Un peschereccio partito dalle coste libiche e trasportava centinaia di migranti si è capovolto al largo della penisola del Peloponneso mercoledì 14 giugno. Almeno 78 corpi senza vita sono stati ripescati. Le ricerche continuano per trovare i sopravvissuti. La Grecia ha dichiarato tre giorni di lutto dopo la tragedia.
I FATTI
Un’imbarcazione che trasportava “centinaia” di migranti ha fatto naufragio mercoledì 14 giugno nel sud-ovest della Grecia.
Il peschereccio si è capovolto nelle acque internazionali al largo della penisola del Peloponneso,
Secondo l’emittente greca ERT, la nave sarebbe partita dal porto di Tobruk, nella Libia ed era diretta in Italia.
Non si sa esattamente quanti passeggeri fossero sulla barca, poiché le autorità greche hanno affermato che le persone imbarcate sul peschereccio avevano assicurato loro di essere state almeno 750 a bordo, tra cui un centinaio di bambini.
“La nave era lunga da 25 a 30 metri. Il ponte era affollato, e pensiamo che lo fosse anche l’interno”, ha detto a ERT il portavoce della guardia costiera, Nikolaos Alexiou.
In un tweet, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (IOM) ha dichiarato: “Temiamo ulteriori perdite di vite umane. I conteggi iniziali riportano 400 passeggeri».
BILANCIO
Almeno 78 persone sono annegate. Centinaia di persone sono scomparse. La guardia costiera ha chiarito che al momento del dramma nessun passeggero era dotato di un giubbotto di salvataggio.
Una vasta operazione di salvataggio iniziata mercoledì mattina ha tratto in salvo oltre 100 migranti nonostante le cattive condizioni di mare e il forte vento.
Questi sopravvissuti sono per lo più siriani (47) ed egiziani (43). C’erano anche dodici pakistani e due palestinesi, secondo le autorità greche.
I naufraghi sani e salvi “sono tutti uomini”,ha detto la portavoce della guardia costiera.
I sopravvissuti sono temporaneamente ospitati in un magazzino del porto di Kalamata per essere identificati dalle autorità, che cercano tra loro possibili scafisti.
Le cifre rendono questo naufragio “il secondo più grave del Mediterraneo, dopo quello dell’aprile 2015” quando, nel Canale di Sicilia, perirono quasi mille migranti.
LE CAUSE
Secondo il portavoce del governo, Ilias Siakantari, il motore della barca è andato in avaria poco prima delle 23 di martedì sera e la nave si è capovolta a 47 miglia nautiche (circa 87 km) da Pylos, nel Mar Ioio.
Un’immagine di scarsa qualità diffusa dalla Guardia Costiera mostrava un peschereccio blu decrepito sovraccaricato di persone, ammassate dal ponte alla prua e alla poppa, e persino sul tetto della cabina.
Secondo le autorità portuali greche, un aereo di sorveglianza dell’agenzia europea Frontex aveva individuato la barca martedì pomeriggio. Ma secondo loro, i passeggeri hanno “rifiutato qualsiasi aiuto”.
REAZIONI DEL GOVERNO GRECO
Le ricerche continuano ancora questo giovedì mattina. Due pattugliatori, un elicottero e altre sei navi continuano a ispezionare le acque del Peloponneso, una delle aree più profonde del Mediterraneo.
La Grecia proclama tre giorni di lutto nazionale.
È forte la sensazione che una simile strage si potesse evitare: Alarm Phone chiama in causa in primis la Grecia, poi Malta e infine l’Italia, perché non avrebbero prestato soccorso.
Una tragedia annunciata e di fronte alla quale Papa Francesco si dice «profondamente costernato», offrendo la sua preghiera.
Unanime il cordoglio internazionale: il segretario generale dell’Onu, António Guterres, si dice “inorridito” dal naufragio e sottolinea la necessità di “creare un corridoio sicuro” per chi è costretto a scappare dal proprio Paese.
“Ogni vita persa è una tragedia — aggiunge Maria Clara Martin, rappresentante dell’UNHCR in Grecia — Nessuno dovrebbe essere obbligato a intraprendere viaggi così pericolosi quando fugge per salvare la propria vita”.
Qualcuno ha definito storico l’accordo raggiunto l’8 giugno 2023 nel Consiglio d’Europa per i migranti.
È storico il fatto che un accordo è stato raggiunto.
Ma sul fatto che il suo contenuto rappresenti una svolta storica sull’immigrazione può nutrirsi qualche dubbio.
Gli Stati membri hanno fatto di tutto per chiudere tutte le rotte ai bambini e alle loro famiglie in cerca di sicurezza in Europa.
“Spesso l’unica opzione di queste persone, è intraprendere viaggi pericolosi in barca, e tragedie come questo affondamento ne sono l’inevitabile tragico risultato”, dice Daniel Gorevan, senior advocacy advisor di Save the Children.
Se fosse morto in mare uno svedese, apriti cielo. Muoiono centinaia di poveri extracomunitari, nessuno se ne frega. L’Europa ha falliti il progetto di civiltà e di solidarietà.