INCHIESTA: L’Agenzia di stampa Associated Press (AP) ha cercato di analizzare le polarizzazioni presenti all’interno del cattolicesimo degli Stati Uniti. Un’inchiesta interessante e funzionale anche ai fini elettorali. A sorpresa risulta che i giovani sono più sensibili agli aspetti dottrinali e al decoro liturgico rispetto agli adulti della generazione dei loro padri.
Il panorama della vita cattolica negli Stati Uniti sta subendo una profonda trasformazione gettandosi alle spalle la stagione contestataria coincisa storicamente con il dopo Concilio.
Dopo lo scandalo dei preti pedofili, la Chiesa sembra oggi autopurificarsi a partire dalla base e ancor di più dalle nuove generazioni.
Un recente articolo dell’Associated Press ha approfondito questo cambiamento, evidenziando un ritorno alla tradizione all’interno della Chiesa, in particolare tra i giovani cattolici e il giovane clero.
Questo cambiamento non sempre indica un rifiuto del Vaticano II, ma rischia di costruire un cattolicesimo di tipo gnostico o pietistico che riporterebbe il clero al centro di un potere non conforme al suo ministero e strumentalizzabile dal potere temporale.
Una formazione sacerdotale del passato incentrata sulla solo disciplina e la parvenza esteriore, ha dato come risultato il fenomeno del caso spotlight. Senza nessuna connessione con la reale vita sociale e nel disprezzo della psicologia, l’onestà storica e intellettuale presenta come dato di fatto le derive scandalose e a volte criminali che tanto hanno ferito la Chiesa di Cristo.
La cultura odierna, più iconica che retorica, cerca semplificazioni della fede e il diaframma tra il sensus fidei e il sensus Ecclesiae si assottiglia di conseguenza.
Il tradizionalismo liturgico, di moda tra i giovani, costituisce solo una delle manifestazioni di questo fenomeno.
È interessante notare come molti giovani cattolici e i sacerdoti che abbracciano la tradizione spesso citano, benché superficialmente, i documenti del Vaticano II come fondamento delle loro convinzioni e pratiche.
Nella Prima Guerra del Golfo il mainstream mediatico è stato utilizzato per depotenziare gli inviti di pace dell’allora pontefice San Giovanni Paolo II attraverso un dossieraggio ai danni di alcuni preti delle diocesi USA.
Benedetto XVI non ha ebbe, a sua volta, un rapporto facile con la stampa, ma sotto il suo pontificato si stavano imponendo i social media che avrebbero permesso a gruppi ristretti, ma organizzati, di fare opinione.
È stato soprattutto Papa Francesco ad entrare nel tritacarne dei social media, mentre le grandi testate entravano molto bene in dialogo con lui, più che con i predecessori.
I giovani, tuttavia, sono grandi fruitori delle piattaforme Facebook, You Tube, Instagram dove abbondano bufale dai contenuti seducenti e fuorvianti.
Continuano ad abbeverarsi da questi pozzi avvelenati e trovano un’offerta comunicativa abbondante nei gruppi ultratradizionalisti o comunque polemici al pontificato attuale.
A sua volta va detto che la teologia liberal e progressista postconciliare statunitense non è priva di colpe: buona parte dei teologi cattolici progressisti nel postconcilio negli USA ha consegnato la tradizione cattolica a un passato che immaginavano passato per sempre. Questo ha aperto la strada al sequestro della Tradizione da parte dei tradizionalisti.
La teologia americana si trova ora a dover confrontare la questione della relazione tra il magistero e la sua dimensione storica. Il concetto di Tradizione intesa come mera continuità si sposa bene con il fondamentalismo biblico americano. Questo neo-tradizionalismo, che respinge il Concilio Vaticano II, si configura come la versione cattolica del fondamentalismo protestante americano.
Un’altra dimensione cruciale è quella politica: assistiamo, in sostanza, a un ritorno dell’antiliberalismo cattolico in un’America dove la ricezione del pontificato di Francesco continua a sollevare interrogativi e tensioni.
La corrente dei neoconservatori cattolici, capitanata da figure come Novak, Neuhaus, Weigel e Sirico, si manifesta negli Stati Uniti durante la presidenza di Reagan e trova solidità sotto Bush Jr., consolidando un’egemonia significativa nella Chiesa nordamericana e, di conseguenza, nel panorama cattolico globale.
Attraverso una transizione verso posizioni più conservative, un gruppo di intellettuali cattolici provenienti dall’ambito progressista dà vita a una nuova interpretazione dell'”americanismo cattolico”, focalizzandosi su due aspetti principali: l’adesione del cattolicesimo al modello capitalista e la partecipazione alle “cultural wars”, ossia le battaglie culturali per la difesa di valori ritenuti fondamentali, con particolare attenzione alla difesa della vita non ancora nata.
Questa fusione di orientamento “pro-life” e difesa del capitalismo risulta singolare, poiché non tiene conto del fatto che proprio il capitalismo possa legittimare la mentalità edonista che giustifica il “diritto” all’aborto.
In Italia, una corrente simile, nota come teocon, emerge negli anni ’90 e continua fino al primo decennio del nuovo millennio. La Fondazione Magna Carta di Marcello Pera e Il Foglio di Giuliano Ferrara diventano punti di riferimento per questo movimento, il cui obiettivo è unire una lotta etica sui “valori non negoziabili”, la difesa dell’Occidente “cristiano” contro il relativismo e l’Islam, e un sostegno pieno alla guerra americana in Iraq. L’obiettivo è creare un blocco liberal-conservatore-cattolico di ispirazione anglosassone.
Sebbene il progetto venga compromesso dall’esito disastroso della guerra in Iraq e dalla crisi economica globale, rimane il fatto che molti dei principali oppositori dell’attuale pontificato in Italia provengono ancora dal mondo neoconservatore.
Il Concilio Vaticano II, convocato nei primi anni ’60, ha aperto un periodo di significativa riforma all’interno della Chiesa Cattolica, toccando ogni aspetto della sua vita, dalla liturgia alla teologia.
Le riforme miravano ad inculturare il linguaggio della Chiesa nel mondo contemporaneo, portando a cambiamenti come l’adozione delle lingue vernacolari nella liturgia e un maggiore enfasi sulla partecipazione dei laici.
Tuttavia, gli effetti di queste riforme sono stati molteplici. Mentre alcuni hanno accolto i cambiamenti come una boccata d’aria fresca, altri li hanno visti come un allontanamento dalla tradizione e un indebolimento della dottrina della Chiesa.
Nel corso degli anni, un crescente segmento dei cattolici negli Stati Uniti ha manifestato insoddisfazione per quello che percepiscono come una perdita di riverenza e un indebolimento dell’ortodossia teologica.
L’articolo dell’AP getta luce su questa divisione, notando che una generazione più giovane di cattolici, inclusi sia i laici che il clero, è sempre più attratta da espressioni più tradizionali della fede. Questo trend si riflette nelle preferenze per pratiche liturgiche tradizionali, come il canto gregoriano e l’uso del latino, oltre a un rinnovato focus sull’ortodossia dottrinale.
Il rinnovato interesse per il cattolicesimo tradizionale sembra sia per i giovani una connessione più profonda con il ricco patrimonio della tradizione cattolica.
Se non ci si ferma alla nostalgia per un passato che non hanno mai conosciuto e si proietta in un impegno dinamico con il presente e il futuro della Chiesa può essere un momento di maturazione del cattolicesimo americano: una sintesi di tradizione e innovazione che promette un futuro luminoso per la Chiesa.
Il cambiamento descritto dall’articolo dell’AP se da un lato contrappone tradizione e modernità, rivela al contempo che i giovani cattolici cercano di integrare le verità senza tempo della fede con le sfide contemporanee dei nostri tempi.
Una visione del cattolicesimo che è fedele al suo patrimonio e sensibile alle esigenze dell’età presente non può mettersi all’ascolto del popolo di Dio a partire dai giovani ai quali le generazioni passate non hanno saputo o voluto intercettarne le esigenze.