La bocciatura della legge Merz sulla “limitazione dei flussi migratori” non è solo una sconfitta per il leader della CDU, ma il simbolo di una Germania sempre più divisa e politicamente instabile. Se la proposta avesse ottenuto l’approvazione del Bundestag, avrebbe imposto misure draconiane sulle espulsioni, reso quasi impossibili i ricongiungimenti familiari e avviato controlli capillari su tutto il territorio tedesco, trasformando il tema migratorio in un vero e proprio muro blindato. Ma non è passata. E non perché il Bundestag abbia avuto un sussulto umanitario, bensì perché la legge si è rivelata un’arma elettorale troppo pericolosa per chiunque.
La strana convergenza tra CDU e AfD: un segnale inquietante
Per la prima volta nella storia del parlamento tedesco, la CDU ha visto una sua proposta sostenuta in blocco dall’ultradestra di AfD. Questo è un fatto politico di enorme rilevanza: i cristiano-democratici, il partito un tempo erede del centrismo pragmatico di Angela Merkel, si ritrovano oggi su posizioni così radicali da essere indistinguibili, almeno su alcuni punti, da chi vuole smantellare l’Unione Europea e reintrodurre il marco.
Non è un caso che proprio Alice Weidel, leader di AfD, abbia colto l’occasione per umiliare Merz, ricordando come la CDU abbia sempre respinto le loro proposte e ora tenti di appropriarsene. In altre parole, AfD si è presa il lusso di dichiarare: “Noi lo diciamo da anni, voi arrivate tardi e male”. Un gioco pericoloso per Merz, che rischia di perdere il sostegno di una parte dell’elettorato moderato senza guadagnare quello dei populisti, i quali preferiscono sempre l’originale alla copia.
Un Bundestag paralizzato dalla campagna elettorale
Il fallimento della legge Merz non ha portato a soluzioni, ma ha evidenziato quanto la politica tedesca sia ostaggio della prossima tornata elettorale. Il Bundestag non è stato un luogo di discussione legislativa, ma un’arena di scontri e slogan. Olaf Scholz, con il libro di memorie di Angela Merkel davanti a sé, ha incarnato la nostalgia di un passato in cui la Germania accoglieva i rifugiati siriani. Un’immagine potente, ma che non cambia la realtà attuale: il Paese è in crisi, diviso tra chi vuole un ritorno all’accoglienza e chi chiede un giro di vite.
Merz ha provato a spingere all’angolo SPD e Verdi, costringendoli a dichiararsi apertamente sul tema dell’immigrazione: “Siamo d’accordo sul fatto che l’afflusso di richiedenti asilo debba essere limitato, sì o no?”. Un quesito tendenzioso, volto a semplificare un problema complesso in un sì o un no da campagna elettorale. La strategia è chiara: polarizzare il dibattito, radicalizzare le posizioni e presentarsi come l’unico leader capace di “mettere ordine”.
Una Germania sempre più instabile
Al di là della bocciatura della legge Merz, la realtà è che la Germania sta attraversando una fase di instabilità senza precedenti. La CDU perde consensi, AfD continua a crescere, mentre SPD e Verdi restano intrappolati in un governo di minoranza incapace di offrire risposte convincenti. Il panorama dei sondaggi è desolante: CDU in calo al 29%, AfD in ascesa al 22%, SPD crollata al 15%, Verdi al 14%, mentre i liberali dell’FDP e la sinistra della Linke rischiano di essere irrilevanti.
La Germania si trova davanti a un bivio: continuare sulla strada della politica migratoria ispirata alla tradizione merkeliana o cedere alle pressioni di una destra sempre più aggressiva. Ma il vero problema è che il Bundestag sembra incapace di affrontare la questione con serietà. I partiti si accusano a vicenda, si contendono il consenso elettorale e, nel frattempo, i rifugiati continuano a essere il bersaglio di un dibattito sterile e strumentale.
E l’Europa?
Bruxelles guarda con crescente preoccupazione. Una Germania in crisi politica non è solo un problema interno, ma una minaccia per la stabilità dell’Unione Europea. Se Berlino inasprisse le sue politiche migratorie, il rischio di una catena di reazioni a cascata sarebbe elevatissimo: Paesi di primo ingresso come Italia, Grecia e Spagna si ritroverebbero ancora più sotto pressione, mentre i governi di destra in Polonia e Ungheria avrebbero un pretesto per irrigidire ulteriormente le proprie politiche anti-migranti.
La Germania, per decenni motore dell’integrazione europea, rischia di diventare il suo punto di fragilità. La bocciatura della legge Merz è solo il preludio di una battaglia politica che si giocherà nei prossimi mesi. E il suo esito potrebbe cambiare non solo la Germania, ma l’intero assetto europeo.