IL CASO: In una giornata come tante altre nel centro pulsante di Barcellona Pozzo di Gotto, si è consumato un episodio di inciviltà non solo per la sua brutalità, ma anche per l’indifferenza colpevole di una società sempre più distaccata dalla realtà del prossimo. Un giovane è stato selvaggiamente aggredito, finendo in ospedale a seguito di una lite che ha sfiorato i confini del tragico, tutto sotto gli occhi impassibili di passanti che hanno preferito filmare anziché intervenire.
Il fatto si è verificato vicino alla centralissima Via Don Bosco, un’area a pochi passi dalle sedi della Guardia di Finanza e della Polizia, con testimoni silenti di un’aggressione che avrebbe potuto essere fermata.
Non è la prima volta, infatti che per una mancata precedenza o un sorpasso azzardato si lancino epiteti, si passi alle mani e successivamente ai coltelli e alle pistole fino a quando non ci scappa il morto.
Nessun soccorso è giunto da chi, per dovere o per umanità, avrebbe dovuto agire. L’episodio non solo evidenzia un’allarmante assenza dello Stato, ma anche una preoccupante incapacità degli “uomini di onore” di mantenere l’ordine in un luogo così densamente popolato e sorvegliato.
È inaccettabile pensare che mentre un uomo veniva picchiato in pieno giorno, i passanti scegliessero di usare i loro cellulari per catturare l’evento piuttosto che per chiamare aiuto.
Il cinismo e la morbosità di chi ha preferito registrare l’aggressione piuttosto che intervenire sono sintomi di un disagio sociale profondo, ignoranza e inciviltà dove l’empatia e la solidarietà viene barattata col voyeurismo.
Il culmine di questo teatro dell’orrore è stato il coraggio di una donna, la fidanzata della vittima, che ha dovuto assumere il ruolo di paciere e difensore. Con un coraggio degno di una vera leonessa, ha dovuto intervenire direttamente per separare i contendenti, dimostrando più onore e umanità di quanto mostrato da chiunque altro presente.
È intervenuto solo un portalettere, l‘unico eroe di questa vicenda che ha mitigato la “vrigogna” e lesioni più gravi allo spericolato conducente che comunque è finito all’ospedale di Milazzo.
Questo evento, di cui ride o si indigna mezza Italia in questo momento, all’epiteto altrettanto rozzo di “terrùn” e “mafiosi”, deve farci riflettere sulla direzione in cui sta andando la nostra società e quello che la generazione degli adulti vuole costruire per i suoi figli e i suoi nipoti.
L’aggressore è infatti un cinquantacinquenne che ha avuto una reazione sproporzionata contro un giovane, umiliandolo davanti alla fidanzata e intralciando la circolazione.
Immaginiamo che la reazione tracotante e l’imprudenza del giovane abbiano esasperato l’aggressore e non sappiamo al momento nemmeno se si trovasse o meno nelle condizioni di piena lucidità, viste le addizioni sempre più presenti nella nostra società.
Non possiamo permettere, tuttavia, che la norma diventi l’indifferenza di fronte al dolore altrui. È essenziale che ogni cittadino rifletta sul proprio ruolo nella comunità e sulle responsabilità che esso comporta, specialmente in situazioni di emergenza.
La domanda che ci dobbiamo porre è una: vogliamo essere una società che sta a guardare oppure una che agisce?
Se fosse successo a un tuo parente?
Non possiamo tollerare che le strade della nostra città diventino arene di violenza senza che nessuno muova un dito.
Una giungla di città dove non vige nemmeno la legge tribale.
È tempo di dire basta all’indifferenza e di riscoprire i valori di solidarietà e coraggio che dovrebbero caratterizzare ogni membro della nostra comunità.
Compari, jiti a travagghiari!