Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha recentemente sottolineato l’attualità del messaggio di don Tonino Bello, evidenziando come le sue parole, scritte nel 1990, sembrino dettate oggi, poiché il presente ha radici nel passato. Questa riflessione assume particolare rilevanza in un contesto mondiale segnato da conflitti in Ucraina, Medio Oriente, Sudan e Myanmar.
Don Tonino Bello, vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi Italia, è stato una figura emblematica della Chiesa italiana, noto per il suo impegno instancabile a favore della pace e dei poveri. La sua spiritualità profonda e il suo approccio pastorale innovativo continuano a ispirare credenti e non credenti, offrendo una prospettiva unica sulla convivenza umana e sulla giustizia sociale.
Nel suo scritto “Nelle vene della storia. Lettera a Gesù”, don Tonino esplora il tema dell’incontro con Cristo nel “deserto” dell’esistenza umana. Questo deserto, simbolo di solitudine e riflessione, diventa il luogo privilegiato per una comunione autentica con il divino. Egli sottolinea come, in un mondo spesso frammentato e segnato da conflitti, sia fondamentale riscoprire la dimensione della solidarietà e della condivisione.
La riflessione di don Tonino sulla “logica della nudità” invita a spogliarsi delle sovrastrutture e degli egoismi personali per abbracciare una vita di semplicità e autenticità. Egli esorta le comunità cristiane a superare le divisioni interne e a promuovere una cultura dell’incontro, basata sull’accoglienza e sul rispetto reciproco.
In un’epoca caratterizzata da tensioni sociali e politiche, il richiamo di don Tonino alla “logica dell’alleanza” assume una rilevanza particolare. Egli denuncia le paure e i pregiudizi che alimentano il razzismo e l’intolleranza, invitando a riconoscere nell’altro un fratello con cui costruire una società più giusta e solidale.
La “logica della trascendenza” proposta da don Tonino spinge a guardare oltre le contingenze storiche per abbracciare una visione più ampia dell’umanità, fondata sulla pace, sulla giustizia e sulla salvaguardia del creato. Questo sguardo profetico ci invita a impegnarci attivamente per trasformare le strutture sociali ed economiche che generano ingiustizia e sofferenza.
L’eredità spirituale e pastorale di don Tonino Bello rappresenta un faro luminoso per chiunque desideri impegnarsi nella costruzione di un mondo più umano e fraterno. La sua testimonianza ci ricorda che, anche nel deserto delle nostre esistenze, è possibile incontrare Cristo e, attraverso di Lui, riscoprire la bellezza della comunione e della condivisione.
L’invito di don Tonino a “entrare nel deserto e lasciarsi scavare dalla paura dell’ignoto” ci sprona a non temere le sfide del nostro tempo, ma a viverle come opportunità per crescere nella fede e nell’amore verso il prossimo. Seguendo il suo esempio, possiamo contribuire a costruire una società più giusta e pacifica, in cui ogni persona sia riconosciuta e valorizzata nella sua dignità.
Un esempio concreto del suo impegno per la pace è la partecipazione alla marcia a Sarajevo nel dicembre 1992. Nonostante la malattia avanzata, don Tonino guidò un gruppo di 500 pacifisti nella città assediata, dimostrando con la sua presenza il valore della nonviolenza e della solidarietà. Questo gesto coraggioso rimane un simbolo potente della sua dedizione alla causa della pace e della giustizia.
Il cardinale Zuppi, riflettendo sull’attualità del messaggio di don Tonino, ci invita a riscoprire questi valori in un mondo lacerato da conflitti e divisioni. La sua esortazione a “non abituarsi mai alla guerra” e a “trovare tutte le opportunità perché si arrivi alla giustizia e alla pace” risuona come un appello urgente alla coscienza di ciascuno di noi.
In un’epoca in cui la violenza sembra prevalere, l’insegnamento di don Tonino Bello e l’impegno del cardinale Zuppi ci ricordano che la pace è possibile solo attraverso il dialogo, la comprensione reciproca e l’amore per il prossimo. È nostro dovere raccogliere questa eredità e lavorare instancabilmente per costruire un mondo più giusto e fraterno.