RECENSIONE: Nelle sale cinematografiche italiane, si avvicina l’ultimo giorno di proiezione di “Sound of Freedom“, un film che affronta con coraggio e senza sensazionalismi il tema drammatico della tratta dei bambini. Questo lavoro cinematografico, diretto da Alejandro Monteverde, è stato definito come un’esperienza intensa e originale che ha il potere di scuotere le coscienze.
Nel mondo di Hollywood da quasi due decenni si sono affacciati con successo cristiani impegnati nel ruolo di produttori, oltre che di registi e attori.
La scelta della distribuzione, del cast e della produzione non può sfidare le grandi industrie in termini di investimento.
La promozione di prossimità attraverso i social, l’offerta di biglietti con QR code, la sensibilizzazione nelle scuole, nei movimenti cristiani e nelle parrocchie, produce tuttavia risultati ragguardevoli in termini di spettatori contribuendo efficacemente alla trasmissione di un messaggio educativo ed evangelizzatore.
È il caso di Sound of Freedom, lanciato in questi ultimi mesi a livello internazionale e approdato nelle sale italiane.
Con un investimento di 20 milioni di dollari ha guadagnato il nono posto della classifica di tutti i film di successo del 2023 registrando solo negli USA un incasso di oltre 184 milioni di dollari sui quasi 250 milioni di dollari in tutto il mondo.
In 130 minuti, il film, dalla libera interpretazione di una storia vera, affronta il tema della tratta dei bambini a scopo sessuale con un modo di narrare che non poteva essere scontata.
È la storia di una bambina che, con il fratellino più piccolo, da Tegucigalpa è rapita con inganno da trafficanti di esseri umani per cadere nella rete dello sfruttamento pedofilo in Colombia.
La miseria morale abbassa le difese contro i criminali affabulatori che vendono sogni di benessere che si trasformano presto in incubi ad occhi aperti.
Il protagonista è interpretato da Jim Caviezel, già noto per il ruolo di Gesù nel The Passion di Mel Gibson.
Questa volta è nuovamente un “salvatore” per dei bambini ridotti in schiavitù e abusati.
Nella trama del film Jim Caviezel è Tim Ballard, un agente di polizia – realmente esistito – che dopo aver arrestato 288 pedofili negli Stati Uniti, non aveva mai visto o salvato direttamente un bambino.
Ballard, sensibilizzato da un collega, decide di dedicarsi alla ricerca e al salvataggio di due bambini honduregni e si impegna con determinazione, affrontando innumerevoli ostacoli che mettono a rischio la sua carriera, la sua vita familiare e persino la sua stessa esistenza. Spinto dall’impellente necessità di proteggere questi bambini, si avventura in Colombia, affrontando situazioni estremamente pericolose, infiltrandosi nel vile e distorto mondo del traffico di esseri umani.
La traduzione cinematografica della storia è affidata al regista messicano Alejandro Monteverde noto soprattutto per “Bella”.
Si trattava di un film pro-life del 2006 dove il protagonista era Eduardo Verástegui che in Sound of Freedom è ora nel ruolo del magnate buono Paulo Delgado.
Il film, girato principalmente a Cartagena de Indias e a Calexico, si apre e si chiude con il canto di Rocio Aguillar (Cristal Aparicio), la bambina rapita con il fratellino Miguel (Lucás Ávila) rara nota poetica in una sceneggiatura abbastanza prevedibile che ha il merito però di conservare il pudore e la dignità delle vittime.
Il tema del film indigna lo spettatore, ma non spegne la speranza scuotendo l’animo e sensibilizzando a un impegno sociale più fattivo.
Benché il fenomeno della tratta dei bambini sia agghiacciante e diffuso con una crescita del 5000% negli ultimi dieci anni, pochi hanno avuto il coraggio di parlarne e portare nel cinema una storia vera, quella del poliziotto Tim Ballard, fondatore di Operation Underground Railroad, un’organizzazione no-profit impegnata a scoprire le reti di sfruttatori e pedofili, smantellando la tratta di bambini vittime del turismo sessuale.
Come rivelato dai titoli di coda, bambini e bambine, di 6, 8, 12 anni, sono strappati con l’inganno alle proprie famiglie e portati anche a migliaia di chilometri di distanza, nelle mani degli “orchi”: sfruttatori, rapitori e pedofili, spesso descritti come “normali” uomini o donne, magari con altri affetti e relazioni “normali”, ma anche crudeli carnefici dell’innocenza di tanti. Un giro d’affari di 150 miliardi di dollari all’anno, tanto per dare un’idea delle dimensioni del fenomeno.
Questa narrazione mette sotto accusa i governi, gli interessi economici e i circuiti criminali, evidenziando come i “clienti” trattino i bambini come semplici oggetti senza vita. Si tratta di una questione di interesse pubblico, priva di connotazioni religiose, di nemici identificati o di posizioni eticamente distinte. L’obiettivo è esclusivamente quello di mostrare la gravità dello sfruttamento dei bambini in tutto il mondo, sollevando interrogativi su come tutto ciò possa essere tollerato.
Realizzato con la collaborazione della 20th Century Fox nel 2019, il film non ha visto la luce a causa dell’acquisizione della Twenty da parte della Disney, che ne ha bloccato la distribuzione per cinque anni. Successivamente, la Angel Studios ha acquistato i diritti e ha promosso una strategia innovativa di vendita online dei biglietti, contribuendo significativamente al successo del film nelle sale.
Pur rappresentando un’area culturale ben definita, come dimostrano le vicissitudini di Mel Gibson dopo il successo di “The Passion”, il messaggio del film rimane neutrale dal punto di vista religioso.
L’unica concessione alla fede sembra essere il motivo che spinge Ballard/Caviezel all’azione: la convinzione che “i figli di Dio non sono in vendita“, frase questa del riuscito personaggio denominato Vampire (Bill Camp) che aiuterà Tim a muoversi nella complicata e complessa Colombia dei criminali e dei guerriglieri..
Il film è stato oggetto di ostacoli, critiche e blocchi, etichettato ingiustamente come fondamentalista, affiliato a Trump o complottista.
Esiste negli USA, principale portafoglio clienti dello sfruttamento sessuale infantile, una deriva teocon nel modo di vivere il cristianesimo, ma questo non può sminuire la validità del progetto di Sound of freedom, l’attualità del messaggio e un successo che gli è stato decretato dal botteghino.
Sono andata a vedere questo film a Roma. Mi ha angosciata. Non sapevo cosa ci fosse dietro i traffici degli esseri umani. È orrendo. Un plauso a chi ha avuto questa idea cinematografica e al poliziotto Tim.
Sto cercando questo film. Lo proiettano ancora in qualche sala. Ho letto alcune informaizoni su internet. Molto interessanti. Se non fosse stato per voi non ne avrei saputo nulla.
Un articolo magistrale per sensibilizzare su un fenomeno troppo spesso dimenticato. Grazie!