In soli dieci giorni, ben tredici sacerdoti sono stati arrestati nei diocesi di Matagalpa e di Estelí, nel nord-ovest del Nicaragua. Questa nuova ondata di repressione contro la Chiesa cattolica è orchestrata dal regime autoritario del presidente Daniel Ortega e della sua consorte e vicepresidente, Rosario Murillo.

Le prime arrestazioni sono avvenute il 26 luglio, con il padre Frutos Valle Salmerón, amministratore del diocesi di Estelí. Il suo arresto è avvenuto poche ore dopo che la polizia aveva proibito l’ordinazione di tre diaconi prevista per il 27 luglio. Successivamente, il sacerdote, di 79 anni, è stato trasferito al seminario interdiocesano nazionale di Nostra Signora di Fatima a Managua, la capitale del paese.

Pochi giorni dopo, sono stati arrestati altri due membri del clero: i padri Ulises René Vega Matamoros e Edgard Sacasa, rispettivamente parroci delle chiese di San Ramón e San Isidro, nel diocesi di Matagalpa.

Il 2 agosto, altri otto sacerdoti e un diacono sono stati arrestati. Tra questi, il parroco Jairo Pravia e il vicario Víctor Godoy della chiesa dell’Immacolata Concezione a Sébaco, il padre Antonio López e il diacono Erwin Aguirre della parrocchia di Ciudad Darío, e il padre Raúl Villegas, parroco di Matiguás. L’ultima arrestazione, in ordine di tempo, è quella del rettore del seminario di Matagalpa, il padre Jarvin Tórrez, avvenuta il 5 agosto.

Questa è una delle più grandi ondate di repressione contro la Chiesa attuate dal regime dalla fine del 2023, quando nove sacerdoti, due seminaristi, un vicario generale e un vescovo erano stati arrestati e successivamente espulsi verso Roma il 14 gennaio. Tra loro, Monsignor Rolando Alvarez, vescovo di Matagalpa e amministratore apostolico del diocesi di Estelí, figura di spicco della contestazione al regime, era stato in detenzione dal febbraio precedente, dopo essere stato agli arresti domiciliari dall’agosto 2022. Condannato a 26 anni di prigione per “cospirazione e diffusione di false notizie”, il suo caso resta emblematico della repressione in corso.

Queste arrestazioni avvengono in un contesto di crescenti tensioni tra le autorità politiche nicaraguensi e la Chiesa cattolica. Nel marzo 2023, il Vaticano è stato costretto a chiudere la nunziatura nel paese. Secondo il collettivo Nicaragua Nunca Más, oltre 200 religiosi sono stati costretti a lasciare il Nicaragua.

L’indipendenza della Chiesa è una delle ultime voci critiche rimaste in un paese sempre più dominato dall’autoritarismo. La repressione sistematica di figure religiose non solo viola i diritti umani fondamentali, ma priva anche la società di un baluardo contro l’oppressione. Mentre la comunità internazionale osserva, è essenziale che si levino voci per condannare queste azioni e sostenere la libertà religiosa e i diritti umani in Nicaragua.