L’attentato a Trump viene osservato con preoccupazione dagli esperti di geopolitica e relazioni diplomatiche perché esacerberà le tensioni interne fragilizzando la coesione nazionale in un momento delicato a livello globale. Se Trump fosse rimasto ucciso ci sarebbe stata probabilmente una guerra civile alla quale il Paese non sarebbe stato in grado di rispondere.
L’immagine di Trump con il pugno chiuso, la faccia insanguinata e il grido «fight» (combatti) rievoca l’immagine del pugile hollywoodiano Rocky Balboa.
Joe Biden all’anniversario della NATO di pochi giorni prima confondeva invece Kamala Harris con Trump e Zelensky con Putin!
I poli fortezza-debolezza dei candidati alle prossime presidenziali si uniscono solo nella rispettiva impresentabilità.
Le cancellerie occidentali sono preoccupate per le ricadute geopolitiche delle divisioni all’interno della società americana.
“La storia rivela che la democrazia americana è sempre stata vulnerabile”, scriveva Lieberman in un articolo del 2020 su Foreign International.
Ciò che è ancora più preoccupante è l’azione persuasiva di Trump sui suoi sostenitori e lo spettro di una guerra civile.
Tutti ricorderanno coloro che arrivarono a iniettarsi nelle vene la candeggina come rimedio dal Covid-19 secondo la teoria di Trump.
Qualora il proiettile sparato dal ventenne Thomas Crooks avesse fatto centro, scriveremmo oggi una pagina diversa e più nefasta della storia.
Nessuno può negare che in America c’è in corso da tempo una guerra civile a bassa intensità, cominciata con la ribellione populista dei Tea Party contro l’establishment repubblicano negli anni di George W. Bush e quella radicale di Occupy Wall Street contro il mondo democratico negli anni di Barack Obama. Il movimento trumpiano Maga, i complottisti paranoici di QAnon, la radicalizzazione antifa degli ultimi tempi.
Trump è stato sempre un agitatore con la delegittimazione di Obama da parte del movimento dei “birther” che falsamente sosteneva che fosse nato in Kenya, con l’incitazione a sbattere in galera l’avversaria Hillary Clinton («Lock her up») e con la richiesta esplicita a una potenza straniera, la Russia, a intromettersi nei server di Hillary per diffondere il contenuto delle sue e-mail personali.
Il 6 gennaio 2021, l’assalto dei trumpisti al parlamento di Washington riunito quel giorno per ratificare l’elezione di Joe Biden fece cinque morti, centosettantaquattro guardie ferite e successivamente quattro suicidi di poliziotti che avevano provato a difendere le istituzioni democratiche.
Numerosi deputati democratici dovettero nascondersi dalla folla armata e inferocita e il vicepresidente repubblicano Mike Pence fu salvato dall’impiccagione dei forsennati per aver accettato il risultato delle urne. Trump si dichiarò fiero di questi guys e autentici patrioti.
Ci furono centinaia di arresti, decine di condanne penali e una procedura di impeachment contro Trump, depotenziata fino ad oggi grazie a giudici militanti politici della Corte Suprema ivi collocati da Trump poco prima la fine del suo mandato presidenziale.
Oggi il New York Times raccontava come a livello locale i trumpiani si siano già organizzati per ribaltare un eventuale risultato elettorale negativo e per impedire con decisioni amministrative di funzionari politici appositamente nominati la vittoria dei democratici.
Il tentato omicidio di Trump potrebbe radicalizzare ulteriormente la galassia di estremisti che lo circonda. Rafforzerebbe la loro convinzione di essere bersaglio di una vasta cospirazione dello “Stato profondo” e di trovarsi in una lotta esistenziale, vita o morte. Questo sentimento di persecuzione, già alimentato da una cultura paranoica, rischia di esplodere in manifestazioni di violenza sempre più intense e incontrollabili.
Ricorderemo di quando la leader democratica Nancy Pelosi fu l’obiettivo di una spedizione punitiva di trumpisti per ucciderla in casa sua e il marito – vivo per miracolo – fu colpito a sangue con un martello. Trump, all’epoca, ridicolizzò il sistema di sicurezza dell’avversaria politica.
A Charlottesville, nel 2017 un sostenitore di Trump travolse dei manifestanti all’opposizione uccidendo una ragazza e ferendone altri diciannove.
Il 25 maggio 2020 il nero George Floyd veniva ucciso dalla brutalità della Polizia. Trump
venne criticato per le sue dichiarazioni che minimizzavano la gravità del razzismo
sistemico e per il suo sostegno alle forze dell’ordine senza un riconoscimento
adeguato dei problemi di brutalità e discriminazione.
Durante le proteste del Black Lives Matter, Trump adottò una posizione dura, definendo i manifestanti come “teppisti” e minacciando di usare l’esercito per ristabilire l’ordine. Questo approccio esacerbò le tensioni anziché promuovere il dialogo e la riconciliazione.
Il programma radicale Project 2025 preparato dall’Heritage Foundation per assistere Trump nel ridisegnare l’America e le minacce trumpiane di perseguitare gli avversari politici, non saranno attenuate dal fatto che qualcuno abbia provato a ucciderlo.
Gli uomini hanno la memoria corta e il tentato omicidio di Trump ha neutralizzato il principale argomento contro il suo ritorno alla Casa Bianca.
Se qualcuno ha tentato di ammazzare Trump durante un comizio elettorale sarà difficle dire che il tycoon è un pericolo per la democrazia, almeno più di altri.
La rivista Limes sostiene che a distanza di quasi quattro anni dall’assalto al Campidoglio, i trumpiani si sono autodisciplinati, consapevoli che sia stato controproducente (secondo alcuni è stata una trappola per delegittimare il movimento dei “patrioti”). Benché li abbia esortati a combattere, a Trump converrebbe placare gli animi dei suoi fedelissimi. Non sarà facile perché dovrebbe superare il livore e il vittimismo che lo contraddistinguono. Ma si dimostrerebbe presidenziale e consoliderebbe le possibilità di vincere le elezioni. Nel caso incoraggiasse vendette, potrebbe perdere il voto di molti elettori moderati.
Il Wall Street Journal invita entrambi i fronti ad abbassare i toni, a cambiare retorica e comportamenti, a non usare toni apocalittici per descrivere la possibile vittoria degli avversari.
Il presidente Joe Biden ha detto in una dichiarazione di essere stato informato sull’incidente ed è stato “grato di sentire” che Trump è “al sicuro e sta bene”. Sto pregando per lui e la sua famiglia e per tutti coloro che erano alla manifestazione, mentre aspettiamo ulteriori informazioni.. Jill e io siamo grati ai servizi segreti per averlo messo in salvo. Non c’è posto per questo tipo di violenza in America. Dobbiamo unirci come una sola nazione per condannarla“.
James Patterson, presidente del dipartimento di politica dell’Università Ave Maria in Florida, ha detto a OSV News: “La mia più grande preoccupazione è la marea di teorie del complotto che probabilmente emergeranno a causa di questo, e consiglierei ai lettori di aspettare maggiori informazioni ed essere scettici su tutto ciò che leggono che non proviene da fonti ufficiali”. So che la fiducia nelle istituzioni è bassa, ma sono tutto ciò che abbiamo in questo momento”.
Tanto va la gatta al lardo, che ci lascia lo zampino…
Cina , Russia e Iran se la stanno ridendo in questo momento. La crisi interna USA indebolisce la nazione anche all’estero.