CULTURA: L’importanza di una conoscenza classica della filosofia politica di Platone, cuore di una formazione per la politica e la polis. Nel suo insegnamento è posta la convinzione che solo la conoscenza del Bene permette di governare giustamente. Per questo la  città ideale è guidata dai filosofi, che possiedono la vera scienza delle idee. La dottrina delle idee fornisce il fondamento teorico per questa concezione, distinguendo tra realtà sensibili e intelligibili e tra opinione e scienza. Il contributo di Platone è fondamentale per la formazione dei nostri cittadini, per alimentare la migliore coscienza critica, vedendo nella filosofia la chiave per una politica giusta e virtuosa, capace di realizzare la felicità degli individui e della città.

Le problematiche complesse della nostra contemporaneità ci portano a leggere la tradizione per immaginare l’autentica innovazione politica. La possibilità di alimentare un’intelligenza integrale capace di interpretare le crisi della politica senza cadere nell’anestesia percettiva indotta dall’utilizzo non bilanciato dell’intelligenza artificiale, fa emergere l’importanza di costruire una visione d’insieme propria dello statista. Un cammino culturale che ci porta a rileggere i classici del pensiero. In tale prospettiva, Platone diede sempre priorità alla tematica politica, intendendo l’arte di governare la città – pòlis, da cui il termine «politica»-. Cercò di influire sulla vita politica fondando l’Accademia per formare i futuri governanti. Il contributo più importante che egli diede a questo scopo fu la sua stessa filosofia, stabilendo un legame indissolubile tra filosofia e politica: solo i filosofi conoscono la giustizia, il bene e la virtù, e quindi i politici devono avere una formazione filosofica. Nel suo pensiero, la filosofia è posta a condizione della politica, una politica intesa in senso etico, cioè come arte di rendere migliori, dotati di virtù, e quindi felici, gli uomini, governando nel modo migliore le città.

L’influenza di Socrate fu determinante in questo contesto. Socrate considerava la scienza come condizione della virtù e della felicità e Platone ereditò questa concezione, ritenendo che solo una vera conoscenza del bene e della giustizia possa guidare un governo giusto. In una delle sue opere, il Gorgia, Platone contrappone la filosofia alla retorica, affermando che la formazione degli uomini politici non dipende dalla retorica ma dalla vera scienza, la filosofia, che mira a produrre la virtù, ossia il sapere, in cui consiste la salute dell’anima. Nel Gorgia Platone definisce la virtù dell’anima essenzialmente come giustizia e il vizio come ingiustiziaLa giustizia è una virtù essenzialmente sociale: se la giustizia è il bene dell’uomo, l’uomo realizza il suo bene solo nei rapporti con gli altri. Perciò nella più alta visione classica, la scienza del bene è la politica, cioè la scienza della città. Il compito del buon governante è rendere migliori gli uomini, i suoi concittadini, nel senso di aiutarli a realizzare la giustizia.

Socrate, infatti, è considerato da Platone il modello del vero uomo politico. Per Platone, l’etica coincide con la politica, cioè non è concepibile un’etica senza politica, né una politica che non sia fondamentalmente etica. In un’altra importante opera “Repubblica”, in greco politèia, cioè costituzione, ovvero ordinamento della pòlis, Platone si chiede cos’è la giustizia e quando un uomo può essere considerato giusto. Utilizza l’analogia tra l’uomo e la città, sostenendo che l’uomo è una “città in piccolo” e quindi ciò che vale per l’uno vale anche per l’altra. La città nasce perché i singoli individui non sono in grado, da soli, di soddisfare tutti i propri bisogni e perciò si associano e collaborano alla realizzazione di fini comuni. Questa collaborazione si fonda sulla distribuzione dei compiti, perché ciascuno riesce a far meglio ciò a cui è più portato. Platone individua tre categorie di cittadini, ciascuna delle quali svolge un compito particolare: produttori, custodi o guerrieri, e governanti. La città funziona bene e può essere chiamata “giusta” quando ciascuna di queste tre categorie svolge bene il proprio compito.

Nella “Repubblica”, dopo aver definito la giustizia per la città e per il singolo uomo, Platone indica le condizioni per realizzarla, che riguardano anzitutto la città, dal cui bene dipende anche il bene del singolo. Queste condizioni sono essenzialmente due: l’abolizione della famiglia e l’affidamento del potere ai filosofi, intesi come i saggi, i virtuosi. Una città interamente conforme a questo modello non è realizzabile, cioè è un’utopia – dal greco ou, non, e tòpos, luogo -; essa serve però comunque come modello a cui tendere. Anche la città ideale è esposta, come l’uomo giusto, al pericolo di degenerare, e le varie possibili degenerazioni di essa sono descritte nella “Repubblica”: timocrazia, oligarchia, democrazia, e tirannide, con quest’ultima considerata la peggiore forma di degenerazione. In una terza opera, nel Politico, Platone delinea quale deve essere il perfetto uomo politico, cioè il governante della città. Egli deve essere come un abile tessitore, che sa intrecciare i diversi elementi di cui è composta la città, secondo la “giusta misura”. Un tale uomo politico ideale non ha bisogno di leggi perché la sua conoscenza del bene lo guida naturalmente verso il giusto. Platone classifica, seguendo Erodoto, i diversi tipi di costituzione, cioè di ordinamento della città, in tre buoni (monarchia, aristocrazia e democrazia) e tre cattivi (tirannide, oligarchia e democrazia). La costituzione migliore di tutte è la monarchia, perché più si avvicina al governo del buon politico, e la peggiore di tutte è la tirannide. Nelle “Leggi”, Platone si allontana dall’utopia della città perfetta a favore di una “città seconda”, un modello più realistico e governato da leggi.

La filosofia politica di Platone è strettamente legata alla sua dottrina delle idee. Le idee sono essenze universali, modelli perfetti delle realtà particolari, separate da queste e immutabili. Le idee sono conosciute dall’anima prima della nascita e la conoscenza è reminiscenza. La scienza, o epistème, ha per oggetto le idee, mentre l’opinione, o dòxa, ha per oggetto le realtà sensibili. Platone distingue tra scienza e opinione, ciascuna con due gradi. La scienza comprende la ragione -conoscenza delle immagini, delle idee- e l’intellezione – conoscenza delle idee vere e proprie-. L’opinione comprende l’immaginazione come conoscenza delle immagini delle realtà sensibili e la credenza come conoscenza delle realtà sensibili.