A 135 km dal confine sudanese, il campo di Zabout, situato nell’est del Ciad, rappresenta un luogo di dimenticanza per la comunità internazionale. Il responsabile ciadiano che ha autorizzato il reportage al quotidiano francese La Croix con l’Unicef ha accolto i giornalisti con un’accusa precisa: “Ci avete dimenticati”. Una pista quasi impraticabile porta al campo, rendendolo ancora più isolato e difficile da raggiungere.

Una Tragedia Umanitaria

Il campo di Zabout è stato aperto il 15 giugno per accogliere i rifugiati sudanesi in fuga dalla guerra tra le Forze di Supporto Rapido (FSR) del generale Mohamed Hamdan Dagalo e l’esercito del generale Abdel Fattah Al Burhane. Questa guerra, iniziata il 15 aprile, ha provocato l’esodo di 45.000 sudanesi verso Zabout, creando una nuova emergenza umanitaria in una regione già fragile.

Le tende blu e bianche del campo, fornite dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), ospitano principalmente donne e bambini. Mamouna, una giovane massalit di 21 anni, racconta di aver perso tutto: “Viviamo sospesi tra la vita di ieri e l’incertezza del domani”. Studente di agronomia all’università di El-Geneina, Mamouna ha dovuto fuggire quando la sua casa è stata attaccata dai djandjawids, milizie arabe responsabili di violenze e massacri.

Cronologia di un Conflitto

1.   11 aprile 2019: La destituzione del dittatore Omar El Béchir dopo 30 anni di regime autoritario.

2.   25 ottobre 2021: Colpo di stato militare guidato dai generali Al Burhane e Hemeti.

3.   15 aprile 2023: La rivalità tra i due generali degenera in conflitto armato, estendendosi al Darfur.

4.   15 ottobre 2023: Sei mesi dopo l’inizio della guerra, il conflitto ha causato oltre 9.000 morti e 5,6 milioni di sfollati e rifugiati, 410.000 dei quali in Tchad.

Le Voci delle Donne

Nel campo, le donne raccontano storie di orrori indicibili. Saloua Yakoup Ibrahim, ex giudice, descrive una vita di violenze e discriminazioni: “Le milizie djandjawids hanno preso di mira commercianti e civili, violentando ragazze e donne”. Saloua, come molte altre, ha subito la perdita di familiari e la violenza sessuale, un’arma di guerra utilizzata per terrorizzare e sottomettere le comunità non arabe.

La Vita nei Campi

Le condizioni nei campi sono disumane. Al campo di Djabal, vicino a Goz-Beïda, i rifugiati si trovano a vivere in abbandono, senza cibo né lavoro. Karima Katir, madre di sette figli, e Halimé Mahmat Abdala, madre divorziata, testimoniano la difficoltà di sopravvivere: “Non riceviamo aiuti alimentari da un mese”.

Malaz Ahmed, 14 anni, descrive la fuga dal Darfur con sua nonna e sua zia. Il loro viaggio attraverso i posti di blocco dei djandjawids è stato segnato da violenze e saccheggi. Ora vivono a Forchana, ma soffrono la fame e la mancanza di attività.

La Solidarietà tra Rifugiati

Nonostante tutto, la solidarietà è forte tra i rifugiati. Zahara Yakoub racconta come le donne si aiutino reciprocamente a sopravvivere nel campo di Adré: “Ci siamo unite per costruire le nostre capanne e condividere informazioni su come trovare lavoro e cibo”. La vita è dura, ma la speranza di un futuro migliore non si spegne.

Le storie dei rifugiati di Zabout e degli altri campi lungo il confine ciadiano ci ricordano l’urgenza di una risposta umanitaria. Le voci di queste donne devono essere ascoltate per comprendere la gravità della crisi e mobilitare gli aiuti necessari. La loro sofferenza e resilienza sono un monito a non dimenticare mai coloro che, vittime della guerra, lottano ogni giorno per sopravvivere.