Durante l’incontro del 7 settembre 2024 con i vescovi, sacerdoti, diaconi, consacrati, seminaristi e catechisti presso il Santuario di Maria Ausiliatrice a Port Moresby, Papa Francesco ha offerto un discorso che non solo celebra la storia e la missione della Chiesa, ma rappresenta anche una chiamata all’azione, fondata su tre pilastri fondamentali: il coraggio di cominciare, la bellezza di esserci e la speranza di crescere.

Il coraggio di cominciare e ripartire

Il primo concetto che il Papa ha affrontato è stato quello del “coraggio di cominciare”, sottolineando l’importanza della capacità di iniziare nuovi percorsi, anche di fronte a fallimenti e difficoltà. Ha richiamato la storia dei missionari che portarono il Vangelo in Papua Nuova Guinea, affrontando ostacoli e sfide enormi. Alcuni tentativi di evangelizzazione fallirono, ma i missionari continuarono, motivati dalla fede e dallo zelo apostolico.

Questa lezione di perseveranza è centrale nella visione del Papa per la Chiesa. Francesco ci invita a non temere i fallimenti, ma a vederli come opportunità per ripartire, convinti che la grazia di Dio ci accompagna sempre. È un richiamo forte per una società spesso focalizzata sul successo immediato, e per una Chiesa che deve continuamente confrontarsi con le sfide di un mondo in rapido cambiamento. La missione cristiana non è statica; è un continuo processo di “partenza” e “ripartenza”.

La bellezza di esserci: La gioia della comunità

Il secondo pilastro che il Papa ha voluto evidenziare è “la bellezza di esserci”, ovvero il valore intrinseco della presenza e della testimonianza quotidiana della Chiesa nel mondo. Ha utilizzato l’immagine delle conchiglie kina, simbolo di prosperità, per richiamare la bellezza di essere parte di una comunità viva, stretta attorno a Gesù.

In un’epoca dove il senso di appartenenza e comunità è spesso messo in secondo piano dalla frenesia individualistica, Papa Francesco ci ricorda che la Chiesa è, e deve essere, una casa accogliente fatta di “pietre vive”. Questo concetto è particolarmente rilevante quando parla di come trasmettere ai giovani l’entusiasmo per la missione: non attraverso tecniche particolari, ma condividendo con loro la gioia di essere Chiesa, la bellezza di vivere il Vangelo nella comunione fraterna.

Questo messaggio risuona in un contesto globale dove spesso la solitudine e l’isolamento sono in crescita. La Chiesa è chiamata a essere un luogo di incontro e di condivisione, dove la fede non è un peso, ma una fonte di luce e speranza per tutti.

La speranza di crescere: Pazienza e perseveranza

Infine, il Papa ha parlato della “speranza di crescere”, utilizzando la metafora del seme di senape, piccolo ma capace di dare vita a un grande albero. Il messaggio è chiaro: il lavoro pastorale, spesso silenzioso e apparentemente insignificante, ha un impatto duraturo e trasformativo. È un invito a non lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà, anche quando queste si presentano nei luoghi più inaspettati, come all’interno delle famiglie.

Papa Francesco ha fatto appello alla pazienza e alla perseveranza, ricordando che il vero frutto della missione non è immediato, ma si manifesta nel tempo, spesso oltre le nostre aspettative. La speranza di crescere non è un’illusione, ma una certezza fondata sulla fiducia nella grazia di Dio, che opera anche nei momenti di crisi e nelle sfide.

Vicinanza, compassione e tenerezza: Lo stile di Dio

Il Santo Padre ha inoltre ricordato tre atteggiamenti fondamentali per chiunque sia coinvolto nella missione della Chiesa: vicinanza, compassione e tenerezza. Questi tre tratti sono descritti come essenziali per un’autentica testimonianza cristiana. Senza di essi, sacerdoti, religiosi e catechisti rischiano di diventare freddi amministratori della fede, distanti dalle persone a cui sono chiamati a servire.

Il richiamo alla “vicinanza” è particolarmente significativo in un contesto come quello della Papua Nuova Guinea, dove molte persone vivono in condizioni di marginalizzazione. Il Papa ha esortato la Chiesa a essere presente nelle periferie, sia fisiche che esistenziali, per portare la luce del Vangelo a coloro che sono più emarginati e vulnerabili.

Una Chiesa in cammino, con coraggio e speranza

In definitiva, il discorso di Papa Francesco è una chiamata all’azione per la Chiesa della Papua Nuova Guinea e delle Isole Salomone, ma anche per tutta la Chiesa universale. Il coraggio di iniziare, la gioia di essere una comunità viva e la speranza nel futuro sono tre pilastri che possono guidare il cammino cristiano in un mondo complesso e spesso ostile alla fede.

Il richiamo alla “vicinanza, compassione e tenerezza” offre un modello di leadership pastorale che è in netto contrasto con la rigidità o l’indifferenza. Papa Francesco ci ricorda che essere missionari oggi significa essere disposti a stare accanto a chi soffre, con il cuore aperto e pieno di amore.

Questo discorso, ricco di immagini potenti e di lezioni profonde, rappresenta non solo un incoraggiamento, ma una sfida per tutti noi: come possiamo, nelle nostre vite quotidiane, incarnare questi valori? La risposta, come ha detto il Papa, sta nel seguire lo stile di Dio: vicinanza, compassione e tenerezza. Solo così possiamo sperare di costruire una Chiesa e un mondo più giusto e fraterno.