Ieri è stato esecutato a morte in Alabama il primo uomo col metodo dell’ipossia di azoto. Esperti ONU lo considera una tortura. La dottrina cattolica non giustifica più la pena di morte.
«L’Alabama ha fatto fare al mondo un passo indietro».
Sono queste le parole di Kenneth Smith, primo condannato a morte per ipossia da azoto.
Dopo l’esecuzione Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, ha dichiarato: «Premesso che nessun metodo di esecuzione è indolore o incruento, qui è stato raggiunto un livello peggiore. Smith è stato una cavia su cui è stato testato un nuovo metodo che, inspiegabilmente, la Corte suprema non ha considerato incostituzionale ai sensi dell’Ottavo emendamento, che vieta le pene crudeli. Pompare azoto per molti minuti per togliere ossigeno è una cosa terribile, una sofferenza atroce. Sembra quasi che la Corte abbia deciso di vedere come andava a finire con Smith per poi, eventualmente, vietare esecuzioni successive. Un esperimento nell’esperimento, dunque».
Il caso di quest’uomo è stato davvero singolare perché era già stato sottoposto ad iniezione letale senza successo. Legato al letto del supplizio per 14 ore i boia non trovarono una vena adatta.
L’Alabama ha introdotto il metodo dell’ipossia da azoto nel 2018, così come Oklahoma e Mississippi.
Gli scienziati hanno preso la parola contro questa pratica, hanno letto la procedura e hanno confermato che si tratta di un metodo di esecuzione crudele.
Del resto, non viene usato neanche per abbattere gli animali. Ma per le autorità dell’Alabama «è andato tutto bene».
Kenneth Eugene Smith «giustiziato» a 58 anni per un omicidio su commissione all’età di 23 anni.
Con un complice accettò per mille dollari di accoltellare la moglie di un pastore evangelico su mandato del marito stesso che una settimana dopo si suicidò.
L’immaturità giovanile, la penuria economico-sociale, i lunghi anni di carcere e la logorante attesa del supplizio già intentato con altro metodo, non hanno piegato l’inclemenza della corte.
Da un punto di vista morale, infatti, la dottrina cristiana giustificava la pena di morte, non per placare lo spirito di vendetta delle vittime o compensare la morte con la morte, quanto con l’impedire al criminale di perpetrare atti nocivi alla società.
Era, in sostanza, una forma di legittima difesa pubblica come estremo rimedio di profili criminogeni pericolosi e recidivi.
Papa Francesco ha approvato con un Rescritto la nuova redazione del n. 2267 del Catechismo della Chiesa Cattolica relativo alla pena di morte. Il nuovo testo è il seguente:
«Per molto tempo il ricorso alla pena di morte da parte della legittima autorità, dopo un processo regolare, fu ritenuta una risposta adeguata alla gravità di alcuni delitti e un mezzo accettabile, anche se estremo, per la tutela del bene comune. Oggi è sempre più viva la consapevolezza che la dignità della persona non viene perduta neanche dopo aver commesso crimini gravissimi. Inoltre, si è diffusa una nuova comprensione del senso delle sanzioni penali da parte dello Stato. Infine, sono stati messi a punto sistemi di detenzione più efficaci, che garantiscono la doverosa difesa dei cittadini, ma, allo stesso tempo, non tolgono al reo in modo definitivo la possibilità di redimersi. Pertanto, la Chiesa insegna, alla luce del Vangelo, che “la pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona”, e si impegna con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo».
S. Giovanni Paolo II, ancor prima, annoverava tra i segni di speranza di una nuova civiltà della vita «la sempre più diffusa avversione dell’opinione pubblica alla pena di morte».
Papa Wojtyla nel Messaggio natalizio del 1998 aveva auspicato «nel mondo il consenso nei confronti di misure urgenti ed adeguate … per bandire la pena di morte».
Il mese successivo, negli Stati Uniti, egli ripeteva: «Un segno di speranza è costituito dal crescente riconoscimento che la dignità della vita umana non deve mai essere negata, nemmeno a chi ha fatto del male. La società moderna possiede gli strumenti per proteggersi senza negare in modo definitivo ai criminali la possibilità di ravvedersi. Rinnovo l’appello lanciato a Natale, affinché si decida di abolire la pena di morte, che è crudele e inutile».
“La spinta ad impegnarsi per l’abolizione della pena di morte è continuata” con Benedetto XVI che ha richiamato «l’attenzione dei responsabili della società sulla necessità di fare tutto il possibile per giungere all’eliminazione della pena capitale».
Con l’esecuzione di Kenneth Smith in Alabama, le lancette dell’orologio delle conquiste umane sono tornate indietro.