Le recenti dichiarazioni dei ministri delle Finanze del G20, rilasciate il 26 luglio, rappresentano un passo significativo verso una cooperazione internazionale più robusta in ambito fiscale. Per la prima volta, i rappresentanti delle economie più potenti del mondo hanno ufficialmente riconosciuto la necessità di garantire che i più ricchi contribuiscano equamente al sostegno delle finanze pubbliche.
La dichiarazione riflette una consapevolezza condivisa: la crescente concentrazione di ricchezza e potere tra i super ricchi non si traduce in un adeguato contributo al finanziamento delle politiche pubbliche. Questo status quo, che consente ai più abbienti di eludere in gran parte il dovere di solidarietà sociale, aggrava le disuguaglianze e minaccia la coesione sociale e la stabilità dei sistemi democratici.
I ministri hanno concordato sull’importanza di rafforzare lo scambio di informazioni tra le autorità fiscali nazionali, per ricostruire pienamente i patrimoni globali individuali e i redditi personali di fonte estera. Questo permetterebbe di contrastare l’occultamento offshore dei capitali e di rivedere regimi fiscali preferenziali, come quello opzionale per i neo residenti in Italia, che favoriscono l’attrazione di ricchezza dall’estero a scapito di una equa distribuzione del carico fiscale.
Un altro obiettivo chiave del G20 è l’istituzione di uno standard globale per una tassazione più equa e progressiva dei super ricchi. Questo standard dovrebbe fornire un menu di misure fiscali che i singoli Stati possano adottare, rispettando i propri contesti normativi e tradizioni fiscali.
L’agenda #TaxTheRich ha ricevuto un ampio sostegno pubblico, come dimostrano le oltre 1,5 milioni di firme internazionali raccolte a favore di una tassazione più marcata dei più abbienti, consegnate al ministro delle Finanze brasiliano, Fernando Haddad, durante il vertice di Rio. Anche l’Iniziativa dei Cittadini Europei, che promuove un’imposta europea sui grandi patrimoni, ha raccolto oltre 250.000 adesioni. Questo sostegno sottolinea l’urgenza di azioni concrete da parte dei leader del G20, che potrebbero finalmente rispondere alle crescenti richieste di giustizia fiscale globale.
Tutte parole, parole, parole, ma poi nojn se ne fa nulla e aumenta solo la sperequazione sociale.