Parigi; Il sogno di Emmanuel Macron di rifondare le relazioni tra la Francia e l’Africa si è infranto contro la dura realtà geopolitica. Un rapporto pubblicato mercoledì 29 gennaio dalla Commissione per gli affari esteri, la difesa e le forze armate del Senato francese sancisce un verdetto inappellabile: il tentativo di ridefinire il rapporto tra Parigi e il continente africano è fallito. Il ritiro militare dal Sahel, le cacciate delle truppe francesi da diversi paesi e la crescente ostilità delle nuove leadership africane segnano un momento di declino per l’influenza francese nella regione.

Dal sogno al declino: il ridimensionamento della Francia in Africa

Quando Emmanuel Macron è stato eletto nel 2017, era visto come un leader giovane, slegato dal passato coloniale e capace di portare un nuovo slancio alle relazioni con l’Africa. A differenza dei suoi predecessori, ha puntato molto su un rapporto diretto con le nuove generazioni africane, cercando di allontanarsi dall’eredità della “Françafrique” e rafforzando i legami con paesi non francofoni come Nigeria, Kenya, Etiopia e Sudafrica.

Eppure, sette anni dopo, la realtà è ben diversa. Il ritiro delle truppe francesi dal Mali, dal Burkina Faso e dal Niger è stato un colpo devastante per la strategia di sicurezza francese in Africa. L’operazione Barkhane, costata miliardi di euro e durata otto anni, non è riuscita a fermare l’avanzata jihadista, e alla fine la Francia è stata costretta a lasciare il Sahel su richiesta delle nuove giunte militari che hanno preso il potere in questi paesi. Lo stesso è accaduto in Senegal e in Ciad, dove le forze francesi sono state bruscamente allontanate, segnando un arretramento senza precedenti dell’influenza parigina.

Arroganza e doppio standard: la Francia perde credibilità

Secondo il rapporto del Senato, uno dei principali errori di Macron è stato il metodo con cui ha gestito il ridimensionamento della presenza militare francese. La “deflazione anticipata” della presenza francese è stata decisa senza consultare adeguatamente i governi africani, lasciando l’impressione di un atteggiamento arrogante e condiscendente. Inoltre, alcune dichiarazioni di Macron, come quelle in cui criticava apertamente le classi dirigenti africane o predicava il rinnovamento delle élite politiche locali, sono state percepite come paternalistiche.

Un altro punto critico è stata l’incoerenza della Francia nei confronti dei regimi africani. Se da un lato Parigi ha condannato fermamente i colpi di stato in Mali, Burkina Faso e Niger, dall’altro ha tollerato senza problemi la successione dinastica in Ciad, dove Mahamat Déby ha ereditato il potere dal padre Idriss Déby con il benestare francese. Questo doppio standard ha alimentato l’ostilità nei confronti della Francia e ha rafforzato la narrazione anti-occidentale promossa da altri attori internazionali.

Russia e Cina: i nuovi protagonisti in Africa

Il vuoto lasciato dalla Francia è stato rapidamente colmato da altre potenze. La Russia di Vladimir Putin ha intensificato la sua presenza in Africa attraverso il gruppo Wagner, che fornisce supporto militare a diverse giunte e governi locali in cambio di accesso a risorse naturali. La Cina, da parte sua, ha consolidato la sua influenza con ingenti investimenti infrastrutturali e finanziari, presentandosi come un partner più affidabile rispetto all’Occidente.

Questa nuova competizione strategica mette la Francia in una posizione sempre più debole. Parigi non può più contare sul sostegno incondizionato dei suoi storici alleati africani e si trova a dover ripensare completamente la sua strategia nel continente.

Lezioni per il futuro: un nuovo approccio è necessario

Il rapporto del Senato francese suggerisce diverse strategie per arginare il declino dell’influenza francese in Africa. Tra queste, una diplomazia più equilibrata, meno legata all’Eliseo e al ministero della Difesa, e un miglioramento della politica dei visti, che negli ultimi anni ha creato profonde frustrazioni tra studenti, imprenditori e politici africani.

Ma la sfida più grande sarà ristabilire un rapporto autentico con le popolazioni africane. La Francia ha troppo spesso privilegiato le élite politiche locali senza rendersi conto che la maggioranza della popolazione africana ha meno di 20 anni e guarda con crescente diffidenza a Parigi. Il rischio è che il crescente sentimento anti-francese si trasformi in un’ostilità permanente, relegando la Francia a un ruolo marginale in Africa.

La fine di un’epoca per la Francia in Africa?

L’illusione di Macron di poter reinventare il rapporto tra Francia e Africa si è scontrata con una realtà complessa e in continua evoluzione. L’era in cui Parigi dettava le regole in Africa è finita. Ora la Francia deve scegliere se adattarsi ai nuovi equilibri geopolitici o rassegnarsi a un ruolo sempre più marginale nel continente.