Il 1700° anniversario del Concilio di Nicea (325 d.C.), celebrato nel 2025, rappresenta non solo un evento storico di straordinaria rilevanza per la Chiesa universale, ma un richiamo profetico all’unità visibile dei cristiani. L’intervento di Papa Francesco durante l’udienza alla delegazione del Consiglio Metodista Mondiale diventa occasione per riscoprire la centralità della fede nicena e il mandato di Cristo: “Perché tutti siano una sola cosa” (Gv 17,21). Il Concilio di Nicea non è solo una pietra miliare dogmatica, ma un faro di speranza e discernimento per l’ecumenismo contemporaneo.

Il Concilio di Nicea: contesto storico e significato teologico

Il Concilio di Nicea, convocato dall’imperatore Costantino, segnò una svolta nella storia della Chiesa. Esso rispondeva alla necessità di combattere l’arianesimo, eresia che negava la piena divinità di Gesù Cristo. La confessione del Credo Niceno, risultato fondamentale di quell’assemblea, è il simbolo della fede comune che unisce tutti i cristiani:

“Crediamo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. E in un solo Signore Gesù Cristo, Figlio unigenito di Dio… della stessa sostanza del Padre (homoousios)”.

Il termine homoousios (consustanziale) fu il cuore della disputa teologica e affermò in maniera inequivocabile la divinità di Cristo, contro ogni riduzionismo umanistico. La formulazione del Credo niceno sancì l’unità della Chiesa nella sua professione di fede e pose le basi per un dialogo teologico capace di affrontare sfide future.

L’invito del Papa: l’unità delle Chiese come risposta alla preghiera di Cristo

Papa Francesco, nel suo discorso alla delegazione del Consiglio Metodista Mondiale, ha ricordato che il Concilio di Nicea rappresenta un invito profetico all’unità dei cristiani. La ricorrenza dei 1700 anni è un richiamo alla preghiera di Gesù Cristo nell’ultima cena:

“Perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,21).

Queste parole indicano che l’unità dei cristiani non è un fine puramente umano, ma una vocazione divina e un segno profetico per il mondo. La divisione, al contrario, contraddice la missione della Chiesa e oscura la credibilità della testimonianza cristiana.

Il Papa sottolinea che l’unità si costruisce attraverso tre vie:

  • Pregare insieme: la preghiera ecumenica è il primo passo per riconoscere l’opera dello Spirito Santo nell’altro.
  • Camminare insieme nella carità: l’unità si costruisce non solo nelle dichiarazioni teologiche, ma nella vita concreta di fraternità e servizio.
  • Dialogare insieme: il dialogo è lo strumento per superare pregiudizi e incomprensioni storiche, come dimostra il lavoro della Commissione metodista-cattolica.

Il contributo della teologia di Zīzioulas all’ecumenismo

Papa Francesco ha citato Ioannis Zīzioulas, teologo ortodosso e pioniere dell’ecumenismo, il quale affermò con un linguaggio provocatorio che l’unità delle Chiese si realizzerà “il giorno dopo il Giudizio Finale”. Questo paradosso non è un invito alla rassegnazione, ma un incoraggiamento a vivere l’ecumenismo come già e non ancora: l’unità è dono escatologico di Dio, ma allo stesso tempo richiede l’impegno concreto dei cristiani nella storia.

Zīzioulas propose una teologia della comunione fondata sulla relazione trinitaria: così come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono diversi ma uno, anche le Chiese, pur nella loro diversità, sono chiamate a manifestare l’unità nella comunione.

L’eredità del Concilio di Nicea e la responsabilità contemporanea

Celebrando l’anniversario del Concilio di Nicea, siamo chiamati a riconoscere che la fede comune è più forte delle divisioni storiche. Il Credo Niceno rappresenta il fondamento teologico dell’unità cristiana e un monito contro le derive individualistiche che frammentano il Corpo di Cristo.

Nell’epoca contemporanea, caratterizzata da secolarizzazionepolarizzazione e crisi di fede, l’unità dei cristiani diventa un segno profetico della presenza di Dio nel mondo. Come afferma Papa Francesco, il nostro compito è offrire “segni di speranza che testimoniano la presenza di Dio nel mondo”.

L’ecumenismo del cuore

L’invito del Papa a “camminare insieme” è un richiamo alla conversione del cuore. L’unità non è solo il frutto di accordi teologici, ma nasce dalla fraternità vissuta nella carità. Come affermò San Giovanni Paolo II:

“L’ecumenismo è un imperativo della coscienza cristiana” (Ut Unum Sint, 8).

Il 1700° anniversario di Nicea diventa, quindi, un’opportunità per i cristiani di tutte le tradizioni di riscoprire l’essenziale della fede e di impegnarsi con rinnovata speranza verso l’unità visibile. Solo camminando insieme potremo rispondere pienamente alla preghiera di Cristo e offrire al mondo un segno di speranza: la testimonianza di un amore che supera ogni divisione.

Soli Deo Gloria.