Le dispute internazionali, oggi, si presentano in modo molto diverso rispetto a come venivano gestite dopo la Seconda Guerra Mondiale. Sebbene i conflitti non siano mai stati assenti, nel passato si riusciva, almeno in parte, a moderarli attraverso regole internazionali e diplomazia, come avvenne durante la crisi dei missili di Cuba nel 1962, quando il mondo fu ad un passo dal conflitto nucleare tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Oggi, quella stabilità sembra essere svanita, lasciando spazio a conflitti brutali senza regole e senza il minimo tentativo di giustificare l’uso della forza.

L’evoluzione di questa dinamica è visibile in eventi storici come le guerre civili dell’ex Jugoslavia, che segnarono una svolta nella gestione dei conflitti: la comunità internazionale si rivelò incapace di arginare l’esplosione di odio etnico e religioso. Nonostante i successivi processi contro i crimini di guerra, la violenza e l’impunità in molte regioni del mondo sembrano essere tornate alla ribalta, come dimostrano i conflitti attuali a Gaza e in Ucraina, dove i crimini e i criminali di guerra sembrano sfuggire a qualsiasi forma di condanna.

Con la caduta del muro di Berlino e la dissoluzione del regime sovietico, il quadro politico mondiale ha visto anche un esaurimento ideologico della sinistra internazionale, che per anni aveva trovato coerenza nella polarizzazione della Guerra Fredda. Questo declino ha contribuito a creare un vuoto, riempito da una recrudescenza delle destre estreme e da nuove forme di autoritarismo, spesso senza una reale opposizione forte e unitaria.

Il ruolo della Dottrina Sociale della Chiesa

In questo contesto di disgregazione e violenza, il cristianesimo potrebbe giocare un ruolo cruciale nel rielaborare una risposta etica e politica ai drammi contemporanei. Tuttavia, la Dottrina Sociale della Chiesa, sebbene continui a insistere sul servizio politico per il bene comune, sembra aver messo da parte la dimensione escatologica, riducendo il “già e non ancora” a una prospettiva meramente cronologica. Questo dimentica l’importanza di considerare ogni momento della storia come un’occasione per discernere il “kairos”, ossia l’opportunità di riscoprire la presenza attiva del Regno di Dio.

Il Vangelo, in questo senso, offre una prospettiva radicale: Gesù di Nazareth rifiuta il potere politico e l’autoritarismo, non cerca di farsi re e non costruisce opposizioni partitiche per conquistare lo stato. La sua proposta è rivoluzionaria e alternativa: è un progetto di fraternità e condivisione, un Regno che, pur sembrando insignificante, è già presente nella storia umana. È questa visione che può ispirare una risposta alla brutalità dei conflitti moderni, che non mira alla conquista del potere statale, ma alla costruzione di relazioni umane basate sulla giustizia e sull’amore reciproco.

Una nuova politica basata sul pensiero di Gesù

In un mondo in cui i conflitti sembrano moltiplicarsi e le potenze imperiali riaffermano la loro volontà di dominare, l’insegnamento di Gesù appare come un invito a una politica diversa. Non una politica che cerca il potere o il controllo sugli altri, ma una che nasce dalla fraternità, dal prendersi cura l’uno dell’altro e dal riconoscere la dignità di ogni persona.

Questa visione non è un’utopia distante, ma una realtà concreta che si vive ogni giorno in molte comunità cristiane. In quelle realtà periferiche spesso invisibili, le comunità si sostengono reciprocamente in un modo che va oltre le dinamiche di potere e di controllo. È in queste esperienze quotidiane di solidarietà che possiamo intravedere i semi del Regno di Dio, un regno che si manifesta nel prendersi cura dei malati, nel sostegno ai poveri e nell’amore fraterno.

La Croce come unica vera vittoria

Di fronte alla brutalità del mondo moderno e alla crescente disillusione verso le strutture di potere, il messaggio della Croce rimane l’unica risposta. La sconfitta apparente della Croce è, paradossalmente, la vittoria definitiva contro le potenze di questo mondo. È da questo simbolo che i cristiani possono trarre ispirazione per affrontare il mondo contemporaneo, non cercando di imporre il potere, ma vivendo con coraggio la logica del Regno, che è quella dell’amore, della giustizia e della verità.

In conclusione, mentre il mondo sembra scivolare verso un’epoca di conflitti senza regole, il cristianesimo offre una visione alternativa che merita di essere riscoperta e vissuta nella quotidianità. Solo così possiamo affrontare i drammi del nostro tempo senza soccombere alla tentazione della violenza o del potere, ma rimanendo fedeli al messaggio radicale di Gesù.