Nel dibattito pubblico europeo è frequente sentire affermazioni che dipingono i migranti come un’onda monolitica di fede musulmana, pronta a invadere il Vecchio Continente. Tuttavia, i dati reali dipingono un quadro ben diverso, che sfida questo luogo comune e rivela una realtà molto più complessa e diversificata.

Secondo un’indagine del Pew Research Center, tra i 281 milioni di migranti internazionali nel mondo, quasi la metà è cristiana (47%), mentre meno di un terzo (30%) è musulmana. Questa differenza si amplifica ulteriormente in Europa, dove il 56% dei migranti è di fede cristiana e solo il 18% è musulmano. L’Italia, ad esempio, ospita 3,6 milioni di migranti cristiani, pari al 56,2% del totale, mentre i musulmani rappresentano solo il 24,2%.

Un’Europa più cristiana tra i migranti

I numeri smentiscono la narrazione di una presunta “islamizzazione” dell’Europa tramite i flussi migratori. Non solo i cristiani sono più numerosi tra i migranti, ma la loro presenza è cresciuta in termini relativi rispetto al passato. In Italia, ad esempio, la quota di migranti musulmani è diminuita dal 31,2% del 1990 al 24,2% nel 2020, mentre quella cristiana è aumentata.

Le radici globali dei migranti cristiani

Gli Stati Uniti sono la meta principale per i migranti cristiani, seguiti da Germania, Russia e Regno Unito. Anche l’Italia figura tra i primi dieci Paesi di destinazione. Sul fronte opposto, i migranti musulmani tendono a dirigersi verso nazioni a maggioranza islamica, come Arabia Saudita e Turchia. Questo evidenzia come la composizione religiosa dei flussi migratori non sia un fenomeno uniforme e risenta delle dinamiche culturali, economiche e sociali di ogni regione.

Un cambiamento lento ma costante

Dal 1990 al 2020, la composizione religiosa dei migranti è rimasta sorprendentemente stabile, con il 47% di cristiani e circa il 30% di musulmani. Nonostante l’aumento assoluto del numero di migranti – passato da 154 milioni a 281 milioni in tre decenni – i rapporti percentuali tra le diverse confessioni religiose sono cambiati di poco. Questo dato smentisce l’idea che i flussi migratori stiano radicalmente alterando l’identità religiosa globale.

Un appello a sfatare i pregiudizi

I numeri raccontano una storia che spesso viene ignorata nel discorso politico e mediatico: la migrazione non è un fenomeno unidimensionale né dominato da una sola religione. La presenza di cristiani tra i migranti è non solo rilevante, ma addirittura predominante in molte regioni, Europa inclusa.

A fronte di queste evidenze, appare chiaro che parlare di “invasione musulmana” non solo è scorretto, ma rischia di alimentare inutili tensioni sociali. Le migrazioni, come ricorda il Vangelo, sono storie di persone e famiglie che cercano una vita migliore, al di là delle differenze religiose. Sta a noi accogliere questa realtà con spirito di verità e solidarietà.