Il saio indossato da San Francesco d’Assisi e dai suoi seguaci ha attraversato secoli di storia, evolvendo sia nei colori che nel significato simbolico. Non solo un semplice capo d’abbigliamento, il saio rappresenta l’umiltà, la povertà e la spiritualità francescana. Tuttavia, il colore del saio, inizialmente modesto e terreo, ha assunto nel tempo nuove sfumature e significati, anche in relazione anche alla devozione mariana e a eventi storici. Uno dei casi più affascinanti è legato alla tonaca originale cinerina di San Francesco, conservata nel Sacro Convento, e alle “toppe” marroni provenienti dal mantello di Santa Chiara, un atto di amore e condivisione che ci invita a riflettere sulla profonda connessione tra Francesco e Chiara.
Il colore secondo San Francesco
San Francesco non prescrisse mai un colore specifico per i suoi seguaci, ma nella Regola esortava i frati a indossare «abiti vili», simbolo di umiltà e povertà. La sua ispirazione era chiara: gli abiti dovevano essere semplici, poco appariscenti e funzionali alla vita di penitenza e preghiera. Un’immagine che amava evocare era quella dell’allodola, con il suo piumaggio color terra, un richiamo diretto al rapporto dell’uomo con la creazione e alla povertà come valore fondante della vita religiosa.
Già nel 1240, cronisti inglesi descrivevano i frati minori vestiti con tonache grigie, e verso il 1260, nelle costituzioni di Narbona, San Bonaventura vietava l’uso di colori troppo vistosi come il nero e il bianco. Il grigio terreo diventava così il colore distintivo dei primi francescani, un simbolo di austerità e distacco dal mondo materiale.
Le evoluzioni nel colore del saio
Con il passare del tempo, l’Ordine francescano si suddivise in diverse correnti, ognuna delle quali adottò differenti colori per i propri abiti.
1. Frati Minori Conventuali: Passarono dal grigio cenere al nero. Il motivo principale per cui i Frati Minori Conventuali adottarono l’abito di colore nero nel 1823 fu legato a una serie di cambiamenti pratici, storici e culturali che interessarono l’Ordine nel corso del tempo. L’adozione del nero, simbolo di austerità, fu influenzata da vari fattori:
Influenza culturale e pratica: Durante il XIX secolo, il nero era diventato un colore comune e pratico per l’abbigliamento religioso e civile in tutta Europa. La scelta del nero, già diffuso tra altri ordini religiosi, rispondeva anche a esigenze pratiche, poiché era un colore che si sporca meno facilmente e conferiva un aspetto più sobrio e uniforme.
Distinzione tra le famiglie francescane: Il nero permetteva ai Conventuali di distinguersi dalle altre famiglie francescane, come i Frati Minori Osservanti e i Cappuccini, che avevano adottato rispettivamente il marrone e il marrone-castagno. Questa differenziazione visiva era importante, dato che nel corso dei secoli l’Ordine francescano si era frammentato in diversi rami, ciascuno con proprie peculiarità spirituali e giuridiche.
Tradizione di stabilità: I Frati Conventuali erano considerati la famiglia francescana che si era stabilita maggiormente nelle città e nelle grandi istituzioni religiose, con un maggiore coinvolgimento in attività accademiche e amministrative. Il nero venne visto come un colore più formale, che rifletteva meglio il loro impegno nella vita comunitaria, apostolica e nell’insegnamento, distanziandosi dal più umile grigio o marrone legato alla povertà e alla vita eremitica.
Modifiche nelle Costituzioni: Le Costituzioni del 1803 mantenevano ancora l’obbligo dell’abito cinerino (grigio), ma il cambiamento culturale e pratico di inizio Ottocento portò a una transizione graduale verso il nero. Questo cambiamento fu formalizzato nelle successive costituzioni e divenne lo standard ufficiale dell’Ordine.
2. Frati Minori Osservanti: Nel 1895, con l’unificazione delle varie famiglie francescane sotto Papa Leone XIII, adottarono ufficialmente il marrone, riflettendo il ritorno alla semplicità e alla sobrietà dei primi francescani.
3. Frati Minori Cappuccini: Nel 1912, i Cappuccini optarono per un abito marrone-castagno, simbolo di povertà e umiltà, rimanendo fedeli all’originaria ispirazione di Francesco.
Il voto francescano di difesa dell’Immacolata Concezione e l’abito grigio-blu
Un momento cruciale nella storia dei francescani riguarda la difesa dell’Immacolata Concezione di Maria, dottrina teologica ancora non dogmatizzata fino al 1854.
I frati francescani fecero il voto di difendere l’Immacolata Concezione nel XVII secolo, durante il periodo in cui questa dottrina era ancora oggetto di dibattito teologico.
Sebbene la Chiesa cattolica non avesse ancora proclamato ufficialmente il dogma dell’Immacolata Concezione — che sarebbe stato dichiarato solo nel 1854 da Papa Pio IX — i francescani furono tra i principali sostenitori di questa verità teologica. Difesero la convinzione che Maria fosse stata concepita senza peccato originale, contro le obiezioni di altre scuole teologiche, in particolare quella domenicana.
In Spagna, questo voto di difendere l’Immacolata Concezione si manifestò anche simbolicamente attraverso l’adozione di abiti di colore azzurro, associato tradizionalmente alla Vergine Maria. I frati francescani spagnoli, per mostrare il loro impegno nella difesa di questa dottrina, iniziarono a indossare tonache azzurre. Questo gesto non solo evidenziava la loro devozione mariana, ma era anche una dichiarazione visibile del loro sostegno teologico a una verità che sarebbe diventata dogma solo diversi secoli dopo.
Il periodo in cui i frati adottarono l’abito azzurro in Spagna è generalmente collocato tra il XVII e XVIII secolo, quando la devozione all’Immacolata Concezione era particolarmente forte nel mondo cattolico iberico. Questa scelta rappresentava non solo un atto di fede, ma anche una posizione teologica in un contesto in cui il dibattito sull’Immacolata Concezione era ancora acceso.
L’elemento azzurro e la devozione mariana nelle congregazioni recenti
Nel corso degli ultimi secoli, alcune famiglie francescane, soprattutto quelle di più recente fondazione, hanno scelto di adottare l’azzurro nei loro abiti, un colore tradizionalmente associato alla Vergine Maria. Questa scelta riflette la fusione tra l’ispirazione francescana e la spiritualità mariana, segno di una crescente devozione verso Maria Immacolata. Tale evoluzione cromatica è particolarmente evidente nelle congregazioni femminili, ma anche alcune maschili ne hanno seguito l’esempio, creando un legame tra la povertà di San Francesco e la purezza di Maria.
La scoperta del saio di San Francesco e il legame con Santa Chiara
Uno dei ritrovamenti più affascinanti e significativi legati alla storia del saio di San Francesco riguarda la sua tonaca, esposta nel Sacro Convento di Assisi. Questo abito, usurato e rattoppato, presenta 31 pezze, di cui 19 di colore marrone, tutte cucite con cura e provenienti dal mantello di Santa Chiara, anch’esso conservato nella Basilica di Assisi a lei dedicata. La studiosa tedesca Mechthild Flury-Lemberg, esperta di restauro di antichi tessuti, ha condotto un’osservazione scientifica dei due abiti, confermando che queste pezze marroni furono tagliate dal mantello di Chiara e cucite da una sola mano, probabilmente la stessa Chiara.
Questa scoperta suggerisce che Chiara, con un gesto d’amore e di condivisione della povertà, abbia riparato personalmente la tonaca del Poverello. Secondo la studiosa, è possibile che Chiara abbia eseguito queste riparazioni sia durante la vita di Francesco, sia dopo la sua morte, come ultimo atto d’amore. Il cardinal Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia, ha commentato questa scoperta definendola un simbolo della condivisione della povertà, che legava profondamente Francesco e Chiara.
Monsignor Felice Accrocca, studioso del francescanesimo, ha osservato come il rapporto tra Francesco e Chiara fosse non solo spirituale, ma anche di autentica amicizia umana, vissuta nella libertà dello Spirito. Non è quindi sorprendente che Chiara abbia voluto rattoppare la tonaca di Francesco, un gesto che testimonia la loro profonda comunione spirituale.
Il significato dei rattoppi e la fragilità umana
I rattoppi presenti sulla tonaca di San Francesco non sono solo una questione di praticità o necessità, ma diventano un potente simbolo della fragilità dell’essere umano. Padre Enzo Fortunato, nel suo articolo sulla rivista San Francesco, riflette sul parallelismo tra la tunica rossa di Gesù, intatta e non strappata, e la tonaca grigia di Francesco, piena di rattoppi e lacerazioni. Mentre la tunica di Gesù rappresenta l’immagine divina intatta che è in ogni essere umano, la tonaca di Francesco simboleggia la fragilità e i limiti dell’uomo, inevitabilmente segnato dalle prove della vita.
Fortunato ricorda anche che Francesco, morente, chiese che la sua tonaca fosse coperta di sacco, un ulteriore segno della sua totale adesione alla povertà. I colori marrone e grigio della sua tonaca naturale richiamano la terra e la cenere, non solo come humus, ma come simbolo della capacità di generare vita pur nella finitudine terrestre e del legame profondo che unisce ogni persona alla creazione, tema che risuona anche nell’Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco.
Il saio di San Francesco e i colori adottati dalle diverse famiglie francescane non rappresentano semplicemente una scelta estetica, ma incarnano un profondo significato spirituale e teologico. Dalla tonaca grigia e marrone del Poverello, riparata con i pezzi del mantello di Chiara, fino all’adozione del grigio-blu e dell’azzurro per riflettere la devozione mariana, ogni colore è un simbolo di povertà, umiltà, condivisione e fede. La tonaca di San Francesco, con i suoi rattoppi, diventa un simbolo potente della fragilità umana, ma anche della capacità di rinascere e di generare vita, proprio come la terra a cui il saio richiama.