L’episodio della Visitazione nel Vangelo di Luca (1, 26-56) ci offre un quadro ricco di significati spirituali e teologici. Due donne, Maria ed Elisabetta, si incontrano in un momento di gioia e rivelazione divina. Maria, informata dall’angelo Gabriele della gravidanza della sua anziana cugina, decide di recarsi da lei. Elisabetta, incinta di sei mesi di Giovanni Battista, accoglie Maria con un saluto che scatena una reazione straordinaria nel bambino che porta in grembo.

Una gioia profetica

L’evangelista Luca sottolinea un dettaglio significativo: appena Maria saluta Elisabetta, il bambino nel grembo di Elisabetta sussulta di gioia. Questo movimento, più che un semplice segno di vita fetale, è carico di simbolismo. Giovanni Battista, nel grembo di sua madre, reagisce con una gioia profetica alla presenza di Gesù, ancora non nato. Questa scena ricorda un altro incontro biblico, quello tra Davide e l’Arca dell’Alleanza (2 Samuele 6, 2-11), dove Davide, in presenza dell’Arca, esulta di gioia. Qui, Maria è assimilata all’Arca dell’Alleanza, portando in sé la presenza divina incarnata.

Lo Spirito Santo all’opera

Elisabetta, “piena di Spirito Santo”, esclama a gran voce, riconoscendo Maria come “la madre del mio Signore”. Le sue parole, impregnate di Spirito, conferiscono all’incontro una dimensione sacra. Proclama la beatitudine di Maria, sottolineando la sua fede incrollabile: “Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”. Questo riconoscimento della fede di Maria è centrale nella teologia lucana, posizionando Maria come il modello perfetto di fede e fiducia in Dio.

Un incontro esemplare

La Visitazione è più di un semplice incontro tra due donne incinte; è il prototipo di ogni incontro autentico, uno scambio in cui la presenza divina è riconosciuta e celebrata. Questa scena ci invita a una contemplazione profonda. Ci ricorda che la nostra vocazione è di portare reciprocamente la Buona Novella, annunciando che Dio, in Gesù, ha stabilito la sua dimora tra noi.

Perché ciò sia possibile, è cruciale aprirsi allo Spirito Santo e alla sua misteriosa fecondità. Seguire l’esempio di Maria ed Elisabetta significa credere nella capacità di Dio di compiere meraviglie nelle nostre vite. Significa vivere nell’attesa e nel riconoscimento della sua presenza operante, un’esperienza che può riempirci della stessa gioia profonda provata da Giovanni Battista.

La Visitazione è una festa di fede, di gioia e di riconoscimento della presenza divina. Ci invita a vivere i nostri incontri umani con un’apertura spirituale, ad essere attenti ai bisogni degli altri e a celebrare la gioia di un cuore aperto al progetto di Dio. Contemplando questa scena, siamo incoraggiati ad accogliere la fecondità dello Spirito nelle nostre vite e a condividere la Buona Novella con un entusiasmo rinnovato.