L’Italia da settembre 2022 ha una donna come Presidente del Consiglio dei Ministri. Il governo è ritornato alla coalizione di Centrodestra e i sondaggi rimangono ancora favorevoli nel consenso a Giorgia Meloni.
Alle ultime elezioni politiche Giorgia Meloni è stata premiata nella preferenza di voto grazie alla sua tenacia e coerenza nel rimanere all’opposizione, contrariamente ai suoi alleati di centrodestra poltronari del governo Draghi.
Quanto agli alleati politici, la guerra in Ucraina ha fatto precipitare i consensi di Salvini che fino all’invasione del Donbass diceva: “meglio un Putin che quattro Mattarella…”.
Il declino usque ad mortem di Berlusconi ha ulteriormente dirottato i voti dei moderati del Centrodestra verso “Fratelli d’Italia” consegnando a Giorgia la vittoria finale e il primato nella coalizione.
L’Italia si è ritrovata nel settembre 2022 con il primo Presidente del Consiglio dei Ministri donna in un momento storico i cui tempi e le sensibilità culturali erano maturi.
L’analisi dell’associazione Itanes, pubblicata per il Mulino, si intitola: «Svolta a destra?».
Il punto interrogativo, quanto mai pertinente, ha svelato nel tempo la mancanza di un vero e proprio spostamento dell’asse ideologico del Paese.
Si è trattato semplicemente del terzo idillo populista dopo la nascita delle Seconda Repubblica, su una congiuntura favorevole del Paese, illuso, disilluso, altalenante e politicamente latitante, come sempre, oggi più che mai.
Il tormentone estivo del libro del generale Roberto Vannacci, “Il mondo al contrario”, ha espresso sinteticamente i pregiudizi e le opinioni molto diffuse su omosessuali, donne e migranti benché il Ministro della Difesa ne abbia preso le distanze e lo Stato Maggiore abbia poco dopo promosso il militare aspirante scrittore ad incarico di maggior prestigio.
Le grandi promesse della campagna elettorale sono state quasi per nulla mantenute benché Giorgia avesse fatto del “siamo pronti” il suo slogan pubblicitario.
La tragedia di Cutro ha presto smorzato i toni anti-immigratori, presentando un conto salato di vittime innocenti a causa della negligenza delle autorità che hanno lasciato morire sulle coste calabre una settantina di persone, compresi bambini.
Se si gestisce un naufragio come un’operazione di polizia di frontiera, qualcuno dovrà fare un esame di coscienza e assumersi delle responsabilità.
Al termine dell’estate 2023, i numeri degli sbarchi di migranti certificavano una sostanziale assenza di controllo del fenomeno migratorio, in contraddizione con la narrazione a lungo sostenuta dalla destra: nei primi otto mesi dell’anno 2021 sono sbarcati in Italia 39.410 migranti (governo di centrosinistra Pd-Cinque stelle e poi governo Draghi), 58.521 nel 2022 (governo Draghi) e quasi il doppio, 114.526, nel 2023 con il governo Meloni.
Dopo aver cercato di limitare l’azione delle navi Ong in mare, con sanzioni e fermi amministrativi, il governo Meloni ha perfino dovuto ammorbidire la sua posizione nell’estate 2023 di fronte alla situazione fuori controllo. Partenze e sbarchi sono proseguiti e aumentate anche nella fase in cui le navi Ong non operavano, a dimostrazione che la narrativa del “pull factor” (i salvataggi incentivano le partenze) non ha mai avuto fondamento.
Quanto all’economia Giorgia Meloni ha ereditato dal governo Draghi una congiuntura economica più favorevole del previsto, se si guarda ai numeri dell’Italia, benché in rapido deterioramento.
Si era presentata come l’underdog, la sfavorita che deve stravolgere tutti i pronostici, ma ha dato in testa ai poveri: forte con i deboli e debole con ii forti.
Via sms oltre 180 mila nuclei familiari sono stati informati dall’Inps, l’istituto di previdenza, della sospensione dell’assegno, prima che gli strumenti sostitutivi fossero attivati. Le manifestazioni degli ormai ex-beneficiari del reddito di cittadinanza – soprattutto a Napoli – sono state il primo segnale della fine della luna di miele con l’elettorato.
È difficile per chi non riesce a sbarcare il lunario sentirsi dire dal Primo Ministro che dichiara un reddito annuo di oltre due milioni di euro, “la pacchia è finita”.
Giorgia Meloni, donna, madre e cristiana è riuscita a sferrare un pugno anche alla Chiesa cattolica. In un malcelato regolamento di conti o per ossessione xenofoba, ha esatto per i religiosi extra comunitari l’assistenza sanitaria obbligatoria per un costo di 2000 euro all’anno a persona contro i 345 euro precedenti.
Nel decreto la motivazione insinua ad entrate non identificabili dei religiosi, come se un seminarista dall’Africa o dall’Asia in formazione in Italia avesse la possibilità di fare guadagni.
La tassa sugli extra-profitti delle banche dovuti all’aumento dei tassi di interesse – annunciata e poi subito rivista – durante l’estate 2023 ha cambiato il clima intorno al governo nei mercati finanziari e a livello europeo.
Mentre i leader di partiti di maggioranza rimanevano all’oscuro, tutto è rimasto tale e quale e forse il mal di pancia di Fininvest e di banca Mediolanum Giorgia li ha pagati con il fuori onda guascone e fedifrago del compagno Andrea Giambruno mandato via da Mediaset e… da casa Meloni.
Nei rapporti con Bruxelles e, più in generale, in politica estera, Giorgia Meloni si è mantenuta in continuità con il passato recente con la sostanziale differenza che lei non ha la statura internazionale di Mario Draghi e neppure di Sergio Mattarella, il presidente della Repubblica che più volte è intervenuto per colmare i deficit di credibilità dell’esecutivo, sia nei rapporti bilaterali che nel posizionamento globale dell’Italia su temi di grande rilievo come la crisi climatica (negata da vari esponenti del centrodestra).
L’equilibrio tra i grandi paesi fondatori, dell’Unione Europea è stato complicato da questioni di politica domestica.
Europeista, atlantista e orbanista è la narrativa ben pirallendiana del Presidente del consiglio italiano: Uno, nessuno e centomila.
L’ostentato “Piano Mattei” è stato il tentativo di diversificazione dei fornitori territoriali di approvvigionamento energetico in idrocarburi, dopo la crisi con la Russia.
Giocoforza si è dovuto volgere lo sguardo al Maghreb e al Mediooriente che il fondatore dell’ENI aveva intuito già oltre mezzo secolo fa.
L’Italia aveva abbandonato quelle aree occupate puntualmente proprio dall’ormai nemica Russia e dalla sempre più aggressiva Turchia.
Con la benedizione della compagnia Wagner, il colpo di Stato del luglio 2023 in Niger ha aperto una crisi in un’altra area strategica per l’esecutivo, per il controllo dei flussi immigratori e del terrorismo jihadista.
Il governo Meloni ha rinnovato l’attenzione anche per i Balcani, il settimo corridoio di un tempo, con l’appoggio formale alla candidatura per l’ingresso nell’Ue della Bosnia Erzegovina e una serie di iniziative del ministro Tajani a metterci una pezza e una faccia.
Con perplessità si guarda ora alla sostenibilità dell’accordo con l’Albania per la gestione dei migranti, secondo un modello inglese sempre più messo i discussione da Londra stessa.
Giorgia Meloni, infine, nel suo primo anno di governo è riuscita ad inserire nelle posizioni apicali delle istituzioni e dei media, uomini, donne (e familiari) del suo partito, senza riuscire però a creare la sua auspicata rivoluzione culturale.
Per la prima volta nella storia mediatica del Paese, gli ascolti della RAI sono stati inferiori a quelli della concorrente Mediaset.
Giorgia Meloni governa il Paese da sola, la sua squadra di collaboratori è praticamente la stessa di quando Fratelli d’Italia aveva il 3 per cento dei voti: la premier ha affidato il tesseramento e la segreteria politica di Fratelli d’Italia, cioè la guida de facto del partito, alla sorella Arianna, che è anche moglie del ministro della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, il quale ha ambizioni da commissario europeo.
La forza di Meloni e la popolarità del suo governo hanno basi fragili e sono destinate a scemare, logorate da aspettative frustrate e dalla fatica del governo.
I sondaggi la mostrano ancora in maggioranza poiché l’opposizione PD e Movimento 5 Stelle, fino a quando rimarrà disunita, sarà punita dall’attuale legge elettorale.
D’altra parte, il progressismo estremo della Elly Schlein non intercetta l’elettorato social democratico moderato e quello di area cattolica. Quanto a Giuseppe Conte, malgrado le sue competenze, deve fare i conti con l’acerbità dei suoi gregari e un bacino elettorale significativo limitato al Mezzogiorno.
Difficilmente un italiano vorrà investire in un’alternativa di governo altrettanto poco credibile per non dover dire “stavamo meglio quando stavamo peggio”.
A Giorgia Meloni, invece, possiamo senz’altro dire che “nel regno dei ciechi, il guercio è re” con l’augurio – per tutti noi – che riprovandoci quest’anno, possa fare meglio.
Non sono,soddisfatto come cittadino. Molti proclami e poche scelte concrete di cambiamento strategico per il Paese.
Bravissima a fare il capo partito e quindi guidare l’opposizione. Guidare il Paese è un’altra cosa…
Questo primo anno è andato. Riprova, sarai più fortunata…
In vigore in Italia dagli anni Trenta, il reato di abuso d’ufficio è codificato dall’articolo 323 del codice penale e serve a punire chi approfitta del proprio incarico pubblico per avvantaggiare se stesso, o altri, o per danneggiare qualcuno. Il reato riguarda quindi i funzionari di qualunque tipo, come sindaci e amministratori, e prevede la reclusione del colpevole da uno a quattro anni. Il governo Meloni è intenzionato ad abolirlo, tramite la riforma della Giustizia proposta dal ministro Carlo Nordio. L’ennesima vergogna.