Papa Francesco, ricoverato al Policlinico Gemelli, ha subito nel pomeriggio del 28 febbraio una crisi isolata di broncospasmo, un episodio che ha richiesto un intervento medico immediato. Secondo il bollettino della Sala Stampa della Santa Sede, la crisi ha causato un episodio di vomito con inalazione, con un rapido peggioramento del quadro respiratorio. Il Pontefice è stato prontamente broncoaspirato e ha iniziato la ventilazione meccanica non invasiva, rispondendo positivamente al trattamento e mostrando un miglioramento degli scambi gassosi. Nonostante ciò, la prognosi rimane riservata e le prossime 24-48 ore saranno fondamentali per valutare la sua condizione.

Il broncospasmo è una contrazione improvvisa della muscolatura dei bronchi che porta a un restringimento delle vie aeree, causando difficoltà respiratorie acute. Può essere provocato da infezioni, allergie, irritanti ambientali o condizioni preesistenti come l’asma o la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). Nel caso del Papa, l’episodio è stato isolato, ma ha comportato un deterioramento temporaneo della funzione respiratoria, aggravato dall’inalazione accidentale del vomito, un fattore di rischio per polmoniti o insufficienza respiratoria.

L’intervento immediato dei medici ha previsto la broncoaspirazione, un procedimento utilizzato per rimuovere fluidi o secrezioni dalle vie respiratorie, riducendo il rischio di infezioni e complicanze. Successivamente, il Papa è stato sottoposto a ventilazione meccanica non invasiva, una tecnica di supporto respiratorio che utilizza una maschera facciale o nasale per migliorare l’ossigenazione del sangue e l’eliminazione dell’anidride carbonica, evitando l’intubazione tracheale. Questo trattamento viene spesso utilizzato in pazienti con insufficienza respiratoria per stabilizzare la situazione senza le complicanze di un intervento più invasivo. Grazie a questa terapia, i valori di scambio gassoso del Pontefice sono tornati ai livelli precedenti alla crisi.

Nonostante la risposta positiva al trattamento, la prognosi resta riservata, il che significa che i medici non possono ancora esprimere una valutazione definitiva sull’evoluzione del quadro clinico. Questo approccio è necessario per monitorare attentamente la situazione e prevenire eventuali complicanze. Tuttavia, il fatto che Papa Francesco sia rimasto vigile e collaborativo è un segnale positivo dal punto di vista neurologico e generale.