un ulteriore spostamento verso posizioni di sinistra e l’intento di consolidare alleanze internazionali.
Recentemente, nel novembre 2024, il movimento ha vissuto un momento cruciale con l’assemblea costituente denominata “Nova”, tenutasi a Roma. Durante questo evento, gli iscritti hanno votato per abolire il ruolo di garante ricoperto da Beppe Grillo, segnando una netta separazione dal fondatore. Inoltre, sono state approvate modifiche statutarie significative, tra cui l’eliminazione del limite dei due mandati e l’apertura ad alleanze con altri partiti, indicando una trasformazione verso una struttura più tradizionale e istituzionalizzata.
Queste decisioni hanno generato tensioni tra Conte e Grillo, con quest’ultimo che ha contestato le modifiche e richiesto la ripetizione del voto, appellandosi a clausole statutarie precedenti. Conte ha risposto criticando l’atteggiamento di Grillo e annunciando l’intenzione di procedere a una nuova votazione per confermare le decisioni prese.