Il mercoledì 11 dicembre, durante l’udienza generale in Piazza San Pietro, Papa Francesco ha rivolto per la prima volta un pensiero esplicito alla situazione siriana dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad, avvenuta l’8 dicembre scorso a seguito di un’offensiva rapida da parte di ribelli islamisti. Con parole dense di speranza, il Pontefice ha invitato il mondo a guardare alla Siria come a una terra che merita pace e stabilità, sottolineando la necessità di una soluzione politica inclusiva.

Un messaggio di speranza per la Siria

«Seguo con preoccupazione ciò che sta accadendo in Siria, in questo momento così delicato della sua storia», ha affermato Papa Francesco. Il suo intervento, pronunciato accanto alla tradizionale rappresentazione della Natività, ha risuonato come un appello accorato alla comunità internazionale. Il Papa ha espresso il desiderio che il paese possa trovare una «soluzione politica» che promuova l’unità e la stabilità, evitando ulteriori conflitti e divisioni.

Francesco ha poi pregato per l’intercessione della Vergine Maria affinché il popolo siriano, duramente provato da oltre tredici anni di guerra, possa vivere in pace e sicurezza nella propria terra. Ha sottolineato, inoltre, l’importanza che «le diverse religioni possano camminare insieme nell’amicizia e nel rispetto reciproco», un monito che richiama il cuore della diplomazia vaticana: il dialogo interreligioso come strumento per la costruzione della pace.

La posizione del Vaticano: prudenza e inclusività

Il Santo Padre non è stato il solo a pronunciarsi sulla situazione siriana. Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede, ha dichiarato il 10 dicembre a Milano che il Vaticano auspica un futuro politico inclusivo per il paese. «Speriamo che chi assumerà il potere sappia creare una governance aperta e rispettosa di tutti», ha detto Parolin, richiamando l’attenzione sulla protezione delle comunità cristiane, la cui presenza in Siria è stata drasticamente ridotta durante il conflitto.

La caduta del regime di Bashar al-Assad segna un punto di svolta nella guerra civile siriana, ma apre anche nuovi scenari di incertezza. I cristiani, spesso sostenitori del regime in quanto visto come protettore delle minoranze, sono stati vittime di gravi persecuzioni da parte dell’ISIS: rapimenti, distruzioni di chiese e croci, e l’assassinio di leader religiosi, come il gesuita Paolo Dall’Oglio.

Il futuro della Siria: stabilità e diritti per tutti

Le dichiarazioni del nuovo Primo Ministro siriano ad interim, Mohammad Al Bachir, promettono calma e stabilità per un paese esausto. In un’intervista ad Al-Jazira, Al Bachir ha affermato che è tempo di restituire dignità al popolo siriano, garantendo i servizi essenziali e costruendo un futuro di pace. Tuttavia, queste parole dovranno essere tradotte in fatti concreti per ricucire il tessuto sociale del paese e garantire la sicurezza delle minoranze, cristiani inclusi.

Una missione di pace a livello globale

L’appello di Papa Francesco si inserisce in un più ampio quadro di impegno per il Medio Oriente. Il suo messaggio richiama il bisogno di costruire ponti, non muri, e di promuovere il dialogo tra le diverse comunità religiose come unica via per la stabilità. La presenza di una crèche di Betlemme nella piazza vaticana, segnata dall’omissione di elementi controversi come il keffieh, rappresenta un simbolo di riconciliazione e di unità nella diversità.

A pochi giorni dal Natale, il messaggio del Papa si rivolge non solo ai siriani ma al mondo intero: ogni conflitto può trovare una soluzione pacifica se c’è la volontà di riconoscere e rispettare la dignità di ogni essere umano. Per la Siria, devastata da anni di guerra, questa speranza potrebbe essere l’inizio di una nuova pagina della sua storia.