La recente vittoria di Donald Trump rappresenta un “rinoceronte grigio” per la politica mondiale: una minaccia prevedibile, a lungo evitata, ma ancora scioccante. Questo secondo mandato promette di avere un impatto profondo, poiché la politica estera di Trump sarà influenzata da una visione estremamente transazionale, un team sempre più radicale e un contesto geopolitico ben più instabile rispetto al suo primo mandato. Cosa significherà per gli Stati Uniti e il mondo?

Una politica estera transazionale senza precedenti

Trump ha sempre adottato un approccio transazionale alla politica estera, considerando le relazioni internazionali come semplici scambi. Questa volta, tuttavia, la situazione globale è molto più delicata. Con l’aumento delle tensioni con la Cina e il conflitto aperto tra Russia e Ucraina, l’approccio “business first” di Trump potrebbe comportare rischi enormi. Egli ha indicato una possibile ritirata dagli impegni in Ucraina, con l’intento di lasciare Kiev alla mercé di Mosca. Questo segnerebbe un significativo cambio di rotta, consolidando le conquiste territoriali di Vladimir Putin.

Un team di consiglieri più radicali e audaci

Uno degli elementi chiave del secondo mandato di Trump sarà la sua squadra di consiglieri, composta da figure che incarnano il movimento “Make America Great Again” (MAGA) e che hanno visioni fortemente nazionaliste. Rispetto al primo mandato, quando esisteva un certo equilibrio tra fazioni, ora le figure più estreme sembrano avere maggiore influenza, e potrebbero bloccare le voci più moderate. Michael Flynn e Steve Bannon, volti già noti per le loro posizioni aggressive, potrebbero tornare in ruoli chiave, con un forte impatto sulle scelte di sicurezza nazionale.

Il team di Trump sembra deciso a rimuovere molti funzionari “dello stato profondo” considerati un ostacolo alla sua visione. La Heritage Foundation e l’America First Institute stanno lavorando a un ambizioso progetto di transizione che mira a rafforzare il controllo politico su varie agenzie e limitare le nomine basate sul merito. Questo potrebbe portare a un ridimensionamento delle capacità strategiche degli Stati Uniti, poiché i tecnici di carriera potrebbero essere sostituiti da figure di fiducia, ma meno qualificate.

Una diplomazia aumentata tra alleati e avversari

La vittoria di Trump preoccupa molti alleati storici degli Stati Uniti, che temono che il presidente possa abbandonare il tradizionale impegno per la sicurezza collettiva. Paesi europei, asiatici e membri della NATO dovranno riconsiderare il loro approccio alla difesa, in particolare se Trump minaccerà di ridurre il supporto americano. È probabile che cerchino di “ammorbidire” il presidente con concessioni economiche e diplomatiche, come hanno già fatto nel 2016. Tuttavia, questa diplomazia di breve termine potrebbe rivelarsi poco efficace di fronte a un presidente sempre più determinato a rivalutare il ruolo americano nel mondo.

D’altra parte, l’atteggiamento di Trump offre opportunità per gli avversari geopolitici. Con la sua posizione più favorevole alla Russia, Trump potrebbe agevolare l’espansione di Putin, cedendo terreno in Europa orientale in cambio di un rafforzamento della deterrenza contro la Cina. Pechino potrebbe quindi trovarsi di fronte a un’iniziativa americana più aggressiva nell’Indo-Pacifico, ma anche beneficiare di un possibile ritiro strategico degli Stati Uniti dall’Europa, che lascerebbe il campo libero per una nuova espansione dell’influenza cinese.

Implicazioni per le relazioni con la Cina

Sebbene Trump prometta una linea dura contro la Cina, il suo approccio potrebbe non tradursi in un’efficace strategia di contenimento. Le massicce tariffe proposte da Trump sui beni cinesi potrebbero colpire l’economia cinese, ma anche danneggiare i consumatori americani e rischiare di rendere più costosa la catena di approvvigionamento globale. Inoltre, le sue richieste a Taiwan di aumentare drasticamente la spesa militare potrebbero creare instabilità nella regione, con Taipei sotto pressione per difendersi da Pechino senza il pieno sostegno americano. L’Asia potrebbe così diventare un nuovo teatro di tensione, con gli Stati Uniti meno coinvolti ma comunque presenti, complicando ulteriormente le dinamiche di sicurezza regionale.

L’Incertezza del contesto interno e l’impulsività come fattore di rischio

Infine, l’imprevedibilità di Trump rappresenta una variabile costante. Durante il suo primo mandato, Trump ha dimostrato di poter cambiare direzione rapidamente, a volte senza una chiara strategia, in risposta alle pressioni interne o alle critiche. Questa impulsività potrebbe danneggiare i tentativi della sua stessa squadra di perseguire obiettivi a lungo termine. Una simile instabilità decisionale in un mondo già fragile potrebbe innescare situazioni esplosive, dal Medio Oriente all’Indo-Pacifico, dove ogni errore potrebbe costare caro.

Un ordine mondiale incerto

La rielezione di Trump rappresenta una svolta per la politica estera americana e per l’ordine globale. Con il suo approccio transazionale e una squadra radicale al timone, gli Stati Uniti rischiano di perdere la loro tradizionale posizione di leadership e affidabilità. Gli alleati dovranno adattarsi a una nuova realtà in cui l’impegno americano potrebbe essere meno certo, mentre gli avversari come Russia e Cina potrebbero trovare spazio per espandere la loro influenza. In questo contesto, il mondo potrebbe diventare più multipolare e meno stabile, con conseguenze difficili da prevedere.

Il nuovo mandato di Trump, sebbene accolto con entusiasmo da alcuni, lascia molte incognite sul futuro. Riuscirà il presidente a trasformare le sue promesse elettorali in una strategia efficace? E soprattutto, quale sarà il costo per gli Stati Uniti e il mondo intero? La risposta è ancora da scrivere, ma l’orizzonte appare denso di sfide e di tensioni che richiederanno un’attenta diplomazia e un forte equilibrio per evitare che le promesse di stabilità si trasformino in un incubo globale.