L’omicidio di Sharon Verzeni, avvenuto nella notte tra il 29 e il 30 luglio 2024 a Terno d’Isola, ha sconvolto profondamente l’opinione pubblica. La giovane donna, prossima al matrimonio era intenta a guardare le stelle su una panchina non lontana da casa sua, quando è stata brutalmente accoltellata da Moussa Sangare, un uomo che si è poi rivelato un assassino senza scrupoli, già noto per comportamenti minacciosi nei confronti di altre persone. Le circostanze che hanno portato all’omicidio, nonché il profilo psicologico di Sangare, delineano un quadro inquietante.

Sangare, arrestato grazie alle telecamere di sorveglianza che lo hanno ripreso mentre fuggiva in bicicletta, e la testimonianza di due immigrati come lui, ha confessato subito dopo il crimine. Ha dichiarato di averla seguita e di averle sussurrato all’orecchio prima di accoltellarla: “Scusa per quello che sta per accadere”.

 Sharon, inerme, è stata colpita più volte alla schiena. Le sue ultime parole, secondo la confessione di Sangare, sono state un urlo di dolore e frustrazione: “Perché? Sei un codardo”.

Nonostante la violenza brutale, non è emerso un movente chiaro. Sangare stesso ha affermato di non avere un motivo preciso, se non un senso di liberazione provato dopo l’omicidio. Questa dichiarazione ha portato gli inquirenti a esplorare il suo passato, scoprendo minacce precedenti rivolte ad altre persone, mamma e sorella comprese. 

Il profilo psicologico di Moussa Sangare riflette una personalità disturbata, probabilmente incline alla violenza e al controllo. Aveva mostrato ossessioni precedenti per la violenza, e l’assassinio di Sharon potrebbe essere stato il culmine di un’escalation di comportamenti predatori. In casi come questo, spesso si parla di individui che, incapaci di gestire le loro frustrazioni o insuccessi, si lasciano andare a gesti estremi per “liberarsi” di ciò che percepiscono come un peso emotivo.

Interessante l’emulazione di Moses Ewere Osagie, 42enne di origine nigeriana che ha accoltellato la moglie in strada a Venezia con una modalità simile di cui conservava un ritaglio di giornale sul fatto di cronaca il Sangare.

La tragedia di Sharon Verzeni è una delle tante che mettono in evidenza come la mancanza di supporto per chi manifesta segni di disturbi psicologici, combinata con l’assenza di interventi preventivi, possa portare a eventi fatali. Sharon, che stava semplicemente vivendo la sua vita con serenità e prossima al matrimonio, è stata vittima di un uomo spinto da dinamiche oscure e pericolose.

La criminologa Roberta Bruzzone ha fornito un’analisi fondamentale sul profilo psicologico dell’assassino, Moussa Sangare. Secondo Bruzzone, Sharon è stata vittima di un individuo con gravi problemi psichiatrici, definito un “borderline”. Sangare avrebbe agito in modo disorganizzato, spinto da un impulso di violenza senza un bersaglio specifico: “Sharon si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato” .

La criminologa ha sottolineato che l’omicidio non è stato pianificato nei dettagli e che Sangare avrebbe potuto colpire chiunque in quel momento. La scoperta del coltello utilizzato, successivamente ritrovato, e la dinamica dell’aggressione confermano la natura impulsiva del crimine. Inoltre, Bruzzone ha rilevato che le condizioni mentali dell’assassino rappresentavano un pericolo latente, già visibile nelle denunce precedenti di comportamenti violenti rivolti ad altre persone.

Dopo sogni di sport e spettacolo, infranti dal ritorno alla realtà di disoccupazione, mancato inserimento sociale, uso di droghe e probabile condizionamento religioso ancestrale richiedente sacrifici umani, Moussa  si è spinto alla folle ricerca di una vittima. 

La vicenda di Sharon Verzeni dimostra quanto sia cruciale intervenire tempestivamente in presenza di segnali di disturbo psichiatrico, che, se trascurati, possono portare a tragedie come la sua.