L’ultimo attacco israeliano su Gaza ha portato alla morte di almeno 42 palestinesi nel campo profughi di Shati e nel quartiere di Tuffah. Questo drammatico bilancio è stato confermato dal capo dell’ufficio media del governo di Gaza ad Al Jazeera. Inoltre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha lanciato un allarme preoccupante: il sistema sanitario di Gaza è sull’orlo del collasso, con le vittime di un attacco alla “zona sicura” di al-Mawasi che affluiscono nell’ospedale Al-Aqsa.

Mentre i carri armati israeliani avanzano più in profondità nella Rafah occidentale e gli aerei da guerra e l’artiglieria colpiscono la città, la popolazione civile paga un prezzo altissimo. Dall’inizio del conflitto il 7 ottobre, sono state uccise almeno 37.551 persone e 85.911 sono rimaste ferite a Gaza. Anche Israele ha subito pesanti perdite, con 1.139 vittime e decine di persone ancora prigioniere di Hamas.

Questi numeri rappresentano una tragedia umanitaria di proporzioni immani, che richiede una risposta urgente e coordinata da parte della comunità internazionale. La situazione a Gaza è diventata insostenibile, con il sistema sanitario al collasso, le infrastrutture distrutte e una popolazione civile intrappolata tra le violenze incrociate.

Israele giustifica le sue azioni come necessarie per garantire la sicurezza nazionale e neutralizzare le minacce di Hamas e della Jihad Islamica. Tuttavia, l’uso della forza in aree densamente popolate solleva gravi interrogativi etici e legali. Le leggi internazionali di guerra impongono di distinguere tra obiettivi militari e civili, e il continuo bombardamento di aree residenziali non può essere giustificato senza incorrere in violazioni dei diritti umani.

D’altro canto, Hamas continua a utilizzare tattiche che mettono in pericolo la vita dei civili palestinesi, inclusa la costruzione di infrastrutture militari in zone popolate. Questo comportamento, oltre a violare le norme di guerra, contribuisce alla spirale di violenza che affligge la regione.

La comunità internazionale ha il dovere morale di intervenire per fermare questa carneficina. È necessario un cessate il fuoco immediato e l’apertura di corridoi umanitari per garantire l’accesso agli aiuti essenziali. Le negoziazioni al Cairo, nonostante l’assenza di Israele, rappresentano una speranza per un accordo che possa porre fine alle ostilità e avviare un processo di pace duraturo.

La crisi di Gaza richiede un’azione immediata per proteggere i civili e ristabilire la sicurezza nella regione. La comunità internazionale deve lavorare insieme per trovare una soluzione politica che riconosca i diritti sia degli israeliani che dei palestinesi a vivere in pace e sicurezza. Solo attraverso il dialogo e il rispetto delle leggi internazionali si potrà costruire un futuro migliore per entrambe le parti coinvolte.