El Fasher, Darfur – Oscurata dai combattimenti in Ucraina e Gaza, la brutale guerra civile del Sudan si è diffusa per mesi in tutta la regione occidentale del Darfur, dove le atrocità sono state impresse nella coscienza internazionale vent’anni fa. Ora l’attenzione globale sta iniziando a concentrarsi sull’assedio di El Fasher, una città del Darfur settentrionale, dove la violenza caotica ha alimentato i timori di un altro massacro etnico e persino di genocidio.
Un rischio di pulizia etnica
La battaglia per la città di El Fasher, capitale del Darfur settentrionale, potrebbe aver reso la guerra troppo grande per essere ignorata. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in un voto quasi unanime, ha chiesto la fine dell’assedio lì. Mentre le forze ostili si avvicinano alla città, un’analisi delle immagini satellitari e dei video del New York Times ha rivelato che migliaia di case sono state rase al suolo e decine di migliaia di persone costrette a fuggire.
Un massacro minaccia il Darfur
Il Darfur, la regione del Sudan un tempo sinonimo di genocidio, potrebbe essere sull’orlo di un nuovo capitolo dell’orrore. I combattenti, parte di un gruppo paramilitare noto come Forze di Supporto Rapido (RSF), sono successori delle milizie Janjaweed che una volta brutalizzavano i civili. Dati i resoconti di un massacro in un’altra città lo scorso autunno, molti temono il peggio.
Se la città cadesse, quello che era stato in gran parte uno scontro militare potrebbe precipitare in massacri etnici, come la violenza che il Darfur ha subito nei primi anni 2000, quando i Janjaweed, di origine araba, si scontrarono con gli africani etnici. Le Nazioni Unite stimano che 300.000 persone furono uccise nel genocidio.
“La situazione oggi porta tutti i segni del rischio di genocidio”, ha dichiarato Alice Wairimu Nderitu, il principale funzionario delle Nazioni Unite sulla prevenzione del genocidio.
Il cibo si cta esaurendo
I combattenti, impegnati in una guerra civile contro i soldati del governo sudanese, hanno preso il controllo dell’autostrada principale, interrompendo in gran parte l’approvvigionamento di cibo non solo a El Fasher, ma anche in una regione già alle prese con la carestia. In un campo di sfollati, un bambino è morto di malnutrizione ogni due ore, hanno detto i medici.
Anche le cure mediche scarseggiano, con gli ospedali costretti a chiudere di fronte ai combattimenti incessanti.
I paradisi sono scarsi
Temendo la violenza, molti residenti hanno camminato fino a 180 miglia in cerca di sicurezza. Ma la strada è piena di pericoli: le temperature raggiungono più di 120 gradi Fahrenheit (circa 49 gradi Celsius), e molte donne riferiscono di essere state aggredite sessualmente lungo il percorso. Anche quando le persone arrivano a destinazione, spesso scoprono che anche lì scarseggiano cibo e medicine.
Guardare gli arrivi è “veramente straziante”, ha detto un medico nel Darfur orientale.
La Corte Penale Internazionale sta guardando
La Corte Penale Internazionale (ICC), che ha presentato accuse contro funzionari sudanesi dopo il genocidio due decenni fa, afferma che sta esaminando attentamente per determinare cosa sta succedendo ora. Il tribunale dell’Aia ha emesso un appello per prove di atrocità. Alcuni dei combattenti delle forze di supporto rapido stanno rendendo questo lavoro più facile, registrando e pubblicando sui social media i video delle loro atrocità, tra cui la demolizione delle case e il maltrattamento dei civili.
Un futuro incerto
Mentre il mondo inizia finalmente a rivolgere lo sguardo verso El Fasher, la speranza è che la pressione internazionale possa prevenire un altro genocidio. Ma con la città assediata e le risorse in esaurimento, il tempo sta scadendo per gli abitanti del Darfur.