Ripartire dalla Carta delle Transdisciplinarità
La tutela dell’ambiente non può ritenersi propriamente “una materia”, essendo invece l’ambiente da considerarsi come “un valore” costituzionalmente protetto. Uno sviluppo dell’attuale costruzione giuridica capace di elevare l’ecologia integrale a valore costituzionale, capovolge una regola che disciplinava in passato gli interventi sull’ambiente, secondo la quale l’uomo era titolare di un diritto ad intervenire, che poteva subire limitazioni in presenza della prova del danneggiamento o del pericolo per l’ambiente deviante dall’opera intrapresa; oggi chi interviene sull’ambiente deve fornire un’adeguata giustificazione della sua azione[1].
Tuttavia ciò è ancora insufficiente. Nel merito, il primo grave vulnus riguarda la posizione del singolo individuo che non ha consapevolezza del suo diritto di cittadinanza ecologica. Infatti affinché la norma giuridica produca effetti rilevanti e duraturi è necessario che la maggior parte dei membri della società l’abbia accettata a partire da motivazioni adeguate, e reagisca secondo una trasformazione personale[2]. Inoltre, l’attuale anestesia percettiva riguarda anche il legislatore e il diritto positivo. Ogni persona è titolare di un diritto all’ambiente che deve avere completa tutela giuridica e risarcitoria. Una rilettura costituzionalmente orientata al valore sociale dell’ecologia integrale eleva il diritto del singolo abitante della nostra casa comune a diritto garantito, tutelabile anche in via giudiziaria. La piattaforma dell’ ambiente integrale dove prevale l’approccio eucratico, apre le porte di una nuova forma di tutela diretta della casa comune, un diritto alla tutela immediata del bene di tutti gli uomini e di tutto l’uomo, nel sentiero della coesistenza tra diritto soggettivo ed interesse legittimo.
L’ambiente integrale fa contemporaneamente capo al singolo e all’intera collettività e quindi la tutela dell’interesse individuale e dell’interesse collettivo coincidono[3].
Conseguentemente, l’ambiente appartiene all’individuo “singolarmente e collettivamente”; la connessione tra interesse del singolo e interesse della collettività è inscindibile e la tutela è diretta perché l’ambiente integrale è protetto come interesse singolo, individuale e collettivo allo stesso tempo[4].
In tale prospettiva appare necessario adottare la logica del terzo escluso e osservare l’ambiente nel quale si manifestano le azioni, analizzando se vengono tenute in opportuna considerazione anche altre prospettive di osservazione, influenze e interconnessioni che superino le barriere del sistema chiuso e lo trasformino in un sistema aperto.
In tale dinamica è cruciale ripartire dalla Carta della Transdisciplinarità, redatta da Basarab Nicolescu, Edgar Morin e Lima De Freitas, adottata dai partecipanti al Primo Congresso Mondiale della Transdisciplinarità del 1994 nel Convento di Arràbida
Preambolo
Tenendo presente che l’attuale proliferazione delle discipline accademiche e non accademiche conduce ad una crescita esponenziale del sapere, cosa che rende impossibile lo sguardo globale dell’essere umano; tenendo presente che solo una intelligenza che spieghi la dimensione planetaria dei conflitti attuali potrà fronteggiare la complessità del nostro mondo e la sfida contemporanea di autodistruzione materiale e spirituale della nostra specie;
tenendo presente che la vita è pesantemente minacciata dalla scienza tecnica trionfante, che non obbedisce che alla temibile logica della efficienza per l’efficienza;
tenendo presente che la rottura odierna fra sapere sempre più accumulatesi e un essere interiore sempre più impoverito conduce alla crescita di un nuovo oscurantismo, le cui conseguenze sul piano individuale e sociale sono incalcolabili;
tenendo presente che la crescita dei saperi, senza precedenti nella storia, accresce la disuguaglianza tra coloro che li possiedono e quelli che ne sono sprovvisti, dando così luogo a disuguaglianze crescenti sia all’interno dei popoli che tra le nazioni sul nostro pianeta;
tenendo presente al tempo stesso che tutte le sfide enunciate hanno la loro contropartita di speranza e che la crescita straordinaria dei saperi può condurre, a lungo termine, ad una mutazione paragonabile al passaggio dagli ominidi alla specie umana;
tutto ciò considerato, i partecipanti al Primo Congresso Mondiale di Transdisciplinarità (Convento di Arrabida, Portogallo, 2-7 novembre 1994) adottano la presente Carta, intesa come un insieme di principi fondamentali della Comunità degli studiosi transdisciplinari, costitutiva di un contratto morale che tutti i firmatari di essa Carta fanno con se stessi, esclusa ogni costrizione giuridica e istituzionale.
Articolo 1: Ogni tentativo di ridurre il concetto di essere umano ad una mera definizione e di considerarlo una pura struttura formale, qualunque essa sia, è incompatibile con la visione transdisciplinare.
Articolo 2: L’accettazione dell’esistenza di differenti livelli di Realtà, retti con logiche differenti, è inerente all’attitudine transdisciplinare. Ogni tentativo di ridurre la Realtà ad un solo livello, governato da una sola logica, non trova posto nel campo della transdisciplinarità.
Articolo 3: La transdisciplinarità è complementare all’approccio disciplinare; essa fa emergere dal confronto delle discipline l’esistenza di nuovi dati, che fanno giunzione o snodo fra le discipline stesse; essa ci offre una nuova visione della Natura e della Realtà. La transdisciplinarità non cerca il dominio fra più discipline, ma l’apertura delle discipline a ciò che le accomuna e a ciò che le supera.
Articolo 4: La chiave di volta della transdisciplinarità risiede nella unificazione semantica ed operativa della accezioni di accomunamento e di superamento. Essa presuppone una razionalità aperta, per volgere un nuovo sguardo alla relatività delle nozioni di “definizione” e di “oggettività”. Il formalismo eccessivo, la rigidità delle definizioni e l’assolutizzazione della oggettività comportano infatti l’esclusione del soggetto ed impoveriscono il rapporto col conosciuto.
Articolo 5: La visione transdisciplinare è decisamente aperta, nella misura in cui essa supera il campo delle scienza esatte, per spingerle al dialogo e alla riconciliazione, non solo con le scienza umane ma anche con l’arte, la letteratura, la poesia e l’esperienza interiore.
Articolo 6: In relazione alla interdisciplinarità e alla multidisciplinarità, la transdisciplinarità è multireferenziale e multi-dimensionale. Pur tenendo conto delle concezioni del tempo e di Storia, la transdisciplinarità non esclude l’esistenza di un orizzonte trans-storico.
Articolo 7: La transidisciplinarità non costituisce né una nuova religione, né una nuova filosofia, né una nuova metafisica, né una scienza delle scienze.
Articolo 8: La dignità dell’essere umano è anch’essa di ordine cosmico planetario. L’apparizione dell’essere umano sulla Terra è una delle tappe della Storia dell’Universo. Riconoscere la Terra come patria è uno degli imperativi della transdisciplinarità. Ogni universo umano ha diritto ad una nazionalità ma, come abitante della Terra, egli è al tempo stesso un essere transnazionale. Il riconoscimento, da parte del diritto internazionale della doppia appartenenza – ad una nazione alla Terra- costituisce uno degli scopi della ricerca transdisciplinare.
Articolo 9: La transdisciplinarità conduce ad una attitudine aperta nei riguardi dei miti e delle Religioni e di coloro che li rispettano con uno spirito transdisciplinare.
Articolo 10: Non c’è un ambiente culturale privilegiato rispetto agli altri. L’approccio transdisciplinare stesso è anch’esso transculturale.
Articolo 11: Una educazione autentica non può privilegiare l’astrazione, come strumento di conoscenza, rispetto ad altri. Essa deve insegnare a contestualizzare, concretizzare e globalizzare. L’educazione transdisciplinare rivaluta il ruolo dell’intuizione, dell’immaginazione, della sensibilità e del corpo nella trasmissione delle conoscenze.
Articolo 12: L’elaborazione di una economia transdisciplinare è fondata sul postulato che l’economia deve essere al servizio dell’essere umano e non il contrario.
Articolo 13: L’etica transdisciplinare ricusa ogni atteggiamento contrario al dialogo e alla discussione, qualunque sia la sua origine (di ordine ideologico, scientista, religioso, economico, filosofico). Il sapere condiviso dovrebbe condurre ad una comprensione comune, fondata sul rispetto assoluto degli altri, uniti dalla vita comune sulla unica e stessa Terra.
Articolo 14: Rigore, apertura e tolleranza sono le caratteristiche fondamentali dell’attitudine e della visione transdisciplinare. Il rigore nella argomentazione che tiene conto di tutti i dati è la barriera a fronte di possibili derive. L’apertura comporta l’accettazione dello sconosciuto, dell’inatteso e dell’imprevedibile. La tolleranza è il riconoscimento del diritto a professare idee e verità contrarie alle nostre.
Articolo finale: La presente Carta delle Transdisciplinarità è adottata dai partecipanti al Primo Congresso Mondiale della Transdisciplinarità, e non si rifà ad alcuna altra autorità che quella dell’opera e dell’attività di questi ultimi. Seguendo le procedure che saranno definite in accordo con le persone che seguono, in tutti i Paesi, l’idea di transdisciplinarità, la Carta è aperta alla sottoscrizione di tutte le persone interessate alla realizzazione progressiva di misure di ordine nazionale, internazionale e transnazionale tese all’applicazione di questi articoli nella attività di ogni giorno.
Convento di Arràbida, 6 novembre 1994
Fonte https://ciret-transdisciplinarity.org/chart.php
[1] F.Caringella., Studi di diritto civile. Giuffè 2005 p.421
[2] Laudato si 211
[3] E. Leccese., Danno all’ambiente e danno alla persona. Francoangeli p.152
[4] Corte Cost.,28 maggio 1987,n.210, cit.