L’incontro esplosivo tra Donald Trump, JD Vance e Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca non è solo un episodio di tensione diplomatica, ma un segnale chiaro di un cambiamento radicale nei rapporti tra Stati Uniti e Ucraina. Lo scontro ha portato alla rottura di un accordo cruciale sui minerali rari e ha messo in evidenza la posizione isolazionista dell’amministrazione Trump nei confronti del conflitto con la Russia. Un evento che potrebbe ridisegnare gli equilibri globali.

L’umiliazione diplomatica di Zelensky: il simbolo di una svolta?

L’episodio rappresenta un punto di non ritorno nei rapporti tra Washington e Kiev. Mai prima d’ora un presidente americano aveva trattato in modo così sprezzante un alleato in guerra, e soprattutto, mai davanti alle telecamere. L’atteggiamento di Trump e Vance ha dimostrato una volontà di delegittimare Zelensky sul piano internazionale, presentandolo come un leader intransigente e ingrato verso gli aiuti americani. La narrazione è chiara: se l’Ucraina vuole continuare a ricevere sostegno, deve piegarsi alle condizioni imposte da Washington, incluso un accordo di pace che di fatto legittimerebbe i guadagni territoriali della Russia.

Questa strategia, però, rischia di avere un effetto boomerang. Non solo perché potrebbe alienare gli altri alleati europei che hanno investito miliardi nella resistenza ucraina, ma anche perché rappresenta un chiaro segnale di debolezza verso Mosca. Se Putin vede un’America pronta ad abbandonare Zelensky, avrà ancora meno incentivi a negoziare un cessate il fuoco su basi equilibrate.

L’influenza di JD Vance: un isolazionismo aggressivo

JD Vance ha giocato un ruolo chiave nello scontro, attaccando Zelensky con un’aggressività mai vista. Il vicepresidente, noto per le sue posizioni scettiche sull’aiuto all’Ucraina, ha mostrato come la nuova amministrazione stia seguendo una dottrina isolazionista e transazionale. L’idea è semplice: l’America non deve più fungere da garante della sicurezza globale, ma deve trarre profitto dalle sue alleanze. Da qui l’accordo sui minerali rari, una forma di ripagamento per gli aiuti militari forniti fino ad oggi.

L’atteggiamento di Vance riflette una corrente sempre più forte all’interno del Partito Repubblicano: il sostegno all’Ucraina è visto come uno spreco di risorse, una distrazione rispetto alle priorità interne degli Stati Uniti. Questo allontanamento dall’Europa e dalla NATO potrebbe avere conseguenze devastanti, rafforzando la percezione di un’America che non è più disposta a difendere l’ordine liberale che essa stessa ha costruito.

Putin osserva e sorride

Mentre Trump e Vance attaccavano Zelensky, Putin assisteva da spettatore privilegiato, vedendo il suo più grande obiettivo strategico – la rottura dell’asse Washington-Kiev – diventare realtà. Il Cremlino non potrebbe chiedere di meglio: un’America divisa, un’Europa preoccupata e un’Ucraina lasciata a sé stessa.

Trump ha sempre avuto parole di elogio per Putin, definendolo un “ragazzo molto intelligente” e insinuando che Mosca potrebbe davvero essere interessata alla pace. Ma la storia recente dimostra il contrario. Gli accordi di Minsk, firmati per fermare il conflitto nel Donbass, sono stati sistematicamente violati dalla Russia. Lo stesso è accaduto con l’annessione della Crimea. Pensare che Putin rispetterebbe un accordo imposto dagli Stati Uniti è una pericolosa illusione.

L’Europa, tra dipendenza dagli USA e opportunismo economico

Se da un lato qualcuno potrebbe pensare che la frattura tra Washington e Kiev possa spingere l’Europa a farsi carico del conflitto, la realtà è ben diversa. L’Unione Europea non ha né la struttura militare né l’unità politica necessarie per portare avanti uno scontro prolungato con la Russia senza il sostegno americano. Senza gli USA, l’Europa non è in grado di competere con la Russia sul piano militare, industriale ed energetico.

Non solo: diversi Paesi europei hanno più da guadagnare da una normalizzazione dei rapporti con Mosca che dal proseguire un sostegno indefinito all’Ucraina. La Germania, per esempio, ha subito un impatto economico pesantissimo dalle sanzioni alla Russia e dalla perdita delle forniture di gas russo, fondamentali per il suo settore manifatturiero. Con il tempo, la pressione economica potrebbe spingere Berlino e altre capitali europee a riallacciare i rapporti con Mosca, soprattutto se l’amministrazione americana smetterà di fare pressione per mantenere il fronte anti-russo compatto.

La Francia stessa, pur sostenendo ufficialmente l’Ucraina, ha sempre mantenuto un approccio più ambiguo e realistico nelle sue relazioni con la Russia, puntando a non compromettere del tutto i canali diplomatici. E i Paesi dell’Europa meridionale, meno coinvolti direttamente nella questione ucraina, hanno sempre avuto una posizione più morbida nei confronti delle sanzioni.

Il nuovo approccio americano: transazionalismo e isolamento selettivo

Il messaggio di Trump è chiaro: gli USA non hanno più interesse a mantenere un coinvolgimento attivo in Ucraina se non alle loro condizioni. Il presidente e il suo entourage vedono la guerra come una questione di costi e benefici e vogliono che l’Ucraina “ripaghi” gli aiuti ricevuti. La richiesta di cedere i diritti sui minerali rari era solo il primo passo di questa logica.

Se Kiev rifiuta di piegarsi a queste condizioni, Washington è pronta a voltarle le spalle, puntando a un accordo di pace forzato che metta fine al conflitto il prima possibile, indipendentemente dai costi per l’Ucraina. Questo atteggiamento non è solo isolazionismo: è un pragmatismo brutale, che riflette la nuova visione geopolitica americana sotto Trump.

Gli USA non vogliono più fare da “gendarme del mondo” senza un ritorno economico o strategico chiaro. E se questo significa sacrificare l’Ucraina sull’altare del realismo politico, così sia.

Un vantaggio strategico per la Russia

Tutto questo è musica per le orecchie di Vladimir Putin. Mosca ha sempre puntato a dividere l’Occidente sulla questione ucraina, e ora vede questa strategia iniziare a dare i suoi frutti. Con un’America meno interessata al conflitto e un’Europa più propensa a ripristinare le relazioni economiche, la Russia potrebbe trovarsi in una posizione di forza senza nemmeno dover fare concessioni significative.

Se l’Ucraina dovesse perdere il sostegno americano, la sua capacità di resistere nel lungo periodo diventerebbe altamente incerta. Le armi europee da sole non bastano, e senza aiuti economici e militari costanti, Kiev potrebbe essere costretta a negoziare da una posizione di estrema debolezza.

L’Europa si allineerà agli USA, non a Kiev

L’idea che l’Europa possa prendere il testimone della leadership occidentale nel conflitto ucraino è irrealistica. Gli Stati europei, per quanto abbiano sostenuto Kiev, non sono disposti a sacrificare la loro economia per una guerra che, senza l’appoggio americano, diventerebbe insostenibile. L’Europa farà esattamente ciò che gli Stati Uniti imporranno, perché senza il supporto di Washington, l’intero impianto della sicurezza occidentale crollerebbe.

Di fronte alla prospettiva di una normalizzazione delle relazioni con la Russia, molti governi europei potrebbero accettare un compromesso: lasciar cadere l’Ucraina in cambio di un ritorno alla stabilità economica ed energetica. Se Trump e Putin dovessero effettivamente arrivare a un accordo, l’Europa non avrà altra scelta che adeguarsi. E per Kiev, questo potrebbe significare il vero inizio della fine.