Il Vaticano, con la sua millenaria tradizione e influenza globale, è stato spesso al centro di miti e leggende, tra cui quello di possedere uno dei più antichi e sofisticati servizi segreti al mondo. Mikael Corre, inviato speciale del giornale francese La Croix, analizza oggi questa affascinante questione nel suo recente articolo.
Un servizio di intelligence “tra i più antichi del mondo”?
L’idea di un servizio segreto vaticano che operi da secoli è stata ripresa recentemente durante un’intervista televisiva su LCI, dove l’autore Bruno Fuligni ha definito il Servizio d’Informazione Vaticano (SIV) “il più antico servizio di intelligence in attività”. Fuligni ha spiegato che, a differenza di altre grandi agenzie come la CIA, il Mossad o il MI6, il Vaticano ha potuto beneficiare di una straordinaria continuità storica, mantenendo reti globali attraverso confraternite, ordini religiosi e nunziature.
Tuttavia, secondo gli storici, questa visione romantica è solo parzialmente vera. Il SIV, formalmente istituito durante la Seconda Guerra Mondiale, è solo uno dei capitoli di una storia più complessa che affonda le radici nel XVI secolo.
Le origini storiche dell’intelligence vaticana
L’uso di reti di informazione da parte della Chiesa cattolica può essere fatto risalire al cardinale Antonio Ghislieri, futuro Papa Pio V, che nel XVI secolo istituì una struttura chiamata “Santa Alleanza”. Questo servizio si occupava di monitorare le attività della corte di Londra, considerata scismatica.
Nel XIX secolo, nonostante la dissoluzione della Santa Alleanza, il Vaticano continuò a utilizzare metodi di intelligence per infiltrare movimenti rivoluzionari e nazionalisti. Con il pontificato di Pio X (1903-1914), nacque un nuovo sistema di sorveglianza: la Sapinière (Sodalitium Pianum), un’organizzazione che mirava a contrastare i modernisti e i liberali. Sebbene il suo ruolo sia stato talvolta esagerato, la Sapinière rappresenta un esempio significativo della capacità del Vaticano di adattare le sue strategie di informazione alle sfide del tempo.
Il suo motto era ‘Per la Croce e con la spada’ e lo scopo era la difesa dell’integrità dell’Istituzione pontificia. Parliamo naturalmente di un tempo nel quale esisteva ancora lo Stato Pontificio…
In relazione al loro funzionamento, si trattava di una rete di preti senza paura, pronti a tutto e pure a morire, soldati nell’ombra agli ordini del Papa.
Il SIV durante la Seconda Guerra Mondiale
Il Servizio d’Informazione Vaticano (SIV) fu istituito ufficialmente nel 1939 sotto il pontificato di Pio XII, con l’obiettivo di raccogliere informazioni sui prigionieri di guerra e sui rifugiati. Questa struttura operava attraverso le nunziature (ambasciate vaticane) e i legami con autorità locali in tutto il mondo. I documenti di questo periodo, declassificati nel 1972, dimostrano l’importanza del ruolo della Segreteria di Stato nella gestione delle informazioni.
Un servizio segreto “mitico”?
Secondo il celebre Simon Wiesenthal, cacciatore di criminali nazisti, quelli vaticani sono i “Servizi” migliori del mondo.
Questo servizio di raccolta informazioni è stato chiamato anche “Entità”. Ne fanno parte religiosi, ma non solo. Vi sono anche laici, e non necessariamente cittadini vaticani, anche donne sposate.
Secondo la studiosa Antonella Colonna Vilasi, l’Entità è stato parte della caduta del Muro di Berlino. Nel gennaio 1973 quando Chiesa cattolica ed Ebraismo cercavano un avvicinamento, all’aeroporto romano di Fiumicino doveva atterrare Golda Meir, primo ministro israeliano. Ebbene, fu la telefonata di un religioso, Carlo Jacobini, ad avvisare il Mossad dell’esistenza di un piano terroristico finalizzato a colpire l’aereo al momento del suo atterraggio. Attentato ovviamente sventato e che permise a cattolici ed ebrei di avviare quei contatti oggi tanto fraterni.
Negli ultimi anni lo scontro tra il Vaticano ed Amnesty International è sorto per il caso dei ‘Trentanove’, in riferimento ai religiosi polacchi che collaborarono con l’SB (i Servizi polacchi) durante il comunismo. Altre volte sono stati governi autocrati a infiltrare spie in Vaticano. Oltre alla Russia e agli stessi USA, l’ex presidente venezuelano Hugo Chaves aveva un suo agente in Vaticano per compromettere i vescovi venezuelano quando mettevano piede a Roma. I rapporti tesi con la Cina e la manipolazione dei dati riferibili all’Enciclopedia Wikipedia rientrano in queste stesse dinamiche.
Nonostante la ricca storia delle sue operazioni informative, tuttavia, il Vaticano non dispone di un servizio segreto permanente e unificato. Come osserva lo storico Yvonnick Denoël, l’importanza e il ruolo del sistema di intelligence vaticano dipendono largamente dalla personalità del pontefice e dalle sfide del tempo. Non esiste una struttura stabile e duratura come nelle grandi potenze moderne.
Perché il Vaticano ha bisogno di un servizio di intelligence?
Anche dopo la perdita dello Stato Pontificio nel XIX secolo, il Vaticano ha continuato a mantenere una visione globale, rivendicando il ruolo di guida spirituale e morale per il mondo. Per farlo, è essenziale disporre di informazioni affidabili e tempestive. La rete diplomatica delle nunziature e le relazioni con ordini religiosi in tutto il mondo permettono al Vaticano di accedere a un flusso di dati unico nel suo genere, fondamentale per le sue missioni spirituali e politiche.
La Santa Sede, all’estero, dispone, anche di una fitta rete di controspionaggio, con elementi addestrati, presso le 162 Nunziature Apostoliche, dislocate nei 5 continenti.
Non solo sul territorio viene monitorata la situazione pastorale, ma vengono anche raccolte preziose informazioni politiche, possibili cambi di governi, attività di movimenti terroristici ed ogni segnalazione viene accuratamente valutata e criptata, poi indirizzata ad un ’apposito ufficio della Segreteria di Stato vaticana. In pratica, il cardinale Pietro Parolin è, ufficialmente, anche il capo di questa utilissima rete informativa dall’estero.
Per eventuali minacce, provenienti dall’estero, c’è un eccellente rapporto di collaborazione con i servizi segreti stranieri, pronti a segnalare ogni persona sospetta, intenzionata a venire in Vaticano. C’è anche un’eccellente collaborazione dalla Guardia Svizzera, che, in borghese, affianca i nostri servizi della Gendarmeria, durante le visite del Papa.
Sicurezza interna
All’interno del Vaticano, dopo i clamorosi fatti del maggiordomo infedele di Benedetto XVI e dei documenti dello IOR, passati alla stampa dal monsignore spagnolo, la vigilanza è stata rafforzata, non solo attraverso una moltiplicazione di telecamere interne ai palazzi ed agli uffici, ma anche vigilando su alcune comunicazioni definite “delicate”.
Dal canto suo, Papa Francesco, anche prende le sue precauzioni, a mezzogiorno, nella palazzina dove abita, mangia con i suoi tre segretari alla mensa di Santa Marta, gli stessi piatti di moltissimi altri preti, mentre, di sera, nel medesimo posto, gradisce una semplice insalata e qualche dolcetto, offerto personalmente da qualche fidato monsignore.
Nel giro di qualche anno, l’apparato di sicurezza della Santa Sede, si è dotato anche di una modernissima tecnologia, compreso un sistema telematico, in grado di proteggere la privacy di tutta l’attività del Vaticano, da hackers stranieri.
Poi, l’intero perimetro del Vaticano è pattugliato da carabinieri e polizia, costituendo così un prezioso filtro contro malintenzionati.
Elementi della Gendarmeria Vaticana e delle Guardie Svizzere si sono poi formati rispettivamente presso le scuole di alta sicurezza dello GIS dei Carabinieri e dello GICO della Guardia di Finanza.
L’idea di un servizio segreto vaticano come il più antico e potente del mondo è affascinante ma, in gran parte, un mito. Tuttavia, la capacità del Vaticano di raccogliere e gestire informazioni attraverso una rete globale,
per secoli, resta indiscutibile. Questa peculiarità, radicata nella sua missione universale,
continua a rendere il Vaticano un attore unico nel panorama mondiale.