I numeri parlano chiaro: gli sbarchi di migranti sulle coste italiane sono aumentati del 133% rispetto allo scorso anno. Eppure, il governo continua a presentare la propria politica sull’immigrazione come un successo, nonostante i fatti raccontino un’altra storia. Giorgia Meloni e i suoi ministri si trovano ora in una contraddizione evidente: avevano promesso il “blocco navale” e una drastica riduzione degli arrivi, ma i dati dicono esattamente il contrario.
Questa situazione solleva interrogativi importanti: perché il governo continua a dipingere una realtà diversa? E perché le misure adottate finora non stanno funzionando?
Il fallimento di una strategia inefficace
Dall’insediamento del governo Meloni, l’immigrazione è stata uno dei temi centrali della propaganda. La promessa era chiara: fermare gli sbarchi e controllare le frontiere con mano dura.
Tuttavia, i numeri dimostrano che la strategia adottata non ha prodotto alcun effetto positivo. Il governo ha puntato su:
• Accordi con Paesi terzi, come la Tunisia, per ridurre le partenze. Ma l’instabilità politica e la crisi economica in Nord Africa hanno reso inefficace qualsiasi intesa.
• Il “Piano Mattei” per l’Africa, che doveva affrontare le cause profonde della migrazione, ma che al momento è poco più di un annuncio senza risorse reali.
• Centri di detenzione in Albania, un progetto che non ha ancora prodotto risultati concreti, ma che è stato presentato come una svolta.
Nel frattempo, le partenze dal Nord Africa continuano ad aumentare, smentendo la narrazione del governo.
Il paradosso del “blocco navale” mai attuato
Una delle promesse simbolo della campagna elettorale di Meloni era il “blocco navale”, un’espressione che evocava un’azione drastica per fermare le partenze. In realtà, questa misura è sempre stata impraticabile, sia dal punto di vista del diritto internazionale sia per la logistica necessaria a renderla operativa.
Dopo l’insediamento, il governo ha abbandonato il concetto di blocco navale, puntando invece su accordi con regimi autoritari per fermare i migranti prima che raggiungano le coste italiane. Il problema è che questa strategia non ha funzionato, perché non tiene conto delle reali dinamiche della migrazione:
• I migranti scappano da guerre, persecuzioni e crisi economiche. Non bastano soldi dati a dittatori per fermarli.
• Le organizzazioni criminali che gestiscono i viaggi sanno adattarsi rapidamente alle nuove misure di controllo.
• I flussi migratori sono influenzati da fattori strutturali, come la crisi climatica e i conflitti in Africa e Medio Oriente.
Il risultato? Gli sbarchi sono aumentati, e il governo si trova ora con una narrativa che non regge più.
Centri in Albania: propaganda senza risultati
Un altro elemento chiave della strategia di Meloni è stata la costruzione di due centri per migranti in Albania, presentati come una soluzione innovativa. Tuttavia, a oggi nessun migrante è stato effettivamente trattenuto lì in modo permanente.
• Alcuni tribunali italiani hanno bloccato il trasferimento di migranti in Albania per questioni legali.
• Il primo gruppo di migranti inviato nei centri è composto da appena 49 persone, un numero ridicolo rispetto ai flussi effettivi.
• L’Albania stessa potrebbe rivedere l’accordo, rendendo il progetto ancora più fragile.
Questa iniziativa sembra più un’operazione di marketing politico che una soluzione reale. Il governo ha venduto agli elettori l’idea di deportare migranti in Albania, ma nei fatti il piano è ancora in fase sperimentale e non ha alcun impatto concreto sulla gestione dell’immigrazione.
Una politica costruita sulla propaganda
La realtà è che il governo sta usando l’immigrazione più come strumento di propaganda che come una questione da risolvere con serietà. Le parole di Meloni e dei suoi ministri sono spesso mirate a colpire l’elettorato più sensibile al tema della sicurezza e dell’identità nazionale, ma non corrispondono ai dati reali.
• Si parla di “lotta all’immigrazione illegale”, ma gli sbarchi aumentano.
• Si promuovono “soluzioni innovative”, ma i centri in Albania restano vuoti.
• Si cercano colpevoli esterni (ONG, Unione Europea, governi precedenti), ma il governo non ha ancora proposto una politica migratoria efficace.
Questa strategia può funzionare a livello comunicativo per un po’, ma prima o poi i cittadini si accorgeranno che il problema non è stato risolto, e che le promesse fatte non sono state mantenute.
Qual è la vera soluzione?
Se il governo vuole davvero affrontare il tema dell’immigrazione con serietà, dovrebbe abbandonare la retorica propagandistica e concentrarsi su misure concrete e realizzabili.
Ecco alcune possibili alternative:
1. Creare veri canali di immigrazione regolare, per ridurre i viaggi irregolari e il business dei trafficanti.
2. Investire in un sistema di accoglienza e integrazione efficiente, invece di puntare solo su misure repressive.
3. Lavorare con l’UE per un sistema di ricollocamento efficace, che distribuisca equamente i migranti tra i Paesi membri.
4. Affrontare le cause profonde delle migrazioni con un vero piano di cooperazione in Africa, dotato di risorse adeguate.
Finché il governo continuerà a trattare la questione come un problema da strumentalizzare per fini elettorali, gli sbarchi continueranno ad aumentare e il fallimento sarà sempre più evidente.
Le cifre parlano chiaro. Ora il governo deve smettere di negare la realtà e iniziare a fare i conti con i fatti.