Lo scorso 19 gennaio, Emmanuel Macron ha pronunciato a Strasburgo un discorso per l’inizio del mandato di presidenza della Francia all’Unione Europea.
Le sue proposte per l’Europa si sintetizzano nella riaffermazione dello Stato di diritto nei singoli Paesi, l’autodeterminazione strategico-militare, la riorganizzazione della sorveglianza delle frontiere continentali, la tecnologia digitale al servizio del mercato, la difesa dell’ambiente e il diritto all’aborto.
La stampa francese ha stimmatizzato la strumentalizzazione della tribuna offerta dal Parlamento Europeo per la campagna elettorale di Macron in vista delle prossime elezioni presidenziali nazionali.
Quanto al “diritto all’aborto”, senza subito entrare nel merito di un giudizio etico, peraltro inevitabile quando si parla di persona e di vita umana, i propositi del presidente Macron sono in contraddizione con la sua precedente e recente campagna del “figlio ad ogni costo”.
Secondo la visione macroniana, il venire al mondo, infatti, diventa un’opzione soggettiva assoluta che prescinde dalle garanzie sociali, economiche e soprattutto affettive ed educative di cui dovrebbe godere la persona per un suo sviluppo integrale.
Se così non fosse, colta la premessa iniziale di elusione nel dibattito da riferimenti assiologici, si ipotecherebbe per lo Stato la moltiplicazione di casi sociali in cittadini disadattati e con problematicità.
Il paradigma politico attuale – non solo in Francia – è l’assenza di una visione strategica per il bene del Paese.
La preoccupazione principale, infatti, è il tatticismo sul come rimanere al potere mettendo in cantiere progetti di legge che interessino minoranze ideologizzate alle quali la massa popolare ha delegato il dovere di partecipazione attiva e corresponsabile alla vita dello Stato.
La riaffermazione dello “stato di diritto” in ambito europeo, inoltre, vuole porsi a baluardo delle garanzie costituzionali per il cittadino e, nell’esercizio di un’autentica democrazia, tutelare le minoranze e gli indifesi.
Ça va sans dire, che l’essere più indifeso – da un punto di vista politico – è il bambino nel grembo della madre.
Il manifesto di Macron vuole entrare in polemica con l’Ungheria sovranista di Orban e la cattolica Polonia che hanno invece fatto della tutela legislativa alla vita nascente un denominatore comune di consensi.
La difesa dell’ambiente, infine, è in contraddizione con il cosiddetto “diritto all’aborto” invocato da Macron.
C’è una debolezza sia in termini politici, in quanto legiferare sull’aborto è di competenza dei singoli Stati, sia in termini logici in quanto la visione olistica del creato non può prescindere da un’ecologia sull’uomo.
Purtroppo alla povertà di idee sul piano politico si accompagna la povertà di alternative all’attuale classe politica: “Ogni popolo ha il governo che si merita”.