CULTURA: Nella filosofia di Edmund Husserl, arricchita dall’influenza del pensiero di Franz Brentano, il Lebenswelt o “mondo della vita” è descritto come l’orizzonte pre-riflessivo e pre-scientifico in cui tutte le nostre esperienze e conoscenze si radicano. Brentano, con la sua teoria dell’intenzionalità, ha influenzato profondamente Husserl, il quale ha sviluppato questa nozione per analizzare come il mondo viene costituito nella coscienza attraverso atti intenzionali. La fenomenologia, attraverso il metodo della epochè, offre un ritorno al Lebenswelt come fonte originaria di senso e verità. Si sottolinea anche l’importanza del mondo della vita nella costituzione dell’intersoggettività e del significato comune, suggerendo che il recupero di questo concetto possa portare ad una rigenerazione spirituale e sociale. 

Il mondo della vita occupa un posto centrale nella filosofia di Edmund Husserl, specialmente nelle sue opere mature, dove emerge come risposta alla crisi della razionalità scientifica e come fondamento di una rinnovata comprensione del sapere umano. Husserl introduce il concetto di Lebenswelt principalmente nella sua opera La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, pubblicata postuma, dove offre una diagnosi critica della situazione culturale e scientifica dell’Occidente.

Il mondo della vita, secondo il filosofo fondatore della moderna fenomenologia, è il “mondo ovvio e familiare di forme prospettiche e soggettive”, il contesto pre-riflessivo e pre-scientifico entro cui tutte le nostre esperienze e conoscenze si radicano. L’idea del Lebenswelt non è emersa dal nulla, ma è profondamente radicata nel pensiero del mentore di Husserl, Franz Brentano. Brentano, nel suo tentativo di rifondare il sapere filosofico come sapere scientifico rigoroso, sviluppò il concetto di intenzionalità, che ha influenzato direttamente Husserl. Brentano afferma: “Ogni fenomeno psichico è caratterizzato dal fatto che contiene in sé qualcosa come oggetto, anche se non nel modo in cui un oggetto è contenuto in una cosa”. Questo carattere intenzionale dei fenomeni psichici è ciò che distingue i fenomeni mentali da quelli fisici. 

L’intenzionalità è quindi la chiave per comprendere come gli atti della coscienza si riferiscono a qualcosa di diverso da se stessi, un’idea che Husserl riprenderà e svilupperà nella sua analisi fenomenologica, adottando e trasformando il concetto brentaniano di intenzionalità, facendone il fulcro della sua filosofia. Per il filosofo naturalizzato tedesco, l’intenzionalità non è solo una caratteristica degli atti della coscienza, ma è la struttura fondamentale attraverso cui il mondo viene costituito nella coscienza. Questo porta a sostenere che il Lebenswelt è costituito attraverso una rete complessa di atti intenzionali, che sono sempre diretti a qualcosa e che conferiscono significato a ciò che ci circonda. “Il mondo della vita è il terreno originario della costituzione di ogni oggettività; è il mondo pre-dato, in cui siamo già sempre immersi e che non può essere oggetto di una scienza distaccata”, scrive Husserl, sottolineando l’importanza della soggettività e dell’intenzionalità nella costituzione del mondo. 

Egli descrive il Lebenswelt come “l’orizzonte universale nel quale ogni costituzione e ogni oggettivazione è riferita a un soggetto costituente”. In altre parole, il mondo della vita è il terreno su cui si fonda ogni significato e ogni esperienza, il luogo dove il soggetto si confronta con il mondo in una maniera immediata e non mediata da teorie scientifiche o concetti astratti. Questo mondo, lungi dall’essere un prodotto della riflessione filosofica o della teoria scientifica, è dato come già presente ed evidente nella nostra esperienza quotidiana. L’influenza di Brentano è chiara anche nel modo in cui Husserl affronta la crisi della razionalità scientifica. Brentano aveva già criticato la tendenza della filosofia moderna a separare la scienza dalla vita, sostenendo che “la verità e la falsità non si situano tanto sul piano della dimensione proposizionale, ma piuttosto su quello enunciativo, cioè nel valore – nella forza illocutiva – con cui la proposizione viene espressa”. Questo richiamo alla qualità degli atti del giudizio, piuttosto che alla semplice corrispondenza tra rappresentazioni e oggetti, prepara il terreno per la critica husserliana dell’oggettivismo scientifico.

Infatti, Husserl riprende questa critica, affermando che la scienza moderna, a partire dalla rivoluzione scientifica, ha sviluppato un ideale di oggettività che si contrappone alla soggettività del mondo della vita, creando una frattura tra il mondo vissuto e il mondo rappresentato dalla scienza. Questa frattura ha portato a ciò che Husserl chiama “l’oblio del mondo della vita”ovvero la dimenticanza delle radici fenomenologiche e soggettive della conoscenza scientifica. Il risultato è una scienza che, pur essendo tecnicamente potente, perde il suo significato esistenziale per gli esseri umani, riducendo il mondo a un insieme di oggetti misurabili e calcolabili, privi di senso per la vita quotidiana. Il ritorno al Lebenswelt è fondamentale per superare questa crisi. 

Egli infatti afferma: “La sospensione fenomenologica ci riporta al mondo della vita come alla fonte di ogni significato e di ogni verità. È qui, e solo qui, che possiamo comprendere il vero significato della nostra esperienza e della nostra esistenza”. Questo ritorno è possibile attraverso il metodo della epochè o sospensione fenomenologica, che consiste nel mettere tra parentesi tutte le assunzioni della scienza naturale per tornare all’esperienza immediata del mondo così come si presenta nella coscienza. La epochè permette di riscoprire il Lebenswelt come il luogo originario del senso, in cui ogni conoscenza e ogni oggettività trovano il loro fondamento.

In tale prospettiva il mondo della vita è anche il luogo in cui si costituiscono le intersoggettività, ovvero le relazioni tra i soggetti che condividono lo stesso mondo. Nel pensiero husserliano il mondo della vita non è un mondo privato, ma un mondo intersoggettivo, condiviso e co-costituito dai soggetti che vi partecipano. “Il mondo della vita”, scrive Husserl, “è il mondo che condividiamo con gli altri, il mondo in cui le nostre esperienze si intrecciano con quelle degli altri in un tessuto comune di significati”.

Questa dimensione intersoggettiva del Lebenswelt è fondamentale anche per comprendere come si costituiscono i significati comuni e come essi vengono trasmessi e trasformati all’interno di una comunità. Il filosofo nativo di Friburgo vede nel mondo della vita non solo un fondamento epistemologico, ma anche un fondamento etico e sociale. Egli suggerisce che il recupero del Lebenswelt può portare a una rinnovata comprensione del ruolo del filosofo come “funzionario dell’umanità”, incaricato di guidare la società verso una rigenerazione spirituale. Husserl afferma che “solo riscoprendo il mondo della vita possiamo orientare la nostra vita individuale e sociale secondo il principio dell’autodeterminazione libera e razionale”. In questo senso, il Lebenswelt non è solo un concetto filosofico, ma un progetto di vita che mira a reintegrare il sapere scientifico nel contesto più ampio dell’esistenza umana. 

La riflessione husserliana ha avuto un’influenza profonda su diverse correnti filosofiche successive, tra cui l’ermeneutica, la teoria critica e l’esistenzialismo. Filosofi come Martin Heidegger, Hans-Georg Gadamer e Jürgen Habermas hanno ripreso e sviluppato il concetto di mondo della vita, sottolineando la sua importanza per la comprensione dell’esperienza umana e per la critica della modernità. Heidegger, in particolare, trasforma il concetto di Lebenswelt nella suo “essere-nel-mondo”, dove il mondo non è un semplice sfondo delle nostre azioni, ma l’orizzonte in cui l’essere si dispiega. Gadamer, dal canto suo, vede nel mondo delle idee il punto di partenza per una filosofia ermeneutica che recuperi il significato delle tradizioni culturali. Habermas,

infine, utilizza il concetto di Lebenswelt per criticare la colonizzazione della vita quotidiana da parte della razionalità strumentale, proponendo una teoria dell’azione comunicativa che restituisca centralità al mondo della vita come luogo di interazione e comprensione reciproca. In tale direzione è possibile considerare il pensiero Husserliano, arricchito dall’influenza del pensiero di Brentano, un contributo fondamentale alla filosofia del Novecento, capace di offrire una critica potente al riduzionismo scientifico che propone una visione del mondo in grado di restituire dignità e significato all’esperienza quotidiana. La sua influenza si estende ben oltre la fenomenologia, permeando molte delle correnti filosofiche e sociali contemporanee. Il ritorno al mondo della vita non è solo un compito filosofico, ma un’esigenza etica e politica, volta a recuperare un senso autentico dell’esistenza umana in un’epoca di crisi.