Nelle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti, la posizione di Donald Trump appare più precaria di quanto sembri. Sebbene sia il volto indiscusso del Partito Repubblicano, la sua sorte potrebbe essere decisa da elettori che, pur detestandolo, non possono esprimere pubblicamente la loro avversione. Questo scenario potrebbe replicare ciò che avvenne durante le elezioni del 2016, ma con un ribaltamento delle dinamiche. Nei sondaggi, intanto, è già di 6 punti sotto la Harris.
Il Fenomeno del Voto degli “Invisibili”
Nel 2016, molti elettori che appoggiavano Trump erano riluttanti a dichiarare apertamente il loro sostegno, data la natura controversa delle sue dichiarazioni e proposte. Quando venivano interrogati, sia da amici che dai sondaggisti, spesso mentivano o si dichiaravano indecisi. Questo fenomeno, noto come il “voto degli invisibili”, contribuì a ribaltare le previsioni elettorali, portando Trump alla vittoria contro Hillary Clinton. Situazioni simili si sono verificate anche in Europa, dove i partiti di estrema destra ottengono spesso risultati migliori rispetto a quanto indicato dai sondaggi.
Trump e il Controllo del Partito Repubblicano
Oggi, la situazione è cambiata. Trump ha assunto un controllo quasi totale sul Partito Repubblicano, eliminando o marginalizzando i dissidenti. In passato, c’era una fazione chiamata “Never Trump”, composta da repubblicani che si opponevano alla sua leadership, considerando il suo culto della personalità dannoso per la nazione. Tra questi c’era anche J.D. Vance, che recentemente è stato scelto da Trump come suo candidato vicepresidente, nonostante in passato avesse paragonato Trump a Hitler.
Quelli che osavano criticare Trump all’interno del partito hanno perso le primarie a favore di candidati più estremisti, hanno cambiato il loro discorso o si sono ritirati dalla politica. Un esempio lampante è Mitt Romney, uno dei pochi a criticare apertamente Trump, che ha visto diminuire la sua influenza politica dopo aver perso due elezioni presidenziali.
La Difficoltà dei Repubblicani Anti-Trump
Molti elettori repubblicani detestano Trump, ma non possono esprimere apertamente questo sentimento, nemmeno nelle loro case, senza essere considerati traditori. Saranno proprio questi elettori a decidere le prossime elezioni, esattamente come coloro che nel 2016 erano riluttanti a dichiarare il loro voto per un candidato che accusava il Messico di inviare stupratori negli Stati Uniti e che affermava di poter afferrare le donne per le parti intime.
Oggi, la retorica di Trump è ancora più radicale, con affermazioni che richiamano espressioni naziste, come l’idea di “eliminare i vermi di sinistra” o l’accusa che gli immigrati stiano “avvelenando il sangue” degli americani. Mentre per i suoi fedeli seguaci Trump potrebbe anche commettere un crimine in pieno giorno senza perdere voti, come egli stesso ha affermato, questa retorica potrebbe allontanare una parte dell’elettorato repubblicano verso i democratici.
L’Influenza delle Bolle Internet
Un altro fattore da considerare è l’effetto delle “bolle” create dai social media, dove i punti di vista estremi ricevono più attenzione rispetto al dibattito normale e moderato. Questo fenomeno alimenta la polarizzazione, con il 75% degli elettori che supporta incondizionatamente i propri candidati. Tuttavia, è la minoranza restante, il 25% degli elettori che non si riconosce negli estremi, che potrebbe decidere l’esito delle elezioni.
Nonostante Trump mantenga un forte controllo sul Partito Repubblicano, la sua retorica sempre più estrema e la crescente polarizzazione potrebbero giocare contro di lui nelle prossime elezioni. Gli elettori repubblicani che non possono esprimere apertamente il loro disprezzo per Trump potrebbero fare la differenza, proprio come fecero gli elettori indecisi nel 2016, ma questa volta a favore dei democratici. Le prossime elezioni si prospettano dunque come un momento cruciale, in cui il destino di Trump potrebbe essere deciso non dai suoi sostenitori più accesi, ma da coloro che preferiscono non esprimere pubblicamente il loro dissenso.