Il Venezuela si avvicina a uno dei momenti più cruciali della sua storia recente. Dopo sei mesi di caos politico, accuse di frode e repressioni, il paese è intrappolato in una crisi che culminerà il 10 gennaio, giorno dell’insediamento presidenziale. Nicolás Maduro, dichiarato vincitore delle elezioni del 28 luglio 2024, affronta la sfida di un’opposizione decisa a reclamare una vittoria che considera propria. La tensione ha ormai raggiunto livelli insostenibili.

Elezioni contestate e il dramma della frode

La notte del 28 luglio 2024, Maduro viene proclamato vincitore dal Consiglio Nazionale Elettorale (CNE), presieduto da Elvis Amoroso, un alleato fedele del regime. Tuttavia, il rifiuto di mostrare i verbali di voto e le irregolarità segnalate dagli osservatori internazionali scatenano un’ondata di proteste in tutto il paese.

Le accuse di frode si sommano al malcontento popolare, trasformando le piazze venezuelane in scenari di violenti scontri. Statue di Hugo Chávez vengono abbattute, simboli del chavismo vandalizzati e migliaia di persone arrestate. La repressione, la più feroce degli ultimi decenni, colpisce non solo i manifestanti, ma anche chi critica il regime sui social media.

Edmundo González Urrutia: L’anti-Maduro

Edmundo González Urrutia, il candidato dell’opposizione, emerge come il simbolo della resistenza. A 74 anni, accetta la candidatura su invito di María Corina Machado, un’altra figura chiave dell’opposizione. Nonostante le minacce, González Urrutia si rifiuta di cedere, portando avanti la battaglia politica anche dall’esilio.

Dopo essere stato costretto a rifugiarsi prima nell’ambasciata dei Paesi Bassi e poi in quella spagnola, González Urrutia dichiara di voler tornare a Caracas per reclamare il suo posto come presidente eletto. La sua determinazione galvanizza l’opposizione, ma espone lui e la sua famiglia a ulteriori rischi.

Repressione e Strategia di Sopravvivenza di Maduro

Di fronte alla crescente pressione internazionale e al rischio di perdere il controllo interno, Maduro rafforza il suo regime con azioni drastiche:

Purghe militari e politiche: Generali sospettati di tradimento vengono sostituiti, mentre Diosdado Cabello, noto per la sua durezza, riceve pieni poteri sulle forze di sicurezza.

Repressione capillare: Arresti, controlli stradali e requisizioni si moltiplicano in tutto il paese. Una ricompensa di 100.000 dollari viene offerta per informazioni su González Urrutia, ora considerato un fuorilegge.

Leggi repressive: Nuove norme consentono di perseguire gli oppositori con discrezionalità, dimostrando che il regime è disposto a tutto per mantenere il potere.

Il ruolo della comunità internazionale

Le elezioni venezuelane hanno attirato l’attenzione mondiale. Gli Stati Uniti e l’Organizzazione degli Stati Americani (OAS) hanno dichiarato illegittimo il processo elettorale, mentre il Centro Carter ha pubblicato verbali che danno González Urrutia come vincitore con il doppio dei voti di Maduro.

Nonostante il sostegno a González Urrutia, i leader di sinistra di Messico, Brasile e Colombia hanno cercato di mediare tra le parti, senza successo. La mancata inclusione del Venezuela nei BRICS a ottobre è un segnale dell’isolamento internazionale del regime chavista.

Verso il 10 Gennaio: La prova decisiva

Il 10 gennaio 2025 si preannuncia come una giornata decisiva. González Urrutia ha promesso di tornare a Caracas e di entrare nel Palazzo di Miraflores, sfidando apertamente il regime. Maduro, da parte sua, ha intensificato i controlli e mobilitato le forze armate, pronto a tutto pur di evitare che l’opposizione prenda il potere.

Le strade di Caracas sono in stato di assedio. Mentre le tensioni crescono, i venezuelani attendono con il fiato sospeso. Il paese, già devastato da anni di crisi economica e sociale, rischia di precipitare in un conflitto aperto.

Il Venezuela si trova a un bivio. Da un lato, un regime che si aggrappa al potere con ogni mezzo; dall’altro, un’opposizione che lotta per ristabilire la democrazia. Il destino del paese non dipenderà solo dagli eventi del 10 gennaio, ma anche dalla capacità dei suoi leader di evitare che il conflitto si trasformi in una guerra civile. La comunità internazionale, nel frattempo, osserva attentamente, consapevole che il futuro del Venezuela avrà ripercussioni ben oltre i suoi confini.