La recente decisione di Lucia, Manfredi e Fiammetta Borsellino di citare in giudizio lo Stato per il depistaggio sulla strage di via D’Amelio rappresenta un nuovo capitolo in una storia già intrisa di oscurità e complotti. Questa mossa legale accusa direttamente la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero dell’Interno di essere complici nel depistaggio delle indagini relative all’attentato che costò la vita al loro padre e a cinque agenti della sua scorta nel luglio 1992.
Il depistaggio, orchestrato da alcuni esponenti delle forze dell’ordine, coinvolge falsi pentiti e dichiarazioni manipolate, come quelle di Vincenzo Scarantino, che si rivelarono completamente false. Questo episodio mette in luce le gravi falle del sistema giudiziario italiano, dove prove dichiarative da collaboratori di giustizia possono distorcere la verità per decenni.
Uno dei punti più controversi è la sparizione dell’agenda rossa di Borsellino, un elemento cruciale che potrebbe contenere appunti sulle indagini che il giudice stava conducendo. Secondo le recenti sentenze, non fu la mafia a far sparire l’agenda, ma presumibilmente esponenti dei servizi segreti deviati o altre istituzioni. La gestione della borsa di Borsellino e l’assenza di una relazione ufficiale sul suo contenuto gettano ulteriori ombre su un caso già pieno di incertezze. La gestione della borsa di Paolo Borsellino, con la sua agenda rossa scomparsa, rappresenta un’altra grave omissione. Nonostante le forti sospetti sui servizi segreti deviati, la verità ufficiale non è ancora stata completamente chiarita, e il caso continua a suscitare dubbi e polemiche.
Borsellino, come il suo amico e collega Giovanni Falcone, era arrivato molto vicino a scoprire i legami tra la mafia e alcune frange deviate dello Stato. Le loro indagini avevano toccato nervi scoperti all’interno dei servizi segreti e di alcune istituzioni politiche. Tuttavia, la trattativa Stato-Mafia come intesa formalmente iniziò dopo la loro morte, nel tentativo di trovare un accordo per cessare la stagione delle stragi. Questa trattativa mirava a stabilire un’intesa tra alcuni funzionari dello Stato e i capi mafiosi per fermare la violenza in cambio di concessioni, e fu seguita da accordi segreti per gestire gli appalti pubblici e mantenere un equilibrio di potere. Le indagini sui pubblici appalti iniziarono ben prima della loro morte e rivelarono un sistema corrotto in cui politici favorivano imprenditori mafiosi in cambio di voti. Questo sistema corrotto di scambio di favori non solo consolidava il potere della mafia, ma indeboliva anche le istituzioni democratiche italiane, rendendo estremamente difficile l’opera di magistrati come Borsellino e Falcone.
Un aspetto poco noto ma fondamentale delle indagini di Borsellino e Falcone riguardava il sogno indipendentista della Sicilia di diventare un satellite americano con l’aiuto della mafia. Durante la Guerra Fredda, la Sicilia era vista come una base strategica nel Mediterraneo, e c’erano piani per utilizzare la mafia per stabilizzare la regione e contrastare l’influenza comunista. Questo progetto coinvolgeva l’organizzazione Gladio, una struttura paramilitare segreta con legami con la CIA, che avrebbe collaborato con la mafia per mantenere il controllo sulla regione e assicurare che rimanesse allineata con gli interessi occidentali. Queste relazioni complesse e pericolose tra servizi segreti, mafia e politica italiana hanno contribuito a creare un contesto in cui le verità più scomode sono state occultate con ogni mezzo necessario.
La decisione dei figli di Borsellino di procedere legalmente contro lo Stato rappresenta non solo una ricerca di giustizia per il loro padre, ma anche un tentativo di portare alla luce le verità nascoste su una delle pagine più oscure della storia italiana. La loro azione è un richiamo potente all’importanza della trasparenza e della responsabilità istituzionale, nella speranza che un giorno si possa rendere piena giustizia a Paolo Borsellino e a tutte le vittime della strage di via D’Amelio. Questo nuovo capitolo potrebbe essere fondamentale per comprendere finalmente la portata dei legami tra mafia, politica e istituzioni statali, e per garantire che simili ingiustizie non possano ripetersi in futuro.