Il rapimento di P. Thomas Oyode, rettore del Seminario minore “Immaculate Conception” ad Agenebode, Nigeria, rappresenta l’ennesimo esempio di altruismo e dedizione pastorale. La sera del 27 ottobre 2024, durante un assalto armato, don Oyode si è offerto volontariamente in cambio della libertà di due studenti tenuti in ostaggio. Questo evento evidenzia anche un fenomeno tragicamente ricorrente: il rapimento di sacerdoti e religiosi in Nigeria.

Il fenomeno dei rapimenti in Nigeria:

Negli ultimi anni, la Nigeria è stata teatro di numerosi rapimenti di sacerdoti e religiosi, principalmente a opera di gruppi armati e bande criminali che vedono i leader religiosi come bersagli vulnerabili e “di valore” per ottenere riscatti o fare pressioni politiche. I sacerdoti e religiosi, infatti, rappresentano figure di riferimento nelle loro comunità e, spesso, la loro assenza genera angoscia e panico, rendendo la liberazione una questione prioritaria per le autorità e per la Chiesa.

Motivi del fenomeno:

IIl fenomeno dei rapimenti di sacerdoti e religiosi in Nigeria ha radici complesse e coinvolge diversi attori e motivazioni. Tra i principali responsabili figurano gruppi estremisti islamici, bande criminali e milizie locali. Questi gruppi sfruttano la vulnerabilità delle figure religiose per vari scopi:

1. Motivazioni economiche: I gruppi armati spesso cercano riscatti per finanziare le proprie attività. I rapimenti diventano un modo per generare entrate rapide, specialmente in un contesto di povertà diffusa e alta disoccupazione.

2. Obiettivi politici e intimidatori: Colpire la Chiesa serve anche come strategia per creare paura e indebolire la comunità cristiana. Gli attacchi mirano a destabilizzare il tessuto sociale e a scoraggiare l’opera della Chiesa, particolarmente in aree rurali e meno protette.

3. Persecuzione religiosa: Nelle regioni del nord, dominate da gruppi estremisti come Boko Haram e l’ISWAP (Provincia dell’Africa Occidentale dello Stato Islamico), i rapimenti fanno parte di una campagna di persecuzione contro i cristiani. Questi gruppi mirano a stabilire uno stato islamico, e rapire sacerdoti diventa un mezzo per imporre il proprio potere e intimidire i fedeli.

Precedenti e casi noti: Negli ultimi anni, si sono verificati numerosi rapimenti di sacerdoti e religiosi, spesso culminati in esiti tragici. Uno degli episodi più noti fu il rapimento di p. Michael Nnadi nel 2020, uno studente seminarista poi ucciso dai suoi sequestratori. La morte di p. Nnadi e altri casi simili hanno evidenziato quanto questi atti di violenza siano mirati non solo al guadagno economico, ma anche alla repressione della presenza cristiana in Nigeria.

Autori principali: Le organizzazioni responsabili sono prevalentemente gruppi estremisti e bande locali. Tra queste, Boko Haram e l’ISWAP sono le più attive e pericolose, conosciute per attaccare luoghi di culto e rapire membri del clero per scopi sia economici che ideologici. Tuttavia, anche bande criminali non legate a ideologie estremiste sono spesso coinvolte, spinte soprattutto da interessi economici e dalla percezione che le figure religiose possano fornire visibilità e denaro.

La debolezza dello stato di diritto e la mancanza di una risposta governativa adeguata contribuiscono a perpetuare questo fenomeno, rendendo i rapimenti una pratica diffusa e difficile da estirpare.

Riflessioni finali:

Il sacrificio di don Oyode, che ha rischiato la vita per salvare i suoi studenti, mette in evidenza il coraggio dei religiosi in Nigeria, che continuano a servire le loro comunità nonostante le minacce. Questo fenomeno pone interrogativi cruciali sul ruolo della Chiesa come “ospedale da campo” in un contesto di estrema vulnerabilità e insicurezza. L’appello alla comunità internazionale e al governo nigeriano è quello di aumentare gli sforzi per proteggere queste figure di pace e guida, prevenendo il perpetuarsi di questi tragici eventi.